SCIENZA E RICERCA

Perché la Sindone è autentica

Pubblichiamo, all'interno della rubrica "Vero o falso" l'intervento del professor Fanti in risposta all'articolo recentemente pubblicato di Luigi Garlaschelli e che seguono i pezzi pubblicati ad agosto da Carafoli e Bucci.

Cos’è la Sindone

La Sindone di Torino, la Sacra Sindone o più semplicemente la Sindone è l’oggetto archeologico, oltre che religioso, più studiato al mondo. È infatti l’unica Reliquia che vanta non solo decine e decine di pubblicazioni scientifiche specializzate, ma anche centinaia di libri in decine di lingue diverse e non si possono contare gli articoli e le note che escono quasi quotidianamente sui giornali e sul web.

La Sindone è un antico telo di lino, lungo 4,4 m e largo 1,1 m, che avvolse il cadavere di un uomo torturato, flagellato, incoronato di spine, crocifisso e trafitto da una lancia. Molti sono convinti che la ST sia il telo sepolcrale di Gesù Cristo ivi risorto dopo circa una quarantina di ore dall’avvolgimento. La doppia immagine corporea impressa è stata oggetto di intensi studi soprattutto durante il XX secolo, ma ancora oggi non è tecnicamente riproducibile e nemmeno spiegabile scientificamente.

Sulla Sindone si osservano diversi segni, più o meno importanti e non facilmente comprensibili al primo sguardo, anche perché la loro parziale sovrapposizione ne complica l’identificazione. Si vedono: la doppia immagine corporea speculare, frontale e dorsale, della salma di un uomo, le macchie di sangue in corrispondenza alle ferite dell’Uomo che vi fu avvolto, gli aloni causati da acqua, le tracce e i fori causati dall’incendio di Chambéry del 1532 e altri segni di minore rilievo.

Il fatto che la Sindone sia un oggetto di grandissimo interesse scientifico per la sua immagine corporea ancora oggi non spiegabile, ma che sia anche un oggetto di grande interesse religioso perché molti sono convinti che essa riporti alcune tracce della Risurrezione di Gesù Cristo, ha destato qualche problema logico-deduttivo. Purtroppo infatti molti ricercatori tendono a confondere gli aspetti religiosi con quelli scientifici e, in questo caso, è molto facile che vengano scritti documenti orientati all’obiettivo: i credenti cercano a volte di trovare prove dell’autenticità anche ricorrendo a fatti non propriamente scientifici e a volte collegabili a fenomeni di pareidolia, i non credenti invece sembrano a volte ciechi di fronte a evidenze scientifiche non consone al loro credo. È questo anche il caso di un articolo uscito recentissimamente su Il Bo Live dal titolo Perché la sindone è un falso, articolo che verrà discusso dettagliatamente a parte se allo scrivente sarà concessa una replica.

In questa sede si cercherà di considerare solamente gli aspetti scientifici del problema, evitando il più possibile interferenze di altro tipo, soprattutto religioso, anche per cercare di smorzare le accesissime polemiche emerse in questi ultimi tempi su quest’argomento. Dato che molti argomenti sono assai complessi, ci si riserva di approfondire eventuali punti di interesse in successivi interventi.

L’autenticità della Sindone

Molto frequentemente si discute anche in modo acceso sull’autenticità della Sindone, senza però ben chiarire quale sia l’oggetto della discussione, ovvero che cosa si intenda per autenticità.

Per qualcuno, l’autenticità consiste semplicemente nel fatto che la Sindone non sia di manifattura medievale europea, come alcuni erroneamente ipotizzano, ma di manifattura orientale-mediorientale, eseguita 2000 anni fa. A questo punto però non si potrebbero scartare anche altre ipotesi; per esempio, anche l’ipotesi che l’immagine corporea fosse stata realizzata da un’intelligenza extraterrestre o quella che fosse il risultato di un miracolo, porterebbe ad affermare l’autenticità.

Altri intendono autentica la Sindone solo se essa ha avvolto il corpo di un uomo che subì tutte le torture inflitte a Gesù. Altri ancora la definiscono autentica solo se essa ha effettivamente avvolto Gesù Cristo. Infine altri più esigenti la definiscono autentica nel caso abbia avvolto il corpo del Redentore che lasciò impressa la sua immagine corporea risorgendo dai morti ed emanando una particolare energia. Ovviamente, in quest’ultimo caso, la risposta va al di fuori della scienza, perché essa non è in grado di trattare il fenomeno Risurrezione che non è riproducibile.

Per autenticità si intende in questa sede un lenzuolo funerario, di manifattura molto antica, di circa 2000 anni fa, che ha avvolto il cadavere di un uomo duramente flagellato, incoronato di spine, crocifisso e morto, che potrebbe identificarsi con Gesù di Nazareth. È d’obbligo il condizionale in questo caso perché non risulta attualmente possibile identificare con piena certezza scientifica il nome della persona che fu avvolta, anche se dalla correlazione fra quello che si rileva sperimentalmente sulla Reliquia e quello che si legge nei Vangeli risulta difficile non riconoscere quest’Uomo.

Un breve cenno storico

Non è chiara ancora oggi la provenienza di questo lenzuolo di lino caratterizzato da una pregiatissima tessitura manuale del tipo 3:1 che sembra fu costruito per sacerdoti di alto rango con torcitura tipo “Z”, invece della normale tessitura a “S”. In seguito a recenti analisi del DNA proveniente dalle polveri aspirate dalla Reliquia sembra di origine Indiana.

Nel primo secolo d.C. il commercio fra area palestinese e India era fiorente e non è da escludersi che questo lenzuolo fu proprio comprato da una persona facoltosa di Gerusalemme per la sepoltura.

Molti storici, identificando la Sindone con il Mandylion, vedono poi la Reliquia a Edessa, l’attuale Salinurfa in Turchia nei primi secoli fino a quando giunse a Costantinopoli fino alla sua caduta nel 1204. Quest’ultimo fatto è dimostrato non solo da una ricca ricerca iconografica ma anche da una recente analisi numismatica relativa alle monete bizantine coniate a partire dal 692 d.C. che raffigurano un volto di Cristo molto simile a quello della Sindone. Un calcolo probabilistico (G. Fanti, P. Malfi, “Sindone – primo secolo dopo Cristi!”, ed. Segno, 2014) che considera una serie di dettagli comuni alle due raffigurazioni, arriva ad affermare che l’incisore di una di queste monete avrebbe avuto appena sette probabilità su un miliardo di miliardi di possibilità diverse per azzeccare tutte le caratteristiche insieme, senza avere visto la Sindone.

Dopo più di un secolo di percorsi non ancora ben chiariti, la Sindone comparve a Lirey nel 1353, venne successivamente conservata a Chambery dal 1502 dove, nel 1532 subì il famoso incendio che la danneggiò gravemente. Nel 1578 fu portata a Torino dove rimane fino ai nostri giorni, tranne qualche sporadico nascondimento durante le guerre; per esempio durante l’ultima guerra mondiale fu portata a Montevergine.

Datazione

Anche se il tessuto di lino sindonico risulta a prima vista molto antico perché ingiallito e tessuto a mano, è ancora molto bene conservato e resistente.

Nel 1988 fu prelevato un campione di pochi centimetri da un angolo e radiodatato al carbonio 14 da tre famosi laboratori: Oxford, Zurigo e Tucson in Arizona. Risultò un’età del 1325 d.C. con incertezza di ±65 anni, ma questo risultato fu ampiamente criticato sia per problemi procedurali che misuristici e statistici (M. Riani, et al.: “Regression analysis with partially labelled regressors: carbon dating of the Shroud of Turin” Journal of Statistical Computing. Stat Comput, 2012,). Eventuali approfondimenti sul tema saranno oggetto di una apposita nota.

Cinque metodi diversi, tra loro indipendenti sono invece concordi con l’assegnare il primo secolo d.C. come probabile epoca in cui fu costruito il manufatto. Un Progetto di Ateneo dell’Università di Padova (CPDA-099-244) ha permesso di sviluppare metodi alternativi di datazione chimici e meccanici. I metodi chimici, basati sulla spettroscopia FT-IR / ATR e Raman hanno datato la ST rispettivamente a 300 a.C. ± 400 anni e 200 a.C. ± 500 con un livello di confidenza del 95% ([8]Fanti G., P. Baraldi, R. Basso, A. Tinti, Non-destructive dating of ancient flax textiles by means of vibrational spectroscopy, Vibrational Spectroscopy, 2013). L’elevata incertezza associata al risultato è principalmente dovuta al fatto che gli spettri Raman sono influenzati dalla fluorescenza mentre gli spettri FT-IR / ATR sono influenzati da fattori termici; il lino della ST subì infatti una temperatura di circa 200 ° C durante l'incendio del 1532 (Fanti G, P. Malfi, F. Crosilla, Mechanical ond opto-chemical dating of the Turin Shroud, MATEC Web of Conferences, Volume 36, 2015, WOPSAS, 2015). 

Il metodo meccanico basato sull'analisi di alcuni parametri come il carico di rottura, il modulo di Young e il fattore di perdita è apparso più promettente anche se più complesso. Dopo un'adeguata taratura del metodo, basata sui risultati di due dozzine di campioni di età nota, è emersa un’età della ST del 400 d.C. ± 400 con un livello di confidenza del 95% (G. Fanti, P. Malfi, “Sindone – primo secolo dopo Cristi!”, ed. Segno, 2014). 

A questi tre metodi, Raman, FT-IR e meccanico sono da aggiungersi il summenzionato metodo numismatico che vede la Sindone antecedente al VII secolo  d.C. e un altro metodo chimico sviluppato dallo studioso Raymon Rogers, basato su stime delle costanti cinetiche per la perdita di vanillina dalla lignina, che vede la Sindone antica da 1300 a 3000 anni (R. Rogers, “Studies on the radiocarbon sample from the shroud of turin”, Thermochimica Acta 425 (2005) 189–194)

Il sangue

Sulla Sindone si possono osservare diverse colature di sangue: quelle dovute all’infissione dei chiodi durante la crocifissione, le più di 370 ferite prodotte dai flagelli, la ferita di sangue del costato prodotta dalla lancia del centurione romano per verificare la morte del Crocifisso e le ferite sulla fronte, tempie e nuca dovuta all’incoronazione di spine.

Alcune di queste colature sono state analizzate mediante prelievi con nastri adesivi e le crosticine di sangue analizzate sono risultate assai deteriorate. Parte del deterioramento è causato dall’invecchiamento del materiale ematico ma la alterazione principale deriva dall’esposizione all’incendio cinquecentesco che ne variò in parte la composizione chimica; analisi mediante spettroscopia Raman hanno infatti confermato questa caratteristica con prove sperimentali.

Il sangue così deteriorato è molto friabile e si disperde facilmente nell’ambiente; è quindi facile pensare che queste tracce ematiche si siano affievolite nel tempo fino a quasi scomparire alla vista dell’osservatore. Di conseguenza si può pensare che nei secoli passati tali macchie ematiche siano state rinforzate con pigmenti quali ocra rossa e cinabro. Entrambi i pigmenti sono stati rinvenuti assieme al sangue sindonico (G. Fanti, G. Zagotto, “Blood reinforced by pigments in the reddish stains of the Turin Shroud”, Journal of Cultural Heritage, 2017).

Recentemente da analisi spettrometriche è risultata la presenza di biliverdina, causata dalla degradazione dell’emoglobina nel sangue sindonico, tipica di una persona traumatizzata (J.P. Laude and G. Fanti, “Raman and Energy Dispersive Spectroscopy (EDS) Analyses of a Microsubstance Adhering to a Fiber of the Turin Shroud”, Applied Spectroscopy (2017), Vol. 71(10).

L’immagine impossibile

Forse il punto più interessante dal punto di vista tecnico-scientifico delle ricerche sulla Sindone riguarda l’immagine corporea che a tutt’oggi non risulta riproducibile e nemmeno spiegabile in tutte le sue particolarissime caratteristiche (G. Fanti et al.,” Microscopic and Macroscopic Characteristics of the Shroud of Turin Image Superficiality”, J. of Imaging Sci. Technol., 54 No. 4, p. 040201-1/8, 2010).  

A partire dal 1998 quando Secondo Pia fece le prime fotografie della Reliquia e permise agli scienziati di studiare più da vicino l’immagine corporea della Sindone, decine e decine di studiosi hanno cercato di riprodurre l’immagine sindonica ma senza successo. Come affermavano gli scienziati dello STURP, che nel 1978 fecero le analisi scientifiche più dettagliate sul Lenzuolo, quello che si riesce a riprodurre dal punto di vista macroscopico risulta impossibile dal punto di vista microscopico e viceversa.

Non è questa la sede per dettagliare queste caratteristiche e le diverse ipotesi proposte dagli studiosi per spiegare la formazione dell’immagine (G. Fanti, “Hypotheses regarding the formation of the body image on the Turin Shroud. A  critical compendium”, J. of Imaging Sci. Technol., Vol. 55, No.6, p. 060507, 2011). Qui ci si limita ad osservare che la spiegazione deve comprendere l’ipotesi di un fenomeno agente a distanza generato dall’interno di un cadavere avvolto nel sacro Lino.

Fra le ipotesi che sembrano più attendibili c’è quella connessa ad un forte campo elettrico che genera il cosiddetto effetto corona (G. Fanti, Can Corona Discharge explain the body image formation of the Turin Shroud?, J. of Imaging Science and Technology, Vol. 54, No. 2, 2010). Prove sperimentali eseguite in collaborazione con Giancarlo Pesavento del Dipartimento di Ingegneria Industriale di questa Università hanno confermato il raggiungimento di una buona parte delle caratteristiche sindoniche riportate in letteratura, anche se ovviamente non tutte. 

La Sindone avvolse un cadavere per poco tempo

Ci sono molte particolarità ancora non ben chiarite relative all’immagine sindonica, una fra queste è la seguente. La Sindone sicuramente fu usata come lenzuolo funerario per avvolgere un uomo (Faccini et al. "The death of the Shroud Man: an improved review”, Int. Conf. on the  Shroud, Columbus Ohio 2008), ma quest’uomo vi rimase avvolto per non più di una quarantina di ore. 

Normalmente i cadaveri imputridivano col lenzuolo che li avvolgeva fino a farlo marcire, ma in questo caso l’immagine del corpo umano non mostra il minimo segno di putrefazione, fenomeno che non inizia dopo una quarantina di ore dalla morte. Inoltre la rigidità cadaverica dell’Uomo, confermata anche dai nuovi studi di ricostruzione tridimensionale del corpo umano ivi avvolto (M. Bevilacqua et alò. “Rigor Mortis and News obtained by the Body’s Scientific Reconstruction of the Turin Shroud Man”, Peertechz, 2018) è un fenomeno di durata relativamente breve che scompare dopo poche decine di ore.

Sorge quindi qualche quesito non facile da rispondere da un punto puramente scientifico, escludendo quindi di considerare gli effetti di quel fenomeno riportato nei Vangeli come Risurrezione: perché il cadavere avvolto nella Sindone vi rimase avvolto per pochissimi giorni? Dove finì allora quel cadavere, perché di cadavere si deve parlare sulla base di altri dati scientifici riscontrabili sulla Reliquia? Chi e perché prese questa decisione?

In aggiunta a questi problemi si deve ricordare che il sangue colato dalle ferite dell’Uomo si ridisciolse per fibrinolisi nell’ambiente umido del sepolcro e che  quindi ogni manomissione del cadavere avrebbe prodotto sbavature sulle impronte delle ferite che invece sono perfettamente decalcate anche in corrispondenza della zona schiena-glutei dove sicuramente si sarebbe prodotto qualche strisciamento durante la movimentazione del cadavere.

Perché la  Sindone è autentica?

Se, come discusso sopra per autenticità della Sindone si intende un lenzuolo funerario, di manifattura molto antica, di circa 2000 anni fa, che ha avvolto il cadavere di un uomo duramente torturato e morto crocifisso, tutti gli indizi scientifici considerati sembrano favorevoli a questa ipotesi.

Cinque metodi indipendenti di datazione su sei (ed il sesto è stati ampiamente criticato) indicano che il lino è databile in un periodo comprendente il primo secolo dopo Cristo. La Reliquia più importante della Cristianità avvolse un cadavere. Le tracce ematiche corrispondono a quelle di un uomo torturato. L’immagine corporea non è spiegabile, ma le ipotesi più attendibili fanno riferimento ad un’intensa e probabilmente brevissima esplosione di energia. Il cadavere, dotato di notevole rigidità cadaverica, rimase avvolto nella Sindone per un periodo breve, non superiore alla quarantina di ore. Tutti questi indizi confermano quindi l’autenticità della Sindone.

Come affermava S. Giovanni Paolo II, “La Sindone è provocazione all’intelligenza…  La Chiesa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare”, ma per il momento gli scienziati non sono riusciti a fornire risposte definitive. 

Bisogna però riconoscere che la Scienza è prodotta dall’uomo che è limitato, quindi la Scienza di conseguenza è pure  limitata. Riuscirà quindi un domani la scienza a spiegare il fenomeno sindonico?

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012