SCIENZA E RICERCA

Vaccini, l'immunità di gregge è solidale e protegge tutti

“Ma hanno fatto tutto questo per me?”. Anna non nasconde meraviglia e commozione quando viene a sapere che tutti i suoi compagni di classe si sono vaccinati contro l’influenza, per proteggerla e permetterle così di frequentare serenamente le lezioni. Anna (usiamo un nome di fantasia) è una bambina immunodepressa a causa di una grave malattia. Ha le difese immunitarie molto basse e il suo corpo non avrebbe la capacità di rispondere efficacemente a eventuali infezioni. In caso di malattia, dovrebbe tornare in ospedale. Così, in una scuola di Baone nel padovano, genitori, insegnanti e alunni si mobilitano.

“Mia figlia – spiega la madre – è in via di guarigione, ma i virus stagionali possono essere molto pericolosi per lei. Devo tutelare la sua incolumità, ma al tempo stesso devo cercare di reinserirla nella società e nella sua comunità. A settembre ha ricominciato ad andare a scuola, ma il mese successivo è stato necessario tenerla a casa di nuovo per un paio di settimane”. A quel punto i genitori ne parlano, si confrontano e decidono di sottoporre loro stessi e i figli, che sono quotidianamente a contatto con Anna, alla vaccinazione antinfluenzale. Oltre a loro anche alcuni insegnanti. Il personale sanitario del Servizio vaccinazioni dell'Ulss 6 Euganea, così, vaccina in tutto una trentina di persone.

Si viene a generare in questo modo la cosiddetta “immunità di gregge”: i livelli di copertura vaccinale sono tali da rendere al sicuro da eventuali infezioni anche persone che non possono sottoporsi alla vaccinazione. “L’obiettivo – sottolinea una delle mamme – era tutelare la bambina. Al suo posto potrebbe esserci mio figlio. Era l’unico modo a nostra disposizione per aiutarla, tenendo conto soprattutto della sua volontà di tornare a scuola. I bambini interagiscono ogni giorno con Anna e sanno di dover usare delle accortezze particolari, come quella di lavarsi le mani. Il suo percorso di reinserimento non è così semplice, perché qualsiasi agente esterno per lei può essere pericoloso. I bambini sanno di doverla proteggere, di volerla proteggere”.

Gesti come questo ci fanno ben sperare per il futuro, un futuro abitato da uomini e donne consapevoli della bellezza e dell'utilità di essere cittadinanza attiva Domenico Scibetta

La madre di Anna racconta una storia di affetto e amicizia. “Durante il periodo in cui mia figlia è stata assente da scuola per poter essere curata, le insegnanti si sono rese disponibili a svolgere le lezioni a casa e i suoi compagni la venivano a trovare. I bambini hanno una sensibilità straordinaria, soprattutto in momenti come questo. E se questa esperienza può tornare utile anche a uno solo di loro nelle condizioni di mia figlia, allora vale la pena raccontarla”.

Qualcuno tiene a precisare che non è stata una presa di posizione in seno al dibattito sulle vaccinazioni, ma un gesto di solidarietà. Ciò che stupisce è il clamore. La risonanza mediatica. Nessuno si aspettava che un’azione ritenuta “normale” balzasse su testate locali e nazionali. Ma, forse, un gesto del genere proprio così consueto non è.

Se il fine è stata la solidarietà, la decisione collettiva e unanime di genitori e insegnanti fa perlomeno riflettere in un periodo in cui le istituzioni hanno scelto l’obbligo vaccinale, per far fronte al calo delle vaccinazioni, per alcune malattie addirittura al di sotto della soglia minima raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Le cause di questa situazione sono molteplici e sono da ricercarsi nel diffondersi di movimenti di opposizione alle vaccinazioni, nella scarsa percezione dei rischi legati alla malattia e degli effetti benefici delle vaccinazioni per la salute, nella mancanza della percezione sociale del rischio.

Questa volta, però, si va in direzione opposta. In questo caso si parla di vaccinazioni antinfluenzali, raccomandate ma non obbligatorie, che servono a prevenire una malattia stagionale provocata da virus, e le sue complicanze. E, nel caso della scuola di Baone, ha prevalso il bene sociale su quello individuale. “In un mondo spesso concentrato sull'interesse personale, questi bambini insieme alle loro famiglie e ai loro insegnati ci insegnano che all’‘altro’…ovvero al nostro compagno di banco, al nostro vicino di casa, al nostro dirimpettaio di scrivania, si può donare il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra capacità di capire, facendoci carico del senso della comunità e del suo benessere. Gesti come questo - sottolinea il direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta - hanno una grande importanza nel concreto, ma anche un significativo valore simbolico: ci fanno ben sperare per il futuro, un futuro abitato da uomini e donne consapevoli della bellezza e dell'utilità di essere cittadinanza attiva”. Per una volta a fare notizia è una buona notizia.

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