SCIENZA E RICERCA

Disputa scientifica sull'autenticità della sindone

Recentemente sono uscite alcune affermazioni sulla Sindone che necessitano qualche chiarimento. In accordo con quanto riportato in una recente pagina la Sindone è un oggetto di grandissimo interesse scientifico per la sua doppia immagine corporea ancora oggi non riproducibile o spiegabile, ma anche un oggetto di grande interesse religioso perché molti sono convinti che essa riporti alcune tracce della risurrezione di Gesù. 

Questo fatto ha destato e desta tuttora non pochi problemi logico-deduttivi perché alcuni ricercatori tendono a influenzare gli aspetti scientifici propri della Reliquia più importante della cristianità sulla base degli aspetti religiosi personali. In questo caso, è molto facile che vengano quindi scritti documenti orientati all’obiettivo. Per esempio alcuni contrari all’autenticità appaiono a volte ciechi di fronte a evidenze scientifiche non consone al loro credo; è questo anche il caso di un articolo che viene di seguito commentato riportando in corsivo le affermazioni in discussione.

- Le vere sindoni giudaiche del I secolo note agli archeologi - una decina - sono completamente diverse dalla Sindone di Torino. Tutte presentavano più teli, e corde per completare le sepolture; la trama dei tessuti aveva una semplice struttura 1:1 (la Sindone è a spina di pesce 3:1), la torcitura dei fili era in senso orario, come quelli prodotti in Israele, mentre quelli con torcitura antioraria erano la norma in Grecia e in Italia. (la Sindone è antioraria)

Le sindoni giudaiche sono diverse perché avvolsero cadaveri per più della quarantina di ore della Sindone di Torino, quando il corpo scomparve in un modo non ancora spiegato dalla scienza. Questo è dimostrato per esempio dal sangue ridisciolto per fibrinolisi nell’ambiente umido del sepolcro che avrebbe causato alcune sbavature sui decalchi delle ferite, assenti sul Lenzuolo, a causa di uno strisciamento durante l’eventuale movimentazione per l’estrazione del cadavere che però non mostra alcun segno di putrefazione.

Anche a fianco della Sindone molti studiosi ritengono che furono posti rotoli di bende impregnate di sostanze antiputride ma ovviamente non si dispone di fotografie attestanti la sua disposizione nel sepolcro.

Effettivamente le caratteristiche tessili della Sindone non sembrano imputabili all’area palestinese, e un recente studio sul DNA delle polveri aspirate dalla Reliquia (G. Barcaccia et al., Uncovering the sources of DNA found on the Turin Shroud, Scientific Reports vol. 5, N.14484, 2015) propone un’origine indiana. La torcitura “z” antioraria è tipica di tessuti confezionati per sacerdoti di alto rango (libro dell’Esodo della Bibbia) e la Sindone è proprio un lenzuolo tessuto a mano con qualche difetto di intreccio, ma di elevato pregio con una particolare struttura 3:1 e coerente col fatto che potesse essere stato acquistato da una persona facoltosa come Giuseppe d’Arimatea. 

-Non esistono tracce documentate della Sindone di Torino fino al 1355, quando comparve improvvisamente in Francia, a Lirey…. Un memoriale del vescovo Pierre d’Arcis (1389) al papa Clemente VII riporta infatti con parole durissime tutte le furiose polemiche immediatamente successive alla prima ostensione….

Non mi addentro in discussioni storiche, ma ricordo soltanto che molti autori (I. Wilson, Holy Faces, Secret Places, Doubleday, London 1991) hanno evidenziato diverse tracce della presenza della Sindone a partire dai primi secoli dopo Cristo e hanno descritto in modo un po’ diverso la polemica del 1355 quando anche in quel caso ci furono accese dispute sull’autenticità e alcuni documenti ufficiali furono perfino corretti a posteriori. 

Invece ci tengo a osservare che uno studio numismatico sulle monete bizantine coniate a partire dal 692 d.C. (G. Fanti, P. Malfi, “Sindone – primo secolo dopo Cristi!”, ed. Segno, 2014) evidenzia, con probabilità assai prossima al 100% che la Sindone fu presa come modello per la raffigurazione di Cristo. La presenza del Gesù sindonico nei primi secoli d.C. non è solo confermato dall’analisi numismatica, ma anche da numerosi esempi dell’iconografia bizantina.

- Per vari secoli, la Chiesa stessa considerò dunque la Sindone un falso, pur permettendone il crescente culto, soprattutto dopo che il telo, ormai proprietà dei Savoia, fu trasferito in Italia.  

L’affermazione non sembra corretta; infatti, già quando la Reliquia era a Chambéry in Francia, nel 1506 Papa Giulio II approvò il culto e la messa della Sindone, fissandone la festa al 4 maggio e dichiarando che non solo la Sindone doveva essere venerata ma anche adorata in quanto conteneva una parte del corpo di Gesù Cristo: il sangue. (E. Garello, La Sindone e i Papi, Ed. Corsi, Torino 1984).

- L'immagine della Sindone manca di quelle deformazioni geometriche da attendersi da un'interazione tra telo e corpo. Abbiamo deciso di verificare sperimentalmente ….Nonostante vari lavori teorici, questo semplice esperimento pratico non viene mai effettuato dai “sindonologi”.

Prove sperimentali eseguite dal mio gruppo di ricerca invece dimostrano proprio il contrario. Il problema sta nel fatto che spesso vengono eseguiti test troppo semplicistici che non considerano l’effettivo avvolgimento della Sindone attorno ad un corpo posto in una posizione non perfettamente supina per la rigidità cadaverica assunta in croce e con la bocca fasciata da una mentoniera. 

Inoltre distorsioni di tipo pseudo-cilindrico sono facilmente evidenziabili sull’immagine corporea soprattutto in corrispondenza del torace e dei polpacci. Chi afferma che questo tipo di esperimenti pratici non viene mai effettuato dai “sindonologi” è bene che legga un po’ di letteratura scientifica sull’argomento.

Il (presunto) sangue visibile sulla Sindone è troppo rosso per essere credibile. È invece ben noto che il sangue, fuoriuscito da un corpo vivo, diventa ben presto scurissimo per la degradazione dell’emoglobina….

Anche in questo caso chi ha fatto queste affermazioni non si è sufficientemente aggiornato. È infatti uscito un recente lavoro (G. Fanti, G. Zagotto, “Blood reinforced by pigments in the reddish stains of the Turin Shroud”, Journal of Cultural Heritage, 2017) dove risulta da analisi spettrometriche che le tracce ematiche sono di vero sangue, però alterato dalle alte temperature dell’incendio cinquecentesco di Chambéry. Queste tracce ematiche, affievolitesi col passare dei secoli, sono state probabilmente ravvivate qualche secolo fa aggiungendo pigmenti di ocra rossa e cinabro, ma privi di legante per non deturpare troppo la Reliquia.

- Inoltre, è fisicamente impossibile che del sangue fuoriuscito dal cuoio capelluto coli sulla superficie esterna della capigliatura, anziché impiastricciarla tutta.

Prima di dichiarare l’impossibilità fisica in modo sommario sarebbe necessario eseguire verifiche sperimentali, tenendo conto però che le croste di sangue formatesi nei capelli in seguito all’infissione della corona di spine, si sono ridisciolte per fibrinolisi nell’ambiente umido del sepolcro.

- I capelli, tra l'altro, in un corpo prono ricadrebbero ai lati del viso e non potrebbero lasciare il tipo di impronta visibile sulla Sindone.

Innanzitutto non risulta che l’Uomo della Sindone fosse stato deposto prono, ma supino con la sua rigidità cadaverica assunta in croce. Inoltre bisogna tener conto della probabile presenza di una mentoniera e del fatto che probabilmente i capelli erano impaccati dal sudore, dal sangue e dalla possibile presenza di unguenti.

-Recentemente, uno studio sperimentale condotto secondo la tecnica della BPA (Bloodstains Pattern Analysis, analisi delle tracce ematiche) facendo gocciolare del sangue sul corpo di un volontario e su un manichino ha dimostrato la inverosimiglianza della posizione di varie tracce di sangue della Sindone. ….

Lo studio in questione è stato criticato da molti e il Gruppo Scientifico Padovano anche composto da medici degli Ospedali di Padova ha emesso un comunicato stampa di questa Università bollando il lavoro come studio non convincente perché poco documentato dove il problema sindonico è stato affrontato in modo limitato tramite sperimentazioni semplicistiche. Quindi ovviamente i risultati ivi riportati non sono significativi. 

… una prima commissione istituita nel 1973 dal Cardinal Pellegrino, comprendente medici legali ed esperti di analisi forensi, non rilevò sangue, ma presenza di granuli rossastri insolubili. …. Nel 1980 Walter McCrone, microscopista di fama mondiale, esaminò più di 8.000 fibre e particelle prelevate dal telo con speciali nastri adesivi, riscontrando tracce di pigmenti come l’ocra rossa, e di coloranti quali il cinabro e l'alizarina, e non trovò sangue. …. Alcune delle conclusioni di McCrone, comunque, sono state recentemente confermate. Nel 2008, infatti, sono state eseguite analisi per spettrometria Raman sulla polvere raccolta nel 1978 con uno speciale aspiratore tra la Sindone e la tela di supporto. E' stata confermata la presenza di una grande quantità di particelle di ossidi di ferro a vari gradi di idratazione (ocra), nonché di cinabro e altri pigmenti pittorici.

È questo un tipico esempio in cui vengono dimenticati risultati importanti, tra l’altro assai più recenti, che non sono a favore della tesi che si vuole dimostrare. In un recente lavoro (G. Fanti, G. Zagotto, “Blood reinforced by pigments in the reddish stains of the Turin Shroud”, Journal of Cultural Heritage, 2017) viene dimostrato, attraverso analisi spettrometriche Raman e FT-IR, che le tracce ematiche sono di vero sangue. Chi poi cita il lavoro del 2008 si dimentica di annotare che fra gli “altri pigmenti pittorici” fu trovato il lapislazzuli che è di colore blu. Questo pigmento fa invece pensare a contaminazioni esterne, forse anche per aderenza con altre sindoni dipinte che divenivano quindi reliquie per contatto, e non certo a coloranti utilizzati per l’immagine corporea della Sindone.

… la datazione col metodo del Carbonio 14. Nel 1988 piccoli campioni prelevati da un angolo del telo furono inviati ai tre laboratori …. Le analisi, … stabilirono che il lino utilizzato per la Sindone era stato raccolto tra il 1260 e il 1390. In perfetta concordanza con l'età storica del telo, comparso - ricordiamo - nel 1355.

La datazione al Carbonio 14 del 1988 è stata oggetto di ampie discussioni soprattutto perché la misurazione fu affetta da diversi problemi procedurali, misuristici e statistici (M. Riani, et al.: “Regression analysis with partially labelled regressors: carbon dating of the Shroud of Turin” Journal of Statistical Computing. Stat Comput, 2012). 

Cinque metodi diversi, tra loro indipendenti sono invece concordi con l’assegnare il primo secolo d.C. come probabile epoca in cui fu costruito il manufatto. Un Progetto di Ateneo dell’Università di Padova (CPDA-099-244) ha permesso di sviluppare metodi alternativi di datazione chimici e meccanici. I metodi chimici, basati sulla spettroscopia FT-IR / ATR e Raman hanno datato la Sindone rispettivamente a 300 a.C. ± 400 anni e 200 a.C. ± 500 con un livello di confidenza del 95% (Fanti G., P. Baraldi, R. Basso, A. Tinti, Non-destructive dating of ancient flax textiles by means of vibrational spectroscopy, Vibrational Spectroscopy, 2013). 

Il metodo meccanico basato sull'analisi di alcuni parametri come il carico di rottura, il modulo di Young e il fattore di perdita, dopo un'adeguata taratura basata sui risultati di due dozzine di campioni di età nota, ha indicato un’età della Sindone del 400 d.C. ± 400 con un livello di confidenza del 95% (G. Fanti, P. Malfi, “Sindone – primo secolo dopo Cristi!”, ed. Segno, 2014). 

A questi tre metodi, Raman, FT-IR e meccanico sono da aggiungersi il metodo numismatico che vede la Sindone antecedente al VII secolo d.C. e un altro metodo chimico sviluppato dal chimico statunitense Raymond Rogers, basato su stime delle costanti cinetiche per la perdita di vanillina dalla lignina, che vede la Sindone antica da 1300 a 3000 anni (R. Rogers, “Studies on the radiocarbon sample from the shroud of turin”, Thermochimica Acta 425 (2005) 189–194).

A questo punto rispunta la solita domanda: come mai sono stati dimenticati tutti questi risultati nel report in discussione? 

Le proprietà dell'immagine sindonica, effettivamente, sono varie e molto peculiari, e si dice siano sostanzialmente inspiegabili e/o irriproducibili. … negativo fotografico… 3D … leggera bruciatura o strinatura … non è praticamente fluorescente… L’immagine si trova nelle fibre più superficiali dei fili … Essa sembra dovuta principalmente non alla presenza di particelle di pigmenti, bensì a una colorazione … attribuibile a una ossidazione o degradazione della cellulosa …

Questa analisi dell’immagine corporea della Sindone è alquanto sommaria perché le caratteristiche particolari, irriproducibili tutte assieme, sono anche molte altre. Per esempio nel lavoro (G. Fanti, “Hypotheses regarding the formation of the body image on the Turin Shroud. A  critical compendium”, J. of Imaging Sci. Technol., Vol. 55, No.6, p. 060507, 2011) vengono riportate, tra le altre, anche le seguenti caratteristiche. Un'immagine corporea è visibile in aree dove il contatto corpo-telo era certamente assente come lo spazio fra guance e naso; la risoluzione dell’immagine è di 4,9 ± 0,5 mm ma nessun contorno è ben definito; la Sindone avvolse un corpo umano da cadavere; le distorsioni dell’immagine di mani, polpacci e busto corrispondono a quelle ottenute da un uomo avvolto in un lenzuolo; è evidente il pronunciato rigor mortis del corpo; l'immagine non mostra segni di putrefazione. 

Le fibre di lino dell'immagine si trovano solo sulle parti più esterne dei fili, lasciando le fibre interne non colorate, ma la colorazione non appare sotto i fili che si incrociano nella trama del tessuto. Le fibre di immagine sono adiacenti a fibre non colorate e il colore è concentrato in corrispondenza delle fessure dove due o più fili si incrociano. Il colore si trova sullo strato esterno della fibra di lino, spesso 0,2 micrometri e interpretato come la parete cellulare primaria delle fibre, quindi la cellulosa del midollo della fibra non è colorata. Le fibre sono colorate uniformemente intorno alla loro superficie cilindrica, mentre variazioni di intensità del colore possono essere rilevate lungo la dimensione principale delle fibre. 

-  Sono state trovate molte particelle di ocra rossa di dimensioni sub-micron, solo nella zona dell’immagine e – più numerose – nelle macchie di presunto sangue.

Questa affermazione fa riferimento ad un vecchio studio eseguito da W. McCrone nel 1980, subito contraddetto dagli studiosi dello STURP che, a partire dal 1978, eseguirono le analisi scientifiche più dettagliate sulla Sindone. Lo scrivente, che ha pure analizzato decine di fibre provenienti dalla zona dell’immagine, può confermare che la colorazione delle fibre di lino non è assolutamente dovuta a particelle “di dimensioni sub-micron”, bensì ad una reazione chimica dello strato superficiale della fibra di lino.

Ma se è un falso, come è stata fatta?

Nel lavoro in discussione segue una lista incompleta di studiosi che hanno proposto alcune tecniche per riprodurre solo alcune delle moltissime caratteristiche dell’immagine sindonica; un’ampia critica di queste ipotesi è riportata nel lavoro (G. Fanti, “Hypotheses regarding the formation of the body image on the Turin Shroud. A  critical compendium”, J. of Imaging Sci. Technol., Vol. 55, No.6, p. 060507, 2011). 

In questa sede sembra sufficiente riportare alcune affermazioni non completamente corrette. Ecco di seguito alcuni esempi.

Secondo lo STURP, l'ingiallimento delle fibre dell'immagine potrebbe anche avere una causa chimica.  

Effettivamente solo uno scienziato dello STURP, Raymond Rogers, fece una simile affermazione, mentre altri come John Jackson espressero la convinzione che l’immagine corporea fosse dovuta ad un’esplosione di energia, molto breve, ma assai intensa.

Sostanze chimicamente non inerti, come tracce di acidi … sarebbero le vere responsabili della colorazione gialla delle fibre … Per mettere alla prova questa ipotesi, abbiamo fatto appositamente confezionare un telo di lino … Abbiamo quindi teso la  tela sul corpo di un assistente … Abbiamo strofinato un tampone, sporco di ocra contenente tracce di acido, sulle parti più sporgenti del corpo, poi abbiamo steso la tela su una superficie piatta e abbiamo completato l'immagine a mano libera… L'immagine del volto è stata ottenuta mettendo un bassorilievo del volto nella posizione adatta sotto la tela, e sfregando ancora col tampone. … L'immagine ottenuta alla fine è uno pseudo-negativo, sfumata, dovuta all'ingiallimento superficiale delle fibre, non contiene pigmento residuo (se non in microtracce), contiene informazioni 3D e non è fluorescente…(Garlaschelli L. - Life-size reproduction of the Shroud of Turin and its image. J Imaging Sci Technol2010; 54(4):40301.)

Peccato che anche in questo caso l’autore si dimentichi della critica, peraltro carente della risposta richiesta dall’editore, pubblicata nello stesso Journal qualche mese dopo (G. Fanti, T. Heimburger, “Letter to the Editor: Comments on - Life-Size Reproduction of the Shroud of Turin and Its Image” by L. Garlaschelli- “ J. Imaging Sci. Technol. Vol. 55, 020102, 2011). Tale critica evidenzia una serie di difformità del risultato descritto dall’immagine sindonica al punto da rendere i due risultati non confrontabili se non ad un livello macroscopico assai superficiale.

- Ma gli “autenticisti” che prove adducono? Il discorso è spinoso …

Si, il discorso è spinoso perché manca chiarezza nei confronti aperti fra autenticisti e non. Anche nel caso presente vengono dimenticati alcuni argomenti importanti a favore dell’autenticità come quello che la Sindone avvolse il cadavere di un uomo duramente torturato, flagellato, coronato di spine e crocifisso secondo le tecniche romane.

Vengono pure dimenticati risultati importanti come la datazione numismatica della Sindone attraverso le monete bizantine che la vede presente già nel 692 d.C., ma si afferma invece che la Sindone non esisteva prima del 1300. 

Vengono pure fatte affermazioni non aderenti alla realtà quando si afferma che “I granuli che uno studioso disse di avere trovato, nessun altro li ha rivisti” perché proprio qualche studioso padovano ha ritrovato alcuni dei granuli pollinici in questione (I. Calliari, C. Canovaro, Analysis of micro-particles vacuumed from the Turin Shroud, MATEC, Web of Conferences, 36, 03002, 2015, https://www.matec-conferences.org/articles/matecconf/pdf/2015/17/matecconf_wopsas2015_03002.pdf) insieme ad altre particelle provenienti da polveri aspirate dalla Sindone.

Anche l’affermazione che il campione di Sindone prelevato nel 1988 per la datazione radiocarbonica “Era stato pulito perfettamente. … l'inquinante dovrebbe pesare circa l'80% del peso del tessuto...” non risulta corretta. Basterebbero infatti frazioni infinitesimali di Carbonio 14 prodotto da radiazioni agenti sugli atomi di Azoto presenti nel lino per variare l’età presunta di millenni; inoltre risulta che alcune sostanze sono resistenti ai metodi di pulizia allora utilizzati e quindi potrebbero essere rimaste come contaminante nei campioni radiodatati.

Molti si dimenticano poi che l’immagine corporea, ancora non spiegabile, potrebbe essere stata prodotta da un fiotto di energia estremamente intenso e breve; perché non pensare che proprio quel fiotto di energia sia stato il responsabile della produzione di Carbonio 14 aggiuntivo oltre che dell’immagine corporea?

- “E in ogni caso, per ottenere quell'ingiallimento delle fibre servirebbe un lampo di energia simile a quella di un potentissimo laser moderno. O forse di una enorme scarica elettrica. Insomma un miracolo.”

Si, anche se la scienza tradizionale non comprende lo studio dei miracoli, perché questi non sono fenomeni ripetibili e riproducibili a richiesta dello sperimentatore, la stessa scienza deve ammettere la propria impotenza di fronte a miracoli certificati da opportune commissioni di studiosi o di fronte allo studio di un’immagine corporea così complessa. 

E se la scienza è impotente, non possono essere escluse dall’analisi tutte le altre alternative ipotizzabili, miracoli compresi, per spiegare qualcosa di quel Lenzuolo di lino che tutti noi possiamo toccare e misurare con le più moderne attrezzature scientifiche, ma non possiamo spiegare.

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