“Lavati bene le mani prima di venire a tavola!”. Una frase iconica che ognuno di noi si è sentito ripetere allo sfinimento quando da bambini si usciva a giocare in giardino. I germi. Il nemico ufficiale da combattere, profanatori dei piatti di pastasciutta appena spadellati. Se avessero detto alla nonna che un giorno un team di ricerca avrebbe proposto di creare una “banca dei germi”, probabilmente non li avrebbe presi troppo sul serio, e non ci stupiremmo se avesse loro negato la possibilità di mangiare al nostro stesso tavolo.
Ma avrebbe avuto torto. Un gruppo di ricercatori della Rutgers University, coordinato dalla professoressa Maria Gloria Dominguez-Bello, suggerisce che anziché lottare a spada tratta contro i germi dovremmo cercare di collezionarli, di preservarli. Per farlo ha avanzato una proposta, quella di creare una “banca dei germi”, simile a quella che già esiste per i semi.
@OSIRISREx #wetheexplorers
— Tasha Sturm (@tasturm1) 8 marzo 2016
Bacterial hand print of my 8 year old son. pic.twitter.com/JHYNxxiVfF
Un'immagine diventata virale sui social: la fotografia “manobatterica” di un bambino che aveva giocato in giardino
Perché una banca dei germi?
Quello che può sembrare un’idea un po’ bizzarra nasconde invece un interessante spunto di approfondimento: non tutti i germi con cui veniamo a contatto, infatti, sono dannosi. La medicina moderna ha permesso di debellare tantissimi elementi pericolosi per il nostro organismo, principalmente tramite l’utilizzo di antibiotici, i quali però spesso hanno un’azione distruttiva-non-selettiva. Questa azione può coinvolgere anche i “germi buoni”, rendendoci paradossalmente più esposti a certi tipi di attacchi. Esistono ad esempio alcuni germi che possono cambiare la loro azione, diventare “buoni” o “cattivi”, a seconda dell’ambiente in cui si trovano.
“ Esistono anche "germi buoni", e dobbiamo evitare di distruggerli
Sbarazzandosi di tutti i germi si rischia dunque, in alcuni casi, di creare dei danni e occorre attrezzarsi per preservare quegli organismi che potrebbero tornarci utili. I nostri antenati sono sopravvissuti a diverse epidemie grazie ai microbi presenti nel loro corpo e, rimanendo nel presente, gruppi di persone che vivono più isolati – come gli Hadza in Tanzania o i Matsés peruviani – hanno germi "benefici" che spariscono meno velocemente di altri. La perdita di questo tipo di ricchezza e diversità, inoltre, può condurre, specialmente se concentrata nei primi periodi di vita di una persona, allo sviluppo di malattie come asma, diabete o allergie al cibo.
La proposta apre lo spazio per altre domande: quali tipi di germi dovremmo classificare? Come avviene questa scelta? In che maniera viene garantita la loro conservazione? Al netto di queste questioni la proposta offre interessanti spunti di riflessione sul tema della salute umana, e sulle nostre future scelte relative alle nostre cure.
Maria Dominguez-Bello, autrice della proposta della creazione della "banca dei germi", racconta l'impatto della società occidentale sulla composizione del microbioma