SCIENZA E RICERCA

La compagnia dello spazio: tutte le sonde ancora attive dopo Ingenuity

Le missioni nello spazio stanno diventando sempre più frequenti. Oltre ad Europa e Stati Uniti, pionieri nelle esplorazioni spaziali, anche altri paesi come Emirati Arabi, India o Giappone hanno messo a disposizione strumenti e fondi per portare avanti missioni sempre più all’avanguardia. Queste esplorazioni hanno una rilevanza mondiale, per la portata delle scoperte a cui consentono di giungere, ma anche perché le loro vicende, accuratamente raccontate attraverso i canali social delle principali agenzie spaziali,  creano una vicinanza emotiva ed affettiva verso queste sonde. Si pensi alla fine della missione di Ingenuity, un elicottero spedito dalla Nasa su Marte per sperimentare i voli sul pianeta rosso, che ha avuto grande risonanza in tutto il mondo.

Il suo ultimo volo è avvenuto il 18 gennaio 2024, quando alcune delle pale del suo rotore hanno subito danni durante l’atterraggio. L’elicottero è andato oltre ogni aspettativa: su Marte dalla primavera del 2021, esso avrebbe dovuto effettuare fino a cinque voli sperimentali, mentre invece ne ha effettuati 72 ed ha percorso una distanza quattordici volte superiore a quella prevista, per un totale di due ore di volo. Ecco perché la fine della sua missione ha colpito tutti, da chi la studia più da vicino a persone comuni, affascinate dalle vicende dello spazio. Nonostante questo strumento abbia cessato la propria attività, tanti altri rimangono attivi e continuano a darci notizie su cosa ci sia al di là del nostro pianeta.

Gli strumenti che studiano il Sole, la stella che influenza maggiormente la vita sulla Terra, sono molteplici. Tra questi ricordiamo la sonda della Nasa che è riuscita per la prima volta a toccare la sua corona e che ancora oggi ci dà notizie della sua attività: Si tratta di Parker Solar Probe, lanciata il 12 agosto 2018.

La missione ha come obiettivo proprio lo studio della corona esterna del Sole, con la quale alla fine è riuscita ad entrare in contatto. La sonda è soggetta a temperature elevatissime, circa 1400 gradi, perciò è provvista di uno scudo protettivo per mantenere una temperatura di 30 gradi e garantirne il funzionamento. Si colloca, inoltre, nell’ambito di una ricerca più ampia che, dalla fine degli anni novanta, ha analizzato le violente eruzioni del Sole, le quali scagliano enormi flussi di particelle cariche che si propagano nello spazio. Questo vento solare raggiunge i pianeti ed è causa delle aurore boreali, che si sviluppano ai poli della Terra; Parker Solar Probe consente appunto l’approfondimento di questi fenomeni.

Allontanandoci un po' dal Sole, arriviamo su Venere. Qui troviamo Akatsuki, che è una sonda lanciata dall’Agenzia Spaziale Giapponese il 20 maggio 2010.

inizialmente non era riuscita ad entrare in orbita ed il tentativo è andato a buon fine soltanto nel 2015. I venti fortissimi che colpiscono frequentemente Venere hanno spinto la missione a concentrarsi sull’analisi della sua atmosfera; inoltre la sonda fornisce immagini della superficie del pianeta grazie alle sue telecamere ad infrarossi, che trasmettono anche panoramiche dei vulcani presumibilmente attivi su Venere.

Sono svariati  anche gli oggetti e le sonde che studiano Marte. Mars Express è una sonda lanciata il 2 giugno 2003 nell’ambito del programma New Horizon dell’Esa ed entrata in orbita marziana il 25 dicembre dello stesso anno

 La missione, tutt’ora in corso, si pone diversi obiettivi, tra cui la caratterizzazione mineralogica, lo studio dell’atmosfera e la mappatura fotografica ad alta risoluzione della superficie del pianeta rosso. Anche Mars Reconnaissance Orbiter si sofferma sull’analisi della superficie di Marte.

Si tratta di un’altra sonda lanciata dalla Nasa nell’agosto 2005 ed ancora operativa. Oltre a soffermarsi sugli aspetti visibili del pianeta, permette anche di studiarne il sottosuolo, attraverso un radar, Sharad (Shallow Radar), il principale strumento presente a bordo.

L’atmosfera ed il clima di Marte, spesso investito da tempeste di sabbia, hanno spinto anche gli Emirati Arabi a dare il proprio contributo a tali ricerche. Hanno, infatti, inviato una sonda, la Mars Hope, lanciata il 19 luglio 2020, che studia appunto i particolari aspetti meteorologici del Pianeta Rosso. https://www.emiratesmarsmission.ae/

Altre missioni concentrano la loro attenzione su particolari luoghi di Marte che potrebbero far pensare alla presenza di forme di vita sul pianeta. Con le sue 17 telecamere, il rover della Nasa Curiosity, che ha toccato la superficie marziana il 6 agosto 2012, ci ha consentito di ottenere le famosissime immagini del cratere Gale, che mostra i segni di un lago.

Il rover ha rilevato tracce di molecole di carbonio sul cratere, cosa che indicherebbe la presenza di forme viventi in tempi molto antichi. La missione, che continuerà fino al 2025, si propone anche di raccogliere ed analizzare dati sull’atmosfera di Marte. Sulla scorta di Curiosity è stato costruito Perseverance, un rover della Nasa lanciato il 30 luglio 2020 che è andato alla ricerca di altre forme di vita.

Tale strumento si trova nei pressi del cratere Jezero, in prossimità di un possibile delta fluviale: qui ha scoperto una concentrazione elevata di molecole organiche, che sarebbero presenti in varie zone del pianeta in modo non omogeneo. Perciò l’ipotesi che Marte abbia ospitato forme di vita potrebbe farsi più concreta, anche se queste molecole organiche potrebbero essersi formate nel corso del tempo per reazioni chimiche differenti, come quelle tra rocce ed acqua. Perseverance, inoltre, è il rover con cui Ingenuity è approdato su Marte.

Gli studi guardano con interesse anche a Giove, il più vasto pianeta del sistema solare. Le straordinarie scoperte della sonda Juno hanno portato la Nasa a decidere di prolungare una missione che avrebbe dovuto concludersi nel 2021.

Juno è stata lanciata il 5 agosto 2011, ed ha consentito di scandagliare la complessità dell’atmosfera di Giove. Ha mostrato, inoltre, immagini delle lune del pianeta, in particolare di Europa, una di esse. Tali immagini si sono rivelate molto preziose, poiché hanno consentito agli scienziati di ipotizzare che sotto la superficie di Europa ci sia un oceano d’acqua, fondamentale per la vita. È proprio per approfondire queste ipotesi che il viaggio di Juno continuerà all’incirca fino al 2025.

Una nuova vita ed un nuovo compito sono stati assegnati, invece, alle due sonde gemelle, Voyager 1 e 2.

Furono lanciate dalla Nasa nel 1977, e i loro obiettivi furono da subito molto ambiziosi: la Voyager 1 doveva raggiungere Giove e Saturno, la 2 Urano e Nettuno, ed entrambe le missioni ebbero un esito positivo. Ora Voyager 1 e 2 devono osservare gli effetti che il Sole genera ad una distanza sempre maggiore, divenendo quindi le uniche sonde al di fuori del sistema solare.

Ben note sono le missioni che si sono avvicendate sulla Luna per diversi decenni e che ancora oggi mirano a questo satellite. Recentemente è partita la sonda Slim, inviata dall’Agenzia spaziale giapponese: essa è atterrata sulla Luna il 20 gennaio 2024.

Tuttavia Tale missione sta avendo qualche problema, in quanto la sonda è atterrata capovolta. inoltre i suoi pannelli solari sono ostruiti e dunque non può rifornirsi di energia. Il successo della missione per ora è da ritenersi parziale, in quanto Slim è comunque riuscita ad inviare immagini sulla Terra ed è atterrata nel luogo desiderato. La speranza è che i suoi guasti possano essere risolti e che riesca a proseguire la missione.

L’importanza dei telescopi spaziali, che hanno il compito di osservare l’universo da un punto di vista differente e privilegiato, risulta fondamentale. Il telescopio Chandra, che la Nasa ha lanciato nel luglio del 1999, si basa sull’osservazione a raggi x ed ha permesso e permette ancora lo studio approfondito di supernovae, buchi neri e galassie.

Frutto di una collaborazione internazionale tra Nasa, Esa e Csa (Agenzia Spaziale Canadese), James Webb è invece un telescopio che orbita attorno al Sole.

Lanciato il 21 dicembre 2021, tale strumento si distingue da quelli precedenti perché possiede  uno specchio primario di 6.5 metri che consente lo studio delle lunghezze d’onda della banda infrarossa ed un ampio scudo termico multistrato per bloccare le interferenze di sorgenti di calore dalla Luna o dal Sole. Il telescopio sta apportando, rispetto a Chandra, ulteriori e importanti miglioramenti nell’osservazione a raggi infrarossi.

L’universo è infinito, e sarà impossibile osservarlo nella sua interezza. Ma sappiamo che, con questi ed altri strumenti sempre più innovativi, potremo approfondire ed incrementare sempre più le nostre conoscenze su luoghi sempre nuovi e diversi.

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