CULTURA

La vita avventurosa dell’‘Adorante’ tra Rodi e Berlino

Nell'ambito delle attività del corso di Dottorato in storia, critica 
e conservazione dei beni culturali, il 5 aprile, Laura Moretti (Professor of Art and Architectural History, School of Art History - University of St Andrews) tiene un seminario sul tema "“…un nudo de bronzo che non vide maie pù bela cosa” La vita avventurosa dell’‘Adorante’ tra Rodi e Berlino".

La statua in bronzo del cosiddetto Orante o Adorante, a lungo considerata una delle più celebri statue dell’antichità e oggi una delle opere inamovibili dell’Altes Museum di Berlino, è uno splendido esemplare di arte greca del IV secolo a.C., attribuito a Boedas, figlio e allievo di Lisippo, che venne portato da Rodi a Venezia sul finire del Quattrocento da uno dei cavalieri di Malta, Andrea Martini. Venduta nella seconda metà del Cinquecento al veronese Mario Bevilacqua, fu da questi lasciata in testamento allo zio materno Claudio Canossa. Dai Canossa la statua passò ai Gonzaga e in seguito, agli inizi del Seicento, a Carlo I d’Inghilterra, attraverso il mercante e antiquario Daniele Nys. In seguito alla caduta di Carlo I, fu venduta al ministro delle finanze di Luigi XIV, Nicolas Fouquet, che la sistemò nel suo castello di Vaux le Vicomte. Andato in disgrazia anche costui, la statua passò nelle mani del principe Eugenio di Savoia e per eredità alla nipote Anna Vittoria, da cui Zanetti la acquisì. Successivamente, ospite del principe del Liechtenstein, da cui ebbe in dono cinque importanti gemme, Zanetti, in segno di riconoscenza, gli donò la statua e altre sei gemme provenienti dall’eredità di Eugenio di Savoia. Quando il principe fu nominato ambasciatore presso Federico II di Prussia, l’Orante fu offerto in omaggio al re e venne collocato nella reggia di Potsdam.

Sono invitati a partecipare tutte le persone interessate.

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