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Rapporto Mal'aria: nel 2018 in 24 capoluoghi di provincia aria inquinata quattro mesi all'anno

Brescia, Lodi, Monza: è questo il non invidiabile podio delle città più inquinate d’Italia. A dirlo è il rapporto Mal’aria, pubblicato da Legambiente che ha monitorato in quali capoluoghi di provincia si sono superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono.

Il risultato non è per nulla positivo: in 24 dei 55 capoluoghi infatti il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno.

La prima città di questa amara classifica è Brescia con 150 giorni totali di sforamento (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121).

In 24 dei 55 capoluoghi si è respirata aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno.

Il dato più sconcertante ma che conferma ciò che purtroppo era già noto, è che tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione solamente di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti.

Per trovare la prima città più “inquinata” fuori dalla pianura padana bisogna scorrere la classifica fino a Frosinone, nel Lazio, che ha raggiunto i 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).  

Come dichiarato da Nicola Armaroli, chimico e dirigente di ricerca del CNR, gli inquinanti più pericolosi sono tre (di cui due presi in considerazione dal dossier di Legambiente): il particolato (PM10 e PM2.5), il Biossido di azoto (NO2) e l'Ozono troposferico (O3).

Il “colpevole” di tale inquinamento non può essere additato ad in singolo fattore, bensì è inevitabilmente dovuto ad un’interazione tra diverse sorgenti, come ad esempio il traffico, il riscaldamento da biomasse, le industrie e agricoltura. Come riporta la stessa Legambiente, “ogni singola città ha delle peculiarità che ne peggiorano lo stato, ma una cosa, sicuramente accomuna tutte le città: l’assenza, ormai non più sostenibile, di misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e, di conseguenza, di riportare l’aria a livelli qualitativamente accettabili”.
 

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