CULTURA

Note di regia. Francesca Ferrario, la meraviglia in stop-motion

"Questo mondo miniaturizzato è straordinario: dal controllo della luce alle persone realizzate in scala, in un design che serva allo scopo, tutto contribuisce a creare qualcosa di speciale". Animatrice stop-motion, regista e sceneggiatrice, Francesca Ferrario vive a Padova e lavora a progetti di respiro internazionale: l'abbiamo incontrata nel suo studio per realizzare il quinto episodio della serie Note di regia. "Amo l'animazione da sempre, la adoravo già da piccola: dicono che questa passione, con la maturità, dovrebbe abbandonarti, a me invece non ha mai lasciato".

Dopo il liceo artistico e l'Accademia di Belle arti a Venezia, per continuare la sua formazione e specializzarsi, Ferrario sceglie Bristol, la capitale dell'animazione, e lì scopre un mondo in cui si sente subito a suo agio: “Grazie a Carlo Montanaro, mio professore all’Accademia, sono andata alla Mostra del Cinema di Venezia e ho visto A Close Shave (Una tosatura perfetta) di Nick Park, terza avventura di Wallace & Gromit, è stata una folgorazione e ho capito di voler fare esattamente quello. Da lì in poi l’animazione in stop-motion è diventata il mio obiettivo. Conclusi gli studi all’Accademia ho vinto una borsa di inserimento in azienda e sono andata a Bristol, centro di tutta l’animazione. Ci sono rimasta tre mesi, ho lavorato per Bolex Brothers, studio che oggi non esiste più e che rispetto all’Aardman realizzava progetti più dark. Ancora oggi, in me, convivono un’anima leggera e una più scura e sono convinta che entrambe si sposino benissimo con la stop-motion”.

Questo mondo miniaturizzato è straordinario […] tutto contribuisce a creare qualcosa di speciale Francesca Ferrario

Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore

C'è la sua firma su Galline in fuga (2000) dello studio di animazione britannico Aardman Animations: "Sono entrata a Galline in fuga facendo press molding", un processo tecnico attraverso il quale vengono preparati dei calchi per creare “becchi, testoline, zampette” delle galline del film. "Dopo poco sono diventata assistente animatore e così, dal grande laboratorio luminoso dei model makers, sono passata a lavorare dentro lo studio degli animatori, al buio, in set isolati da tende nere", dove avviene la magia. 

Il primo cortometraggio indipendente, che porta la sua firma come regista, è Bertie and Roderick in a Bit of a Fix: "L'ho realizzato attraverso uno storyboard, senza dover scrivere una sceneggiatura vera e propria perché la storia era mia ed era già tutta nella mia testa". Seguono collaborazioni belle e importanti a Miffy And Friends, Jingle Bells - i cartoni dello Zecchino, alcuni episodi delle web-serie Arctic Friends e Puffins, spin-off del film d’animazione Arctic Justice, un’avventura glaciale, con la voce di Johnny Depp - ma, per Ferrario, una delle esperienze più significative resta quella legata al progetto Unesco The Good (Water) Governance Recipe , "grazie al quale ho potuto lavorare accanto a grandi nomi dell'animazione, come Studio Bozzetto e Steve Cutts", racconta. "Ognuno doveva affrontare un argomento, a me è toccata la governance, ovvero il monitoraggio e la gestione delle risorse, e alla fine credo di essere riuscita a renderla comprensibile, masticabile, proponendo la metafora della pizza, o meglio del fare la pizza: per sviluppare un concetto difficile, come la gestione delle acque dolci rispetto all’ambiente in cui ci si trova a operare, ho cercato l'equilibrio tra i giusti ingredienti, senza lasciare fuori nessun elemento". 

Ancora oggi, in me, convivono un’anima leggera e una più dark e sono convinta che entrambe si sposino benissimo con la stop-motion Francesca Ferrario

Ferrario ha appena concluso il suo ultimo cortometraggio in puppet stop-motion: si intitola Geometrie della fine, ora in tour nei festival, ed è ispirato al racconto Lo scarafaggio di Dino Buzzati contenuto nella raccolta La boutique del mistero. Due pupazzi, un essere umano e uno scarafaggio, per due soli ambienti, un lavoro per il quale Ferrario scrive anche una sceneggiatura, non si affida solo allo storyboard, assecondando l'esigenza di trovare una strada personale oltre il racconto di Buzzati. "Nel racconto di Buzzati succedono cose quasi inafferrabili e l'atmosfera è attraversata da una angoscia palpabile, determinata dalla morte che incombe. Vedremo come andrà, attendo di capire la risposta del pubblico dei festival, considerando che ultimamente circolano lavori diversi da questo, più leggeri e comici". 

Il sogno nel cassetto? Rendere tridimensionale Redipicche di Bottaro, un fumetto uscito tra gli anni Sessanta e Settanta sul Corriere dei piccoli, e “che i ragazzi di oggi sicuramente non conoscono”.  E continua: “Con Luca Raffaelli e Giuseppe Schillaci avevamo messo insieme storyboard, personaggi, e io avevo creato i pupazzi, ma non siamo riusciti a portarlo in tivù perché il progetto è stato considerato vecchio, lontano dai gusti di oggi. Io resto della mia idea e non sono d’accordo. È una gloria italiana ed è qualcosa di completamente diverso da quello che si vede oggi: proprio per questo potrebbe funzionare e, secondo me, ai bambini piacerebbe!”.

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