SCIENZA E RICERCA

Non ci sono più le alluvioni di una volta

Studiare il passato per capire meglio il presente, questa è l’idea che sta alla base dello studio, pubblicato sulla rivista Nature, coordinato dall’ingegnere ed esperto di rischio idraulico Günter Blöschl, della TU Wien (università tecnica di Vienna), e che ha coinvolto 34 gruppi di ricerca internazionali. Osservati speciali sono stati i documenti storici che documentano mezzo millennio di alluvioni in Europa. La ricerca dimostra come gli ultimi tre decenni siano stati più ricchi di alluvioni rispetto ai cinque secoli precedenti. Le differenze principali si possono riscontrare nella durata, nell’estensione, nelle temperature dell’aria registrate e nella stagionalità. Il periodo più vicino a noi è più esteso rispetto ai precedenti periodi individuati dallo studio, è cambiata la stagionalità delle piene, e il rapporto tra le temperature e il verificarsi delle piene si è capovolto.

Lo studio ha individuato in totale nove periodi ricchi di alluvioni, che hanno interessato regioni europee diverse. Tra i nove segmenti temporali spicca il periodo tra il 1560 e il 1580, per quanto riguarda l’Europa occidentale e centrale, il periodo tra il 1760 e il 1800, che ha interessato la maggior parte dell’Europa, il periodo tra il 1840 e il 1870, per le regioni occidentali e meridionali, e appunto il periodo più vicino a noi, che va dal 1990 al 2016 e interessa l’Europa occidentale e centrale. Per quanto riguarda le temperature, le alluvioni europee, a esclusione di quelle avvenute nel periodo più recente, sono state caratterizzate da una temperatura atmosferica più bassa rispetto ai periodi intermedi. Negli ultimi 30 anni invece, il meccanismo risulta cambiato, e per la precisione invertito. Anche la stagionalità delle alluvioni è mutata, infatti in passato il 41% delle piene fluviali dell’Europa centrale avveniva d’estate, mentre oggi tale percentuale è salita al 55%. Nelle regioni del sud, la proporzione è passata dal 42% al 54%. Queste differenze sono influenzate dai cambiamenti dei fenomeni piovosi, dello scioglimento delle nevi, ma anche dallo sfruttamento del suolo, dalla deforestazione e da altri fattori antropici.

In tutto il mondo, i danni annuali causati dalle inondazioni fluviali sono stimati a oltre 100 miliardi di dollari, e continuano ad aumentare

Uno degli aspetti più interessanti della ricerca risiede nell'incredibile numero di fonti reperite e analizzate dai gruppi di ricerca, che provengono dai documenti storici più vari. Annali, cronache amministrative, scritture legali, lettere e giornali, ma anche dipinti, incisioni, miniature: sono state analizzate e contestualizzate per estrarre informazioni circa gli eventi atmosferici e le alluvioni. Un lavoro non sempre esente da difficoltà, come hanno sottolineato la dottoressa Silvia Enzi e il dottor Dario Camuffo, due tra i ricercatori italiani che hanno preso parte allo studio, entrambi facenti capo all'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del CNR. L’impossibilità di comprendere la grafia è stato solo uno dei problemi minori, dato che spesso i documenti in cui si imbattevano erano fonti di seconda mano, quindi meno accurate e precise nei dettagli rispetto a quelle di prima mano, cioè quando l’autore del testo aveva vissuto in prima persona gli eventi descritti. Inoltre, ogni informazione va contestualizzata e confrontata con la storia, “Alcuni eventi possono essere enfatizzati o sminuti per interessi privati o politici. Quando si parla di storia, si deve tenere conto che chi la scrive sono esseri umani, per cui non è una scienza esatta e bisogna controllare” spiega la dottoressa Silvia Enzi. Altre difficoltà sono emerse anche nell’analisi dei dati emersi da misurazioni strumentali, quando ancora non c’era un sistema di taratura universale, “Il problema comincia quando ci si trova con termometri di cui non si conosce sempre la risposta; bisogna tararli, bisogna capirli; il tempo è espresso all’italiana, quindi giorno per giorno bisogna trasformare il dato in un orario, tenendo conto del momento in cui era previsto il tramonto”, racconta il dottor Dario Camuffo.

Con la raccolta di 9576 allagamenti, Bloschl e colleghi hanno costituito le fondamenta della comprensione della storia delle alluvioni fluviali in Europa, e hanno offerto dei modelli con cui confrontare le alluvioni attuali e future. In questo campo rimane comunque molto lavoro da fare, infatti ci sono ancora molti documenti da scoprire, tra i quali i cosiddetti “diari del tempo”, che sono molto apprezzati dagli storici del clima perché contengono molte misurazioni standardizzate. Esistono, per esempio, i diari astronomici babilonesi, che vantano una sistematica osservazione quotidiana del tempo rilevata nei primi tre secoli avanti Cristo, ma come questi esistono molti altri documenti che devono ancora essere “riscoperti” dal punto di vista climatico.

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