SOCIETÀ
Congelamento, liofilizzazione, restauro: le misure che salvano i libri alluvionati
Foto: Adobe Stock
La pioggia, ancora forte, non dà tregua in Emilia-Romagna. Nei giorni scorsi a Forlì, già duramente colpita, ci sono stati ulteriori allagamenti e così pure nel reggiano. I danni provocati dall’alluvione di maggio sono ingenti: un centinaio i comuni coinvolti, una quarantina dalle precipitazioni torrenziali, gli altri da eventi franosi che hanno interessato montagna e collina. Le conseguenze sono note: una quindicina di persone decedute, migliaia di sfollati e danni per diversi miliardi di euro tra strade, infrastrutture, abitazioni private, impianti produttivi e aziende agricole. Si aggiungano, inoltre, le perdite che interessano il patrimonio librario e archivistico: migliaia di volumi bagnati e infangati non potranno più essere recuperati.
Facciamo il punto con Melania Zanetti, presidente dell’Associazione italiana dei conservatori e restauratori degli archivi e delle biblioteche (Aicrab) e docente di conservazione e restauro del libro e del documento all’università Ca’ Foscari di Venezia e di teoria e storia del restauro all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
In che condizioni versa il patrimonio librario e archivistico nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna? Si può fare qualche considerazione generale?
Le condizioni del patrimonio antico compromesso non sono disastrose, a differenza di quanto è accaduto invece al materiale delle biblioteche destinate alla pubblica informazione. L’Emilia-Romagna sarà di esempio in futuro: l’allerta maltempo diramata nei giorni che hanno preceduto l’alluvione ha spinto i direttori delle biblioteche di conservazione, deputate alla custodia del patrimonio di pregio e storico, ad adottare misure di cautela. Per esempio, il materiale a rischio collocato al piano terreno o nei seminterrati, dove comunque non dovrebbe trovarsi, è stato messo in sicurezza preventivamente.
Il patrimonio storico maggiormente compromesso si trova nella biblioteca del Seminario di Forlì, ed era custodito nei locali del seminterrato che sono i primi a essere invasi dalle acque in caso di eventi estremi: questo è un elemento fondamentale di cui tener conto nella progettazione di una buona conservazione in biblioteca. Le operazioni di recupero si stanno svolgendo in larga parte qui e in qualche archivio della zona, mentre altre biblioteche come la Malatestiana di Cesena non hanno subito danni importanti. L’emergenza riguarda piuttosto le biblioteche di pubblica consultazione. Molto spesso il materiale librario è dislocato anche nei locali al piano terra, che sono stati invasi dalle acque. Dunque migliaia di volumi sono andati persi e ora sarà necessario sostituirli, ma questa è un’operazione possibile. Il patrimonio antico invece, i beni culturali, non sono sostituibili, sono una perdita definitiva.
Quali sono le azioni previste in un’emergenza di questo tipo?
L’Aicrab da molti anni si occupa del problema dell’acqua e delle alluvioni nella conservazione dei beni librari e archivistici e sul tema lo scorso marzo abbiamo organizzato un seminario, sulla scorta delle esperienze di Firenze del 1966 e di Venezia nel 2019. Le modalità di reazione, soprattutto a partire dagli insegnamenti fiorentini, nei decenni sono state molto affinate, le informazioni sulle azioni da compiere prima, durante e dopo l'evento - dato che non si deve reagire solo nel momento dell'emergenza - sono a disposizione di tutti grazie soprattutto a un lavoro enorme svolto dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, che ha organizzato giornate di dibattito, e reso disponibile materiale informativo di ogni genere. L’Emilia-Romagna ha saputo recepire tali indicazioni e per questo i danni sono stati limitati.
Quando ci si trova davanti a molti libri travolti da acqua e fango, come si seleziona il materiale da recuperare?
Non esistono criteri assoluti che possano guidare la scelta del materiale librario o archivistico da salvare in seguito a eventi come quello accaduto in Emilia-Romagna. Molto dipende dall'istituto che conserva il patrimonio: collezioni o singoli volumi e documenti sono considerati fondamentali quando sono caratterizzanti per l'istituto. Ci sono biblioteche di pubblica informazione, come le biblioteche civiche, che possiedono materiale librario da dare in consultazione o in prestito, ma talora anche un patrimonio storico locale, spesso manoscritti, libri a stampa antichi, collezioni di quotidiani o di pubblicazioni. È proprio il materiale caratterizzante quello che si cerca di recuperare per primo, in particolare quello considerato raro e di pregio.
Ogni istituto deve conoscere le proprie collezioni, e la linea da seguire in caso di eventi estremi va definita preventivamente in un piano di emergenza che indichi quali sono i fondi da salvare, dove si trovano, chi può accedere alle collezioni nei momenti critici: sebbene si insista molto su questo aspetto, sono ancora poche le istituzioni che possiedono linee guida di questo tipo. Invece, una pianificazione di tal genere permetterebbe di agire con consapevolezza anche in una situazione particolarmente difficile, senza lasciarsi sopraffare dall’urgenza. Nel caso specifico, i funzionari della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna, affiancati da bibliotecari e archivisti che conoscono il posseduto, hanno individuato il materiale librario e archivistico da recuperare.
Dopo aver selezionato i libri, come si procede?
Le tempistiche sono un fattore fondamentale da considerare: un libro bagnato è esposto ai danni dell'acqua che determina processi degradativi di tipo chimico, una fragilità dal punto di vista meccanico, ma soprattutto è essenziale per lo sviluppo dei microrganismi. La rapidità nella reazione dunque è importante, specie se si considera che l'acqua che ha imbevuto i materiali, associata a un clima con temperature che tendono a salire può causare uno sviluppo di agenti microbiologici in tempi molto veloci. In questo momento non ci sono le condizioni per poter procedere in loco all'asciugatura, pertanto il fango e tutto ciò che si è depositato durante l'alluvione vengono allontanati sommariamente dai materiali, con acqua corrente. Questo per esempio sta avvenendo fuori dal Seminario di Forlì, dove volontari opportunamente guidati puliscono i volumi estratti dal fango tenendoli chiusi, compatti. I libri vengono poi imbustati singolarmente in materiale plastico, e messi in appositi contenitori per essere trasportati in luoghi dove possono essere congelati, ancora bagnati.
Perché congelare i libri?
In questo momento il congelamento, per l'entità del danno, è la tecnica più efficace poiché consente il passaggio dell’acqua dalla fase liquida alla fase solida (ghiaccio); in questa fase si arrestano i processi di degradazione biologica, e dunque si evita il formarsi di focolai di muffa o di funghi a carico dei materiali. Alcune aziende alimentari hanno messo a disposizione i loro frigoriferi, dove la temperatura all’interno dei libri raggiunge velocemente livelli molto bassi, dell’ordine di -20/25 gradi centigradi. Questa modalità di abbattimento della temperatura, rapida, dà origine a cristalli molto piccoli, limitando in questo modo il rischio che il ghiaccio che origina dall’acqua liquida aumenti di volume e danneggi le strutture del materiale librario.
Il congelamento permette di guadagnare tempo e di superare l’emergenza. Durante l’alluvione di Firenze questo metodo ancora non esisteva e molto materiale è stato severamente compromesso, altro ha richiesto di essere disinfettato. Questa procedura è nata da elaborazioni successive e offre la possibilità di riflettere a mente fredda sulle scelte che riguardano principalmente i modi, i luoghi e i tempi del restauro. Il congelamento, oltre a evitare il danno microbiologico, limita anche i problemi che possono derivare dal rigonfiamento del materiale librario causato dalla presenza di acqua al suo interno; blocca la solubilizzazione degli inchiostri nei manoscritti; infine evita il compattamento delle carte, che in presenza di fango risulterebbe alquanto problematico.
Dopo il congelamento quali altre operazioni vengono condotte?
Successivamente i libri devono essere sottoposti a liofilizzazione durante la quale avviene il passaggio dell’acqua, per sublimazione, dalla fase solida a quella di vapore, senza passare nuovamente attraverso la fase liquida che risulterebbe dannosa per la carta.
Come vengono coordinati i lavori in Emilia-Romagna?
Tutte le operazioni sono coordinate dalla Soprintendenza archivistica e libraria dell’Emilia-Romagna, anche in collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Imprese private sono giunte per prime sul luogo dell’emergenza e hanno iniziato i lavori, in virtù dell’esperienza acquisita negli anni in materia di congelamento e restauro di materiale librario e archivistico.