SCIENZA E RICERCA

I baby ricercatori sudcoreani

Lo stereotipo, con un fondo di verità, ci restituisce l’idea di bambini orientali molto precoci. In Giappone, per esempio, a partire dai primi anni di apprendimento si stabilisce il destino scolastico dello studente, che in base al merito può sperare di entrare in scuole più o meno prestigiose. Molti di noi, probabilmente, conoscono studenti scarsi durante i primi cicli scolastici che poi, al liceo o anche solo all’università, hanno avuto degli exploit inaspettati perché hanno avuto l’occasione di approfondire le materie per cui provavano un autentico interesse: in alcuni paesi del mondo questi studenti non avrebbero potuto avere accesso a corsi di alta formazione (avrebbero dovuto pensarci prima, quando avevano preferito le macchine telecomandate al Meccano!).

C’è però un paese in cui gli studenti sono così precoci che a partire dall’infanzia producono ricerche di livello universitario. Questi bambini super intelligenti vivono in Corea del Sud e, ovviamente, non esistono davvero. Come rileva Nature, un’indagine del ministero della pubblica istruzione sudcoreano ha individuato vari articoli di ricerca cofirmati da studenti delle superiori o addirittura delle medie. La “bomba” è scoppiata nel 2017 alla Seoul National University e inizialmente gli articoli incriminati erano ben 82. Dopo un’indagine è stato scoperto che alcuni bambini avevano effettivamente partecipato alle ricerche nel quadro di un progetto scolastico, ma nel frattempo l’indagine si allargava e i documenti passati al vaglio sono stati 794. Nel complesso sembra che questa sia solo la punta dell’iceberg di uno scandalo che si protrarrà per anni, come ha dichiarato a Nature Changgu Lee, scienziato dei materiali a Sungkyunkwan. Intanto il numero dei docenti coinvolti continua a crescere: un mese fa è stato pubblicato un nuovo rapporto che vede coinvolti altri nove accademici che hanno inserito questi nomi nei loro articoli, più altri due che erano già stati individuati in precedenza, ma di cui sono stati diffusi dettagli ulteriori.

Ma chi sono questi ragazzini superdotati o, per meglio dire, favoriti dai vertici dell’istruzione? In alcuni casi, per ora cinque degli ultimi 11, sono i figli degli stessi docenti e vengono nominati come autori anche se non hanno effettivamente partecipato alla ricerca. Un altro bambino è invece il figlio di un conoscente del professore, mentre negli altri casi pare che non ci sia una relazione diretta tra i bambini e i docenti, o perlomeno non è stata ancora scoperta. In ogni caso, sono ben 24 gli articoli che vedono ufficialmente dei minori come coautori clandestini, e il numero è destinato a salire.

Molto probabilmente tutto questo accade per facilitare l’accesso universitario ai ragazzi coinvolti, in un sistema scolastico che in Corea del Sud è davvero molto competitivo e che ora è sotto la lente di ingrandimento del governo per quanto riguarda l’accesso agli studi dell’élite sudcoreana. Il ministero della pubblica istruzione ha rilevato che alcuni dei baby ricercatori negli anni sono riusciti a entrare all’università proprio grazie all’inserimento degli articoli nella domanda di ammissione.
Ora come ora, gli accademici accusati sono 17. Erano 18, ma uno è stato assolto dopo aver fatto ricorso. Cosa rischiano questi professori? È ancora difficile dirlo: si va dal richiamo al licenziamento (come è già successo a uno degli accademici dell’università di Sungkyunkwan), passando per l’interdizione di un anno dalle attività di ricerca. In attesa di nuovi sviluppi, non resta che chiedersi se sia lecito e opportuno pretendere da un ragazzo delle competenze universitarie (che si suppongono necessarie per un articolo di ricerca) per essere ammesso all’università stessa.

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