SOCIETÀ

La cura del paesaggio come forma di cittadinanza attiva

Sono passati vent'anni dalla firma del primo trattato internazionale dedicato specificamente al paesaggio europeo come patrimonio naturale e culturale vivente, fondamentale per il benessere delle popolazioni che lo abitano. Si tratta della Convenzione Europea del paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 ed entrata in vigore nel 2004.

In questo documento, aperto sia alla firma degli Stati appartenenti al Consiglio d'Europa o aderenti alla Comunità europea, sia di quelli esterni, viene rimarcata l'importanza dell'impegno e della cooperazione internazionale finalizzati alla protezione, alla salvaguardia e alla pianificazione del paesaggio terrestre e acquatico, urbano e rurale, ordinario o eccezionale all'interno del territorio europeo.

Alla base della Convenzione si trova il concetto di paesaggio come: “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”, per cui la politica del paesaggio è “la formulazione, da parte delle autorità pubbliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orientamenti che consentano l'adozione di misure specifiche finalizzate a salvaguardare gestire e pianificare il paesaggio”.

Ne abbiamo discusso con la professoressa Benedetta Castiglioni, del dipartimento di scienze storiche, geografiche e dell'antichità all'università di Padova e membro del comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio regionale per il paesaggio.

“Secondo la Convenzione, il paesaggio dev'essere conosciuto nelle sue dinamiche e nei suoi processi per poter realizzare non solo azioni di mera conservazione, ma anche di salvaguardia, gestione delle trasformazioni e pianificazione”, spiega la professoressa Castiglioni. “L'attuazione dei principi contenuti nella Convenzione da parte dei singoli stati è una questione complessa, perché ognuno di loro deve trovare il modo di integrare quest'idea di paesaggio dentro la propria normativa esistente. In Italia, questo è un processo complesso perché la nostra normativa sul paesaggio ha origini antiche e tende a valorizzare il paesaggio come bene culturale occupandosi però soprattutto di conservare i cosiddetti “bei paesaggi”, mentre invece la Convenzione difende il valore di tutti i paesaggi. Questa attenzione italiana ai paesaggi eccezionali si traduce nelle politiche di tutela di paesaggio come quella del vincolo paesaggistico, e nella pianificazione paesaggistica, un processo che in Italia è molto lento e che prevede di integrare i presupposti della Convenzione europea dentro le normative attuali”.

“L'idea più innovativa della convenzione è quella di considerare il paesaggio rivolto al benessere delle popolazioni e alla qualità della vita”, sottolinea la professoressa Castiglioni. “La popolazione viene quindi messa al centro della convenzione, così come viene messa al centro del concetto di paesaggio. Per questo motivo ha il diritto di godere di un paesaggio di qualità ma il dovere di prendersene cura. Le prime misure specifiche proposte dalla Convenzione riguardano infatti le azioni di partecipazione dei cittadini tramite attività di sensibilizzazione e formazione.
In questo senso, la Convenzione difende quindi l'importanza dell'educazione al paesaggio, che va attuata tramite azioni di sensibilizzazione, divulgazione e partecipazione.

La Convenzione ci dà la possibilità di renderci conto che la cura del paesaggio è una questione strettamente legata alla qualità della nostra vita, e che noi tutti abbiamo la possibilità e il dovere di relazionarci nei confronti del paesaggio con consapevolezza, perché anche una serie di piccole azioni quotidiane possono avere una grande efficacia”.

Quanto è alta però l'attenzione media dei cittadini su questo tema? La popolazione è davvero consapevole che i paesaggi sono nelle loro mani?

“L'attenzione al tema è alta, ma forse c'è scarsa abitudine a guardare i paesaggi per comprenderli e imparare a prendersene cura. La difficoltà a sviluppare una passione per il paesaggio deriva proprio dalla fatica a sentirlo come proprio, considerandolo qualcosa con cui possiamo relazionarci direttamente. Questo succede in primo luogo perché l'approccio normativo italiano rischia di allontanare i paesaggi dalle persone, perché facendo riferimento solo ai paesaggi di grande qualità, si rischia di non capire che bisogna occuparci di quelli più vicini a noi. Oltre a questo, ritroviamo anche una scarsa presenza dell'educazione al paesaggio nelle scuole, dove tra l'altro si studia anche pochissima geografia”.

L'attenzione al paesaggio in fondo è anche un modo per diventare cittadini attivi, perché insegna ad avere maggiore consapevolezza del mondo da cui si è circondati e quindi ad agire meglio nei confronti delle altre persone con cui si condivide lo stesso paesaggio. Come fare allora per promuovere l'educazione al paesaggio e sensibilizzare la popolazione ad avere cura degli spazi attorno a loro?

“Sono necessari continui sforzi per diffondere il più possibile la cultura del paesaggio. I progetti dell'Università di Padova sul tema sono numerosi, e coinvolgono i colleghi di diverse discipline e dipartimenti. Il nostro ateneo aderisce infatti a UNISCAPE, rete delle Università per l'applicazione della Convenzione europea del paesaggio. Con l'Osservatorio regionale per il paesaggio, abbiamo anche organizzato nel 2017 il Corso di alta formazione: Il paesaggio tra conflittualità e integrazione.

Inoltre, nell'intervento ufficiale alla Conferenza online di celebrazione del ventennale organizzata da Uniscape, Maguelonne Dejeant-Pons, Segretario Esecutivo della Convenzione Europea del Paesaggio presso il Consiglio d'Europa, ha citato come esempio di azione rilevante delle università per l'applicazione della Convenzione stessa la nostra nuova laurea magistrale in Scienze per il paesaggio.

Infine, in occasione del ventennale è stato organizzato il progetto In20amo il paesaggio, organizzato per promuovere la Convenzione europea e i suoi principi e nato da una lunga attenzione all'educazione al paesaggio nella ricerca e nelle azioni a partire da un convegno del 2006 dal titolo Il paesaggio vicino a noi: educazione, consapevolezza, responsabilità, che è stato uno dei primi convegni internazionali a occuparsi di questi argomenti. All'interno di questo progetto abbiamo pensato a una proposta didattica rivolta a tutte le scuole del Veneto, per offrire a studenti e insegnanti un'occasione di educazione civica, con la possibilità di coniugare l'attività in presenza con quella a distanza, per imparare a esprimere il proprio amore per il paesaggio ma anche la capacità di attivarsi per i paesaggi che desideriamo per il nostro futuro”, conclude la professoressa Castiglioni.

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