
Un tempo, bastava fare una passeggiata in un prato per vedere farfalle ovunque: leggere, eleganti, indaffarate a svolazzare da un fiore all’altro come se fossero le VIP della natura (non diciamo regine, perché le api potrebbero prenderla male). Oggi la situazione è cambiata, e questi insetti stanno diventando quasi una rarità: è come se avessero ricevuto un invito a una festa segreta e ci avessero lasciati qui, soli, a chiederci dove siano finite.
No, non è un’impressione: negli ultimi vent’anni, le popolazioni di farfalle negli Stati Uniti sono diminuite del 22%. Alcune specie hanno perso oltre il 90% come illustra un recente studio coordinato da Collin Edwards della Washington State University e pubblicato su Science. Da qui emerge anche che la perdita delle farfalle non è un’anomalia locale ma un problema diffuso, che sta trasformando gli equilibri naturali e che a lungo termine diventa un pericolo anche per molte altre specie, visto che è la biodiversità a mantenere in equilibrio il nostro pianeta.
Il ruolo degli insetti negli ecosistemi
Chiunque abbia mai provato a ignorare una zanzara in una stanza sa bene che gli insetti possono essere fastidiosi, ma la maggior parte di loro svolge ruoli fondamentali per la biodiversità. Gli insetti impollinano la maggior parte delle piante da fiore, permettendo la produzione di frutta, verdura e persino del cacao (sì, senza insetti non ci sarebbe il cioccolato), e possono essere anche decompositori, cioè trasformare la materia organica in nutrienti essenziali per il suolo. Come se non bastasse, sono il primo anello della catena alimentare: uccelli, anfibi, rettili e persino alcuni mammiferi come i pipistrelli e le talpe dipendono dagli insetti per il loro sostentamento, quindi se gli insetti iniziano a sparire le conseguenze si propagano a cascata su tutto l’ecosistema.
Tra gli insetti, animali generalmente più marginali nei lavori di questo tipo, le farfalle sono quelli più studiati grazie alla presenza di programmi di monitoraggio attivi fin dagli anni Settanta, ma la maggior parte delle ricerche si è concentrata su specifiche regioni o su un singolo programma di raccolta dati, rendendo difficile determinare il reale stato di conservazione delle farfalle su scala nazionale per quanto riguarda gli Stati Uniti. Questo studio colma questa lacuna, grazie a un dataset molto ampio ottenuto anche grazie a iniziative di citizen science, che prevede la condivisione di informazione da parte di cittadini non necessariamente addetti ai lavori, che ha fornito la panoramica più completa mai realizzata sulla tendenza di decrescita delle popolazioni di farfalle negli Stati Uniti continentali.
Quali metodi hanno usato i ricercatori
Per capire se le farfalle stanno davvero scomparendo, i ricercatori hanno aggregato dati provenienti da 35 programmi di monitoraggio, includendo oltre 76.000 rilevamenti condotti in 2.478 siti distinti sparsi in tutti gli Stati Uniti: dal 2000 al 2020 sono state raccolte informazioni su 12,6 milioni di farfalle appartenenti a 554 specie. Non si tratta solo di numeri impressionanti: avere così tanti dati permette di evitare errori dovuti a fluttuazioni locali o stagionali.
Ma come si analizza una mole di dati così grande? Per elaborare i dati, gli autori hanno suddiviso il territorio statunitense in sette regioni e hanno utilizzato modelli statistici per stimare la variazione delle popolazioni nel tempo individuare tendenze a lungo termine e distinguere tra variazioni casuali e cambiamenti reali nelle popolazioni. I modelli hanno tenuto conto di variabili come la stagionalità, il metodo di raccolta dei dati e le differenze tra i vari programmi di monitoraggio, per garantire un quadro accurato delle tendenze
L’obiettivo principale era capire se il numero totale di farfalle fosse in calo e quali specie fossero più colpite. Per 342 specie con dati sufficienti (301 per le stime regionali e 41 per le stime su scala più ampia), i ricercatori hanno analizzato l’andamento delle popolazioni, confrontando le variazioni regionali per vedere se esistessero differenze geografiche significative. Poi, si sono concentrati sulle singole specie, verificando quali stessero diminuendo e quali, invece, fossero in crescita (spoiler: pochissime). Infine, hanno incrociato questi dati con le diverse zone geografiche per individuare i luoghi dove il declino era più grave.
Per garantire la solidità dei risultati, le analisi sono state revisionate da esperti di farfalle, che hanno valutato l’affidabilità dei dati e delle previsioni. Alla fine, il quadro emerso è stato allarmante: le farfalle stanno diminuendo quasi ovunque, e il problema è molto più esteso di quanto si pensasse. In 20 anni le popolazioni sono diminuite del 22%, quindi è scomparsa più di una farfalla su 4.
Risultati principali: un declino diffuso
L'analisi ha rivelato che la riduzione media annua è dell'1,3%: questo declino è stato osservato in sei delle sette regioni analizzate, con riduzioni comprese tra il 5% e il 37% a seconda dell'area geografica (le più colpite sono le regioni del Sudovest). L'unica eccezione è stata la regione del Pacific Northwest, dove si è registrato un aumento del 10%, ma questo incremento è stato influenzato dalla proliferazione della specie Nymphalis californica, già nota per le sue fluttuazioni demografiche: rimuovendo questa specie dall'analisi, anche la regione del Pacific Northwest mostra un declino del 2%. In tutti gli altri casi, non è stato necessario rimuovere le specie più diffuse per avere dati coerenti.
“ Negli ultimi vent’anni, negli Stati Uniti è scomparsa più di una farfalla su quattro, con alcune specie che hanno perso oltre il 90% della loro popolazione
Il declino delle farfalle non è distribuito in modo uniforme tra tutte le specie: alcune stanno scomparendo rapidamente, altre resistono meglio. Gli scienziati hanno analizzato 342 specie con dati sufficienti e hanno scoperto che 114 di queste (circa un terzo del totale) stanno subendo un declino significativo, cioè una riduzione talmente evidente da non poter essere attribuita al caso: oltre 100 specie sono diminuite del 50% e ben 22 del 90%, per esempio la Nastra julia, mentre la Vanessa annabella (la West Coast lady) ha subito un calo dell’80%. Al contrario, solo 9 specie (appena il 3%) mostrano un aumento statisticamente rilevante, il che significa che per ogni specie che cresce, ce ne sono più di dieci che stanno diminuendo.
Per avere un’idea della situazione complessiva, i ricercatori hanno calcolato il tasso di declino della specie mediana, cioè quella che si trova esattamente a metà della classifica: ha mostrato un calo del 2,6% all'anno, che, accumulato in vent’anni, porta a una perdita complessiva del 41,5% della popolazione.
Alcune specie, però, sono in condizioni ancora peggiori: 107 hanno perso più della metà della loro popolazione dal 2000 al 2020, mentre 22 specie hanno subito un tracollo superiore al 90%, avvicinandosi pericolosamente all’estinzione locale. In pratica, per queste ultime, su dieci farfalle che c’erano vent’anni fa, oggi ne rimane appena una.
Declino delle farfalle a livello regionale e possibili cause
Come dicevamo, le perdite non sono distribuite uniformemente sul territorio: il Sudovest ha registrato la diminuzione più marcata, con una perdita media del 4% annuo, ma anche il Midwest e il Sudest hanno mostrato cali significativi, mentre le aree settentrionali e montuose hanno subito impatti leggermente meno severi. Complessivamente, in ogni regione sono stati registrati più declini che aumenti. Un altro dato allarmante riguarda la biodiversità: il numero totale di specie osservabili è diminuito in tutte le aree, con una perdita massima del 28% (circa 30 specie in meno per regione).
La diminuzione delle farfalle non ha una sola causa, ma è il risultato di diversi fattori che stanno agendo contemporaneamente e rendono loro la vita sempre più difficile. Uno dei problemi principali è la perdita di habitat: con l’espansione delle città, l’agricoltura intensiva e la distruzione delle aree naturali, le farfalle hanno sempre meno spazi adatti dove nutrirsi, riprodursi e completare il loro ciclo di vita.
A questo si aggiunge l’uso massiccio di pesticidi, soprattutto in agricoltura. Molti insetticidi non colpiscono solo i parassiti delle colture, ma anche insetti utili come le farfalle e i loro bruchi. Alcune sostanze chimiche, come i neonicotinoidi, possono interferire con il loro sviluppo, riducendo drasticamente il numero di individui che arrivano all’età adulta.
Poi c’è il cambiamento climatico, che sta alterando i cicli naturali. Temperature più alte, siccità prolungate e eventi meteorologici estremi rendono più difficile la sopravvivenza delle farfalle, soprattutto in regioni già calde e aride. Alcune specie stanno spostando il loro areale più a nord, ma non tutte riescono ad adattarsi abbastanza velocemente.
Infine, ci sono fattori meno visibili ma comunque importanti, come l’inquinamento luminoso, che può disturbare le farfalle notturne, e la frammentazione degli habitat, che impedisce loro di spostarsi facilmente da un’area all’altra per trovare cibo e compagni con cui riprodursi. Tutti questi elementi messi insieme stanno causando un declino rapido e preoccupante, che richiede un intervento urgente per essere fermato.
Siamo arrivati al punto di non ritorno?
Fermare il declino delle farfalle non è semplice, ma qualcosa si può fare, sia a livello individuale che collettivo, anche perché nelle giuste condizioni hanno dei tempi di generazione molto rapidi. La prima cosa fondamentale è proteggere e ripristinare gli habitat naturali, perché senza i luoghi adatti dove vivere, le farfalle rischiano grosso. Questo significa preservare praterie, boschi e zone umide, ma anche rendere più ospitali gli spazi urbani, ad esempio creando giardini con piante adatte al loro sostentamento e lasciando crescere fiori spontanei invece di tagliare tutto a raso come si fa spesso.
Un altro passo importante è ridurre l’uso dei pesticidi, soprattutto quelli dannosi per gli insetti impollinatori. Secondo gli autori, gli agricoltori possono adottare metodi più sostenibili, come la lotta biologica (usare altri insetti per controllare i parassiti) o l’integrazione di siepi e fasce fiorite nei campi, che offrono rifugio e cibo alle farfalle; anche chi ha un giardino può fare la sua parte scegliendo prodotti meno invasivi e preferendo metodi naturali per proteggere le piante.
A livello politico, servono leggi più restrittive sull’uso di sostanze chimiche nocive e incentivi per la conservazione della biodiversità: in alcuni Paesi, ad esempio, sono già state vietate alcune categorie di pesticidi particolarmente pericolosi per gli insetti.
Infine, è essenziale continuare a monitorare le popolazioni di farfalle per capire meglio il fenomeno e intervenire dove serve. I programmi di citizen science sono un ottimo strumento per raccogliere dati su larga scala come alcuni di quelli utilizzati nello studio.
Salvare le farfalle significa ripensare il nostro rapporto con la natura, creando spazi in cui possano prosperare, riducendo le minacce dirette e facendo in modo che il loro declino non passi inosservato. Se riusciamo a proteggere loro, proteggiamo anche tanti altri insetti e, più in generale, l’equilibrio degli ecosistemi da cui dipendiamo tutti.