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Scienze umane, le nuove protagoniste del mondo del lavoro

AAA cercasi laureate e laureati in filosofia. In una società sempre più orientata alla digital trasformation e all’Industria 4.0, in cui in cui la tendenza è quella di integrare, se non rimpiazzare, molte delle professioni tradizionali con nuove tecnologie e robotica, quello che sembra fare la differenza oggi, se si punta ad un’occupazione, è avere soft skills ben precise (affiancate a capacità tecniche e digital). E, in particolare, una mente elastica, critica, flessibile, dalla forte capacità di adattamento. Caratteristiche che sembrano più propensi a sviluppare proprio laureati e laureate in materie umanistiche.

Nonostante sia ancora radicata nella società, in particolare nella nostra e soprattutto tra le famiglie italiane, la convinzione che le opportunità lavorative per chi sceglie di laurearsi nelle scienze umane, siano poche se non addirittura nulle, i dati dimostrano che qualcosa negli ultimi anni sta cambiando.

Daniela Angelucci, docente di estetica, spiega perché studiare filosofia oggi

Nel 2019, secondo i dati Istat, in Italia il tasso di occupazione della popolazione laureata raggiunge il livello più alto per l’area medico sanitaria e farmaceutica (86,8%), seguono le lauree nell’ambito scientifico e tecnologico, le cosiddette STEM (83,6%), quelle dell’area socio-economica e giuridica (81,2%) e infine i titoli dell’area umanistica e servizi (76,7%).

Il dato, nonostante l’ultimo posto in classifica, rispetto al passato è in crescita, ma quello che sta veramente cambiando oggi, riguarda gli sbocchi professionali disponibili per chi sceglie di laurearsi nelle scienze umane. I corsi di area umanistica oggi, contrariamente a quelli di stampo scientifico, prevedono sempre più contaminazioni disciplinari al loro interno con moduli e corsi di informatica, la conoscenza obbligatoria di una o più lingue straniere, l'obbligo spesso di svolgere periodi di studio o tirocinio all'estero. Sono queste le figure che le aziende di oggi cercano, figure che abbiano competenze trasversali e interdisciplinari, che sappiano utilizzare linguaggi diversi, facendo lavorare insieme più saperi. Anche per questo nel 2019, per oltre la metà delle laureate e laureati occupati ad un anno (58,3% per i laureati di primo livello e 61,5% per i laureati di secondo livello), la corrispondenza tra laurea conseguita e lavoro svolto è risultata 'molto efficace o efficace', percentuale che a 5 anni dal conseguimento del titolo risulta “molto efficace o efficace” per il 61,6% e per il 65,3% degli occupati di primo e secondo livello, rispettivamente.

La lista è lunga ma solo per fare qualche esempio, tra le laureate e i laureati ‘famosi’ in filosofia e scienze umane oggi si trovano Susan Wojcicki, Ceo di Youtube, Reid Hoffman, co-fondatore di Linkedin, Stewart Butterfield, co-fondatore di  Flickr e di Slack e molti altri ancora.

Nel 2025, secondo il rapporto del Word Economic Forum The Future of Jobs Report 2020, candidate e candidate alla ricerca di un nuovo lavoro dovranno preferibilmente avere queste caratteristiche: pensiero analitico e portato all’innovazione, creatività e capacità d’iniziativa, capacità d’analisi, leadership e influenza sociale, intelligenza emotiva, propensione al ragionamento, alla soluzione dei problemi e all’inventiva, resilienza, tolleranza allo stress e flessibilità, propensione alla persuasione e alla negoziazione.

Ma quali saranno le professioni del futuro? Secondo il rapporto del WEF, il 43% delle aziende ‘intervistate’ si aspetta che entro il 2025 l'automazione e l'integrazione tecnologica porteranno una riduzione della forza lavoro (con una perdita di 85 milioni di posti di lavoro) mentre il 41% dovrà rivolgersi a figure esterne che svolgono attività specializzate (si stima che le professioni obsolete saranno sostituite da 97 milioni di nuovi ruoli).

Saranno sempre più ricercati analisti di dati e data scientist, esperti di intelligenza artificiale e machine learning, web e  Big Data developer, specialisti in gestione del rischio, preparatori atletici e in generale nella Care economy, ma anche figure specializzate in ecommerce e social media e nella creazione di contenuti, nella Green economy e nelle risorse umane. Sembrano invece destinate a scomparire o meglio, a modificarsi nel modo in cui vengono svolte, professioni che prevedono figure come i segretari amministrativi ed esecutivi, addetti all’inserimento dati, analisti finanziari, impiegati postali, addetti alle vendite, operai edili, meccanici e riparatori di macchinari e altre professioni ancora.

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