Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna. Potrebbe essere l’inizio di una lezione sulla storia delle religioni e invece si tratta di un’esperienza che riguarda la storia militare. Avvertenza: non ti raccontiamo una di quelle storie per cui gli studenti universitari sono sfaticati perditempo, anzi, è proprio il contrario.
Casus belli
Un gruppo di volenterosi iscritti al secondo anno del corso di laurea in Storia del dipartimento DiSSGeA dell’Università di Padova termina una lezione particolarmente appassionante. Il relax post appunti si svolge nel più classico dei bar poco fuori l’aula, teatro come nelle canzoni di Gino Paoli, di idee rivoluzionarie. Il tema della discussione è la voglia di approfondire la storia militare. Al dipartimento non c’è un insegnamento specifico su questo tema, ed è proprio questa la scintilla che dà origine a tutto. “Perché non lo organizziamo noi?”.
"L'idea di partenza – spiega Giovanni – anziché lamentarci perché mancava questo tipo di approfondimento, è stata quella di attivarci in prima persona per provare a dare una mano. Non potevamo metterci a fare lezione, ma magari coinvolgendo il mondo accademico la cosa poteva funzionare".
L’organizzazione dell’offensiva
Il piano d’attacco è semplice ed efficace: organizzare una serie di incontri – “all’inizio ne volevamo fare dodici, poi abbiamo dovuto ridimensionare!” – che raccontassero di battaglie, di tecniche, e di avanzamenti di eserciti. Per garantire un adeguato livello i ragazzi si sono accorti che non ce l’avrebbero fatta, da soli. Di qui l’idea di invitare alcuni professori ed esperti, in servizio o in pensione, che potessero supportarli. L’audacia del puntare in alto è stata premiata, nonostante i rischi del “mandiamo pure una mail, ma tanto non ci risponderanno mai” fossero in agguato. I professori contattati hanno risposto non solo velocemente, ma anche con grande entusiasmo. Anche il dipartimento si è seduto al tavolo delle trattative e ben presto ha sposato l’iniziativa. Vittoria su tutta la linea.
Il reclutamento
Una volta organizzata la struttura del corso è arrivato il momento di far girare la voce, di raccontare agli studenti di questa possibilità. Anche qui non un passaggio immediato, per chi non vuole per forza cominciare un tour de force di pubbliche relazioni. "Quando abbiamo incontrato i nostri colleghi del primo e del secondo anno – aggiunge Giovanni – cercando di spiegare quello che avevamo in mente, abbiamo fatto girare un foglio per raccogliere i contatti di chi fosse interessato: ci hanno scritto circa 110 persone, e la cosa ci ha spiazzato!".
L’operazione “Ars militaris”
Il nome con richiami classicheggianti è quello che hanno scelto i ragazzi per il proprio progetto. Nello specifico si tratta di cinque incontri, che raccontano cinque epoche diverse dal punto di vista militare, tenuti ognuno da un docente diverso. Non si tratta di momenti di esaltazione belligerante, ma di approfondimenti sul valore storico delle battaglie e delle guerre, con tutte le implicazioni politico-sociali che questi scontri portano con sé. Il periodo dell'antichità verrà spiegato dal prof. Giovanni Brizzi, quello medievale da Aldo Settia, quello moderno da Pietro Del Negro, l'800 da Enrico Francia e il XX secolo con Marco Mondini.
"Oltre ai cinque incontri principali – ha spiegato Andrea – organizzeremo anche degli ulteriori approfondimento, che si concentreranno in particolar modo sulla Prima e sulla Seconda Guerra Mondiale".
Non se l’aspettavano tutto questo successo, i ragazzi di Ars militaris, ma stanno raccogliendo i frutti di un lavoro fatto sì di passione, ma anche di tenacia e voglia di fare. “Al primo incontro c’erano tantissime persone, c’era gente in piedi!” mi ha scritto Giovanni qualche giorno fa. Non male, come risultato della sfida iniziale.
"Per molti di noi è la prima volta in cui dobbiamo pensare e realizzare una cosa così complessa – ha concluso Matteo – c'è un po' di agitazione, ma il sostegno che abbiamo ricevuto da professori e dagli studenti ci dà una grande carica".