SCIENZA E RICERCA

Viaggio tra i ghiacci: studiare l’Artico, una regione ancora poco conosciuta

Se sul finire dell’estate vi foste trovati nell’arcipelago delle isole Svalbard, avreste forse visto passare un’imponente nave da crociera diretta al Polo Nord. Quella nave di lusso con una destinazione così inusuale, tuttavia, non era destinata soltanto al divertimento dei suoi (fortunati) passeggeri. La compagnia che l’ha armata, infatti, ha deciso di ospitare a bordo anche la scienza: ecco perché un piccolo gruppo internazionale di ricercatori, esperti della regione dell’Artico nei suoi diversi aspetti, si è imbarcato per due settimane di studi e rilevamenti sul campo.

Abbiamo raggiunto uno dei ricercatori, Gianluca Meneghello – oceanografo al MIT di Boston – che ha raccontato a Il Bo Live questa esperienza, spiegando l’importanza di questo genere di spedizioni scientifiche.

L'intervista a Gianluca Meneghello. Servizio di Sofia Belardinelli, montaggio di Barbara Paknazar. Si ringraziano per le foto e i video sul campo i ricercatori Gianluca Meneghello, Camille Lique, Nicolas Kolodziejcyk

L’Artico è, in primo luogo, un osservato speciale per chi monitora l’avanzamento del cambiamento climatico. Questa regione, infatti, manifesta con molta rapidità gli effetti dell’innalzamento delle temperature: la zona si sta scaldando due volte più velocemente rispetto al resto del mondo, e gli ecosistemi locali si stanno modificando, di anno in anno, a un ritmo sempre più veloce. Inoltre, il monitoraggio continuo delle condizioni meteorologiche della regione è un proxy importante per i meteorologi, in quanto fornisce utili informazioni per stilare le previsioni sul breve e sul medio periodo.

A questo scopo, nel corso della traversata i ricercatori hanno posizionato sul ghiaccio artico delle boe meteorologiche, strumenti il cui obiettivo è proprio raccogliere informazioni di precisione sulla temperatura di aria e acqua e sulla pressione atmosferica, così da rendere più attendibili le previsioni del meteo.

Gli scienziati imbarcati sulla nave hanno raccolto molte osservazioni anche sulle acque del Mar Glaciale Artico, ad esempio immergendo nell’acqua sonde in grado di valutare i livelli di salinità, la temperatura e la pressione dell’acqua, conoscenze importanti per comprendere, ad esempio, le correnti marine. Inoltre, durante il tragitto sono state rilasciate delle boe Argo, strumenti galleggianti che, andando alla deriva, registrano in maniera costante dati circa le condizioni della superficie marina, utilizzate poi sia per le ricerche climatiche sia per quelle oceanografiche.

«Non abbiamo molte informazioni riguardanti l’Artico, quindi tutte le osservazioni che riusciamo a raccogliere sono preziose. Arrivare in quella regione è difficile, e per molti mesi pressoché impossibile; inoltre, fino a pochi anni fa la comunità scientifica non aveva particolare interesse nell’approfondire lo studio delle sue caratteristiche. Oggi, invece, si è finalmente compresa la sua importanza: c’è però da dire che le ragioni di questo nuovo interesse sono diverse, e non solo di carattere scientifico. Con lo scioglimento dei ghiacci dovuto al cambiamento climatico, infatti, si stanno aprendo nuove rotte, molto promettenti dal punto di vista commerciale, e sembra sempre più vicino il momento in cui sarà percorribile il mitico passaggio a Nord-Ovest. Per di più, questo nuovo status quo rende disponibili risorse finora inaccessibili: si scontrano forti interessi geopolitici, e la corsa all’Artico è già in atto».

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