SOCIETÀ

Anche in Unione Europea la disparità di genere è ancora troppo elevata

Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030. Più precisamente è il quinto dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere nei prossimi otto anni. Sappiamo già purtroppo che per raggiungere una piena uguaglianza di genere di anni ne servirebbero ben di più, precisamente 286. A dirlo, anche in questo caso, è la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite nel suo “The gender snapshot”.

Mentre le previsioni dell’ONU sono globali, c’è un altro indice che analizza la situazione non a livello mondiale bensì a livello dell’Unione Europea. È l’indice sull’uguaglianza di genere 2022 dell’Eige, cioè l’European Institute for Gender Equality. L’istituto, fondato nel 2010 per rafforzare e promuovere la parità di genere in tutta l’Unione europea, ha confermato che pure in Unione Europea la strada per la totale uguaglianza di genere va a rilento. Il report infatti rivela che, rispetto ad un anno fa, c’è stato un aumento di appena 0,6 punti percentuali. La situazione poi, diventa ancora più chiara se si va a guardare il cambiamento in corso dal 2010. L’aumento in questo caso è stato di soli 5,5 punti percentuali in dieci anni, passando da 63,1 agli attuali 68,6 punti su 100.

 

I dati dell’ultimo report di fatto sono quelli che riguardano il primo anno completo di pandemia. Mentre i Paesi del nord Europa si confermano sempre tra i più evoluti, con la Svezia che ha un indice di uguaglianza di 83,9% e la Danimarca di 77,8, sono Grecia, Romania, Ungheria e Slovacchia ad avere una percentuale inferiore al 56%. Per quanto riguarda l’Italia si attesta nella fascia bassa della classifica con 65 punti su 100. 

Ogni indicatore preso in considerazione dall’Eige ha anche un suo sottoindicatore che fa si che l’intero indice sia tra i più completi ed interessanti da analizzare. Le macrocatogorie che compongono l’indice sono sei (Lavoro, Soldi, Istruzione, Tempo, Potere, Salute) ma all’interno di ognuna si sviluppano altre tematiche inerenti che fanno in modo d’avere una copertura più ampia degli argomenti.

Le situazioni più critiche per quanto riguarda l’uguaglianza di genere le troviamo analizzando l’indicatore sul potere. In Ungheria il punteggio è di soli 25/100, con il potere economico, cioè la percentuale di persone di sesso femminile in ruoli manageriali, che è di soli 21/100. Non è nemmeno questo il dato peggiore in quanto, nella stessa categoria, c’è chi fa peggio. Parliamo di Romania e Repubblica Ceca che hanno rispettivamente un punteggio di 18 e 19 punti.

Come riportato in una nota dello stesso Eige, per la prima volta dalla sua istituzione, l’indice sull’uguaglianza di genere ha registrato una diminuzione dei punteggi in diversi settori dei domini principali considerati nell’indice. Una diminuzione del punteggio di partecipazione al mercato del lavoro indica che è sempre più probabile che le donne trascorrano meno anni di vita nel mondo del lavoro, il che ostacola le prospettive di carriera e pensionistiche. Inoltre, nel 2020 un numero inferiore di donne rispetto agli uomini ha partecipato ad attività di istruzione formale e informale. Poiché la COVID-19 ha creato una pressione senza precedenti sul settore sanitario, la parità di genere si è ridotta nello stato di salute e nell’accesso ai servizi sanitari. Se non fosse stato per i progressi nel dominio «potere», l’indice avrebbe registrato una diminuzione complessiva del punteggio. Gran parte di questi progressi è dovuta a una maggiore partecipazione femminile al processo decisionale economico e politico, che a sua volta è legata all’introduzione di quote stabilite per legge in un numero limitato di Stati membri dell’UE. Come abbiamo visto però, la strada da fare è ancora molta.

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