SCIENZA E RICERCA

Da scienziati a “media star”. Uno studio approfondisce la dinamica durante la pandemia

Quanto spesso, durante la fase acuta della pandemia, abbiamo acceso la televisione o sfogliato un giornale alla disperata ricerca di un epidemiologo o un virologo che ci aggiornasse sugli ultimi sviluppi della ricerca clinica o riguardo alle migliori misure di prevenzione? In questo turbolento periodo di paura e incertezza, la richiesta di pareri esperti è diventata più insistente che mai, trasformando di conseguenza il panorama mediatico italiano.
Durante i mesi della pandemia abbiamo infatti assistito a un aumento significativo della visibilità mediatica di alcuni scienziati, i cui interventi e opinioni sembravano tanto urgenti quanto determinanti per riuscire a orientarci nel caos di informazione che i media stessi contribuivano ad alimentare.

La dinamica attraverso la quale alcuni scienziati sono diventati pressoché onnipresenti nell’arena mediatica italiana durante il covid, assumendo il ruolo di “esperti pubblici”, è oggetto di un recente studio coordinato dal professor Federico Neresini, sociologo della scienza dell’università di Padova. Basandosi sull’analisi di 213.875 articoli di giornale pubblicati nel biennio 2020-2021 dagli otto principali quotidiani italiani (il Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa, il Sole24Ore, il Giornale, l’Avvenire, il Messaggero e il Mattino), Neresini e coautori hanno cercato di identificare i requisiti grazie ai quali alcuni esperti sono stati trasformati in media star (letteralmente: star dei media).

Diversi studi precedenti avevano cercato di indagare i criteri attraverso i quali i mezzi di informazione selezionano gli esperti da interpellare: alcune ricerche hanno approfondito, ad esempio, il pregiudizio di genere insito in questo processo di selezione, per cui solo il 21% dei pareri esperti riportati dai media provengono da persone di sesso femminile, oppure il fatto che non necessariamente il criterio di selezione mediatica premi effettivamente il merito accademico o la rilevanza del contributo scientifico dello studioso o della studiosa interpellati.

Neresini e coautori hanno cercato di scoprire il segreto del successo degli esperti pubblici in Italia durante il covid analizzando il fenomeno da un punto di vista “evolutivo”, partendo cioè dalla premessa secondo la quale alcuni scienziati si adattino meglio di altri agli ambienti mediatici, diventandone i protagonisti e acquisendo quindi lo status di media star.
Il modello evolutivo costruito dagli autori analizza l’aumento e la perdita di notorietà degli scienziati più interpellati dalle principali testate giornalistiche nel corso del tempo, tenendo conto di alcune loro caratteristiche – come il ruolo istituzionale o accademico ricoperto, l’ambito disciplinare di provenienza e la precedente notorietà mediatica – per capire come funzioni il cosiddetto “setaccio dei media” e scoprire, in altre parole, quali fattori aumentino le probabilità di affermarsi nell’arena mediatica come esperti pubblici.

Tramite l’uso di un programma di rilevamento automatico dei nomi nei testi scritti, i ricercatori hanno individuato i 774 scienziati più citati nel periodo considerato. Per ognuno è stata calcolata la “quota dello scienziato”, ovvero la quantità di citazioni ottenute dalle testate considerate. L’analisi dei dati ha restituito una classifica dei 25 scienziati più citati sia negli articoli che parlavano di covid in generale, sia nel sottogruppo di articoli che trattavano l’argomento da un punto di vista tecnico-scientifico.

Una top 25 quasi interamente al maschile e dominata dagli esperti istituzionali

È importante osservare che nelle top 25 di entrambi i corpora descritti compaiano i nomi di sole due esperte di sesso femminile: Antonella Viola e Ilaria Capua. Quest’evidenza conferma i dati riportati nella letteratura scientifica precedente relativi alla sottorappresentazione mediatica dell’expertise femminile.

Tra i 25 scienziati più citati negli articoli che parlavano di covid in generale, hanno prevalso tre categorie di esperti: quelli istituzionali (sia ordinari che di emergenza); quelli accademici e i clinici. Gli esperti con incarichi istituzionali che hanno goduto di maggiore visibilità mediatica sono stati i membri del Comitato tecnico scientifico nominato dal governo per far fronte alla pandemia, come il portavoce Silvio Brusaferro, che ha ottenuto il maggior numero di citazioni negli articoli sul covid. Dopo gli esperti istituzionali, quelli che hanno goduto di maggiore notorietà nel panorama mediatico sono stati gli esperti accademici e i clinici.

I risultati sono molto simili se si considerano i 25 esperti più citati nel sottogruppo di articoli che approfondivano il covid da un punto di vista tecno-scientifico. Anche in questo caso, la maggior parte degli esperti interpellati erano quelli che ricoprivano un ruolo istituzionale durante la pandemia; eppure, quelli con la quota più alta di citazioni ricevute sono stati i clinici e gli accademici. Al primo posto di questa classifica troviamo infatti il virologo Fabrizio Pregliasco. Sulla base di questo paragone è ragionevole concludere che gli esperti istituzionali siano stati più spesso interpellati per illustrare e spiegare le misure di contenimento per la gestione dell’emergenza sanitaria, mentre gli esperti accademici e gli specialisti di medicina clinica siano stati intervistati soprattutto per approfondire questioni di carattere biomedico.

L’analisi in questione mostra inoltre come la visibilità mediatica precedente al covid abbia costituto un fattore determinante per l’affermazione degli esperti pubblici durante la pandemia: gli scienziati della top 25 avevano più probabilità di ottenere maggiore visibilità se avevano goduto di un’alta celebrità mediatica nel decennio precedente.

Sebbene l’analisi di Neresini e coautori si sia concentrata unicamente sulla stampa, il modello da loro descritto suggerisce che gli esperti più spesso diventati media star siano stati quelli in grado di adattarsi alle regole e ai tempi di diversi format mediatici, come talk show, telegiornali, piattaforme social e media digitali in generale.

Chi prima arriva, più a lungo resiste nell’arena

Per quanto riguarda invece la variazione della visibilità mediatica degli esperti nel corso del tempo, sono osservabili alcune continuità e discontinuità nei 24 mesi considerati. Gli autori hanno suddiviso l’arco temporale di riferimento in nove fasi, in base alla diversa evoluzione degli scenari politici e governativi, dell’incidenza della malattia, della ricerca biomedica e delle misure di contenimento.

L’analisi della variazione della notorietà dei 25 esperti più citati nel corso del tempo mostra come la visibilità mediatica degli studiosi che sono stati interpellati più spesso fin dall’inizio della pandemia, ovvero ai tempi della diffusione del virus in Cina, sia rimasta tendenzialmente costante; questi studiosi, infatti, hanno solitamente mantenuto il loro status di media star anche durante le fasi successive dell’emergenza pandemica.

Ciò non significa che sia scontato mantenere un’alta visibilità nel corso del tempo. Si possono infatti osservare casi in cui la notorietà acquisita nel primo periodo della pandemia tenda a diminuire durante le fasi intermedie dell’emergenza per poi risalire alla fine del 2021. Il grafico mostra anche esempi di studiosi poco interpellati durante le prime fasi dell’emergenza, i quali hanno poi ottenuto più notorietà durante il periodo centrale e sono successivamente usciti dall’arena mediatica poco prima della fine della pandemia. Dall’analisi dei dati emerge inoltre che gli esperti con maggiori probabilità di riuscire a mantenere alta la loro visibilità senza discontinuità significative sono stati quelli con incarichi istituzionali.

Vale infine la pena di sottolineare che l’aumento e la perdita di visibilità mediatica di un esperto nel corso nel tempo è dovuta anche a un altro fattore: quel “setaccio mediatico” descritto poc’anzi (ovvero l’insieme dei criteri utilizzati dai media per selezionare gli esperti da interpellare) funziona in modo diverso a seconda del contesto politico e sociale. Non tutte le competenze, specialmente quelle comunicative e relative alla capacità di allarmare e rassicurare il pubblico, hanno lo stesso valore, per i media, nello stesso momento. I pareri esperti vengono scelti e selezionati di volta in volta in base alle esigenze mediatiche specifiche di un determinato periodo. In altre parole, vale la regola riassunta dagli autori nello studio: “l’esperto giusto al momento giusto”.

 

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012