Note di regia. Marco Zuin, la gentilezza del cinema

Una scena tratta dal documentario "Niente sta scritto" (2017), regia di Marco Zuin
Ne La sedia di cartone (2015) viene raccontata la quotidianità del piccolo Jeoffrey, un bambino africano che non può muoversi autonomamente e del quale si prende cura una intera comunità, nel documentario Niente sta scritto (2017) due storie procedono insieme, quella di Piergiorgio Cattani, studioso e giornalista trentino con una grave malattia degenerativa, la distrofia muscolare di Duchenne, e quella di Martina Caironi, atleta paralimpica e pluricampionessa. E ancora, Hoa (2018) è la storia di una guaritrice appartenente alla minoranza etnica Dao, in un villaggio rurale nel Vietnam del Nord. Al centro dell'interesse e del lavoro di Marco Zuin, regista padovano che da anni ormai vive a Treviso, ci sono storie (apparentemente) piccole ma, in realtà, molto potenti: vicende che non fanno rumore e proprio per questo rischiano di non essere viste. I protagonisti dei documentari sociali di Zuin hanno sempre qualcosa in comune: arrivano dritti al cuore di chi guarda, e ancora prima, di chi decide di portarli al cinema. "Sono le storie che ti vengono a cercare - precisa il regista a Il Bo Live -, ci finisci in mezzo e scopri di aver voglia di raccontarle": l’ultima, in ordine di tempo, racconta la vita dell'intellettuale antifascista e partigiano Antonio Giuriolo ed è al centro di un documentario realizzato con Giulio Todescan.
“ Sono le storie che ti vengono a cercare, ci finisci in mezzo e scopri di aver voglia di raccontarle
Servizio di Francesca Boccaletto e Massimo Pistore
Quello proposto da Zuin è un cinema gentile, lontano dalle dinamiche della competizione. Tra documentari e cortometraggi, appare evidente il desiderio costante di incontrare le esistenze degli altri in maniera autentica, per dar voce ai più fragili, a realtà poetiche, nascoste, silenziose. C'è un filo rosso che unisce i suoi film, si rintraccia facilmente e rivela anche un preciso modo di intendere la vita: "Le mie sono tutte storie di prossimità, quelle che - a volte penso - non racconterà nessun altro: per questo ci provo io. Nei miei lavori non sempre le situazioni cambiano: non ci sono grandi archi narrativi, non ci sono redenzioni o conflitti. Ci sono, invece, fotografie del quotidiano".
Nel 2011, insieme all'attore, scrittore e poeta Vasco Mirandola, Zuin realizza i suoi Zuggerimenti poetici, una serie di irresistibili "microfilm" per visualizzare la poesia, una proposta intima, una esperienza fondamentale anche per la sua personale crescita artistica: "Lavorando con Vasco ho conquistato consapevolezza del mio ruolo di autore", spiega. Autore, ma prima di tutto spettatore. Sviluppa presto la passione per il cinema, condividendola con il padre. “Ricordo ancora il primo film visto in sala con lui: mi portò a vedere Chi ha incastrato Roger Rabbit?, avrò avuto otto o nove anni. In seguito il mio gusto si è formato soprattutto attraverso i film francesi, penso a Rohmer e al suo modo delicato di raccontare, un cinema di atmosfera".

Marco Zuin fotografato da Massimo Pistore
“ Il documentario mi ha permesso di trovare i primi budget per poter viaggiare e raccontare storie di altri Paesi
"Non ho fatto grandi esperienze all'estero, da ragazzo non mi sono allontanato da Padova, per questo per me il cinema è diventato una occasione: il documentario mi ha permesso di trovare i primi budget per poter viaggiare e raccontare storie anche di altri Paesi: sono stato molte volte in Kenya e in Vietnam", e ancora in Tanzania e in Burkina Faso. e lo sguardo del documentario ha continuato a nutrire la sua curiosità.
Oltre alla regia, da diversi anni Marco Zuin si dedica alla formazione: "Ho scoperto una passione: cerco di trasmettere le mie competenze ai più giovani. In questo caso, il cinema diventa un mezzo per coinvolgere ragazze e ragazzi, creando un progetto collettivo". E se il mondo del cinema oggi fa un po' fatica in sala, soffrendo per la carenza di spettatori, "io penso che le piccole opere abbiano maggiori opportunità di confrontarsi direttamente con il pubblico: ogni proiezione prevede anche la presenza d'autore" e questo crea una relazione preziosa, destinata a durare e crescere nel tempo.