CULTURA

"Amate l'architettura" e tutto il genio di Gio Ponti

Per prima cosa, le linee verticali e il colore. L'allestimento appare essenziale ma al tempo stesso vivace e ricco. La voce dell'architetto si fa sentire qua e là, la sua immagine spunta dai video delle interviste. Il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, progettato da Zaha Hadid, ha da poco inaugurato una retrospettiva dedicata a Gio Ponti (1891-1979), a quarant'anni dalla scomparsa, scegliendo di partire dal titolo del suo libro Amate l'architettura, da un invito e una dichiarazione d'amore che si offre come un breviario di aforismi sull'arte e la vita, in grado di tratteggiare il profilo di un architetto, scrittore, designer, poeta e artista unico e controcorrente.

"Amate l'architettura, la antica, la moderna - scriveva nel 1957 - Amate l'architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato - ha inventato - con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita. Amatela per le illusioni di grazia, di leggerezza, di forza, di serenità, di movimento che ha tratto dalla grave pietra, dalle dure strutture. Amatela per il suo silenzio, dove sta la sua voce, il suo canto, segreto e potente. Amatela per l'immensa gloriosa millenaria fatica umana che essa testimonia con le sue cattedrali, i suoi palazzi e le sue città, le sue case, le sue rovine".

per gli amanti dell'architettura e per gli spasimanti della civiltà / per chi sogna architettura, per chi sogna civiltà Gio Ponti, "Amate l'architettura", 1957

Tra modelli originali, fotografie, libri, riviste, classici del design, fogli scritti e oggetti la mostra Gio Ponti. Amare l'architettura - a cura di Maristella Casciato, Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella - è allestita nella galleria 5 del MAXXI, fino al 13 aprile e, per la prima volta, propone una lettura esaustiva del percorso dell'architetto milanese, puntando l'attenzione su alcuni temi fondamentali: l'aspirazione alla leggerezza dal valore etico, come risposta ai modi di costruire del XX secolo, che si traduce in verticalità per edifici da inserire in contesti urbani consolidati, tra tutti il grattacielo Pirelli a Milano, e nelle facciate come fogli di carta bianca, come nella Concattedrale di Taranto dove il cemento diventa aria e luce. E ancora, la concezione di una città verde in cui portici, terrazze, pergole e verande proiettano l'architettura fuori e la natura dentro (dai progetti lungo le coste del Mediterraneo studiati con Bernard Rudofsky, negli anni Trenta e Quaranta, a quelli per la casa detta Lo Scarabeo e la villa per Daniel Koo in California negli anni Sessanta e Settanta), il processo di ricerca della "casa esatta", con ambienti in reciproca relazione visiva, progettata per accogliere e adattarsi alla "vita moderna dell'uomo moderno" e che, partendo dalla tradizione domestica delle Domus tipiche milanesi, attraversa le pagine delle riviste dirette dallo stesso Ponti (Domus e Stile), fino a realizzarsi nell'appartamento in via Dezza.

Negli anni Trenta Ponti si dedica a grandi progetti su committenza pubblica che, nell'allestimento romano, sono raccolti e documentati nella sezione Classicismi: è di questi anni il suo intervento per Palazzo Liviano e Palazzo Bo dell'Università di Padova. Qui, come per la Scuola di Matematica nella città universitaria di Roma, parte dalla scala monumentale per approdare al disegno degli spazi interni e degli arredi, approccio che lo guida anche nel disegno del Primo Palazzo Montecatini a Milano. Negli anni Cinquanta cresce la sua fama internazionale: appartengono a questo periodo i progetti, sviluppati per piani e con la facciata da bucare e piegare come un foglio di carta, per l'Istituto italiano di cultura di Stoccolma e l'Istituto di fisica nucleare a San Paolo del Brasile.

Per Ponti non è il volume a definire l'architettura, ma la sua forma finita e immutabile, garanzia di un’architettura giusta. A questa visione rispondono i progetti per il Denver Art Museum, la Cappella di San Carlo a Milano e, per quanto riguarda il design, nelle maniglie per Olivari, nei sanitari per Ideal Standard, nelle piastrelle ceramiche o nella carrozzeria per l'automobile Diamante. "L'architettura [...] quando è pura, è pura come un cristallo, magica, chiusa, esclusiva, autonoma, incontaminata, incorrotta, assoluta, definitiva".

La mostra è arricchita dal contributo di otto fotografi contemporanei, coordinati da Paolo Rosselli, che, attraverso le immagini, raccontano la vita odierna di altrettante opere di Ponti.

Come nasce l'architettura? Da dentro Cinquanta domande, cinquanta risposte, da "Amate l'architettura", Gio Ponti 1957
Quale il materiale più durevole? L'arte Cinquanta domande, cinquanta risposte, da "Amate l'architettura", Gio Ponti 1957

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