SCIENZA E RICERCA

Il dolore delle api e le regole del compromesso

Partiamo da quello che già sappiamo: le api sono essenziali per l’equilibrio ambientale, “sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta”, sono creature fantasiose, capaci di trovare soluzioni per risolvere problemi, comprendono il concetto di zero e sanno fare semplici calcoli. Conosciamo il loro “ottimismo” e la paura che si trascinano per giorni dopo essere sfuggite alla trappola di un ragno, ma cosa sappiamo della percezione del dolore? Le api potrebbero provarlo e sembrerebbero pure disposte ad accettarlo, in dosi tollerabili, a patto che ne valga davvero la pena: un comportamento che ricorda quello dei granchi, i quali sono in grado di distinguere tra stimoli dolorosi deboli e forti e di decidere quanto dolore sia possibile sopportare. Questi ultimi non rispondono semplicemente di riflesso a uno stimolo sgradevole, ma percepiscono il dolore, per questo sono stati riconosciuti come senzienti dalla legge britannica.

Uno studio recente, pubblicato su Pnas e ripreso da Science, approfondisce proprio questo aspetto, aprendo il campo a nuove ipotesi: nel mondo potrebbero esserci infatti molti più esseri senzienti di quanti ne abbiamo immaginati finora. “I ricercatori hanno esaminato uno dei criteri comunemente usati per definire il dolore negli animali: i compromessi motivazionali”, si legge su Science. Compromessi che riguardano anche e in maniera più evidente gli esseri umani, i quali per esempio “sopportano il dolore del trapano del dentista per ottenere benefici a lungo termine di denti sani. Allo stesso modo (e torniamo all’esperimento sopracitato, ndr) i paguri abbandonano i gusci preferiti per sfuggire a una scossa elettrica solo quando questa è particolarmente forte”, insopportabile. Cercano dunque di resistere prima di decidere di lasciare la casa che più hanno amato.

Torniamo agli insetti. I ricercatori hanno dato a quarantuno bombi (Bombus terrestris), parenti stretti delle api, la possibilità di scegliere tra mangiatoie di alta qualità contenenti una soluzione zuccherina al 40% e mangiatoie con percentuali inferiori di saccarosio, collocandole in un'arena di prova sopra a singole piastre riscaldanti, colorate di rosa o di giallo, mantenute inizialmente spente. Una volta entrati nell'arena, i bombi hanno attinto dalle mangiatoie: dovevano sorseggiare da ciascuna di esse per rilevare la quantità di zucchero. Tutti preferivano quelle con più zucchero. Successivamente le piastre gialle, sotto le mangiatoie ad alto contenuto di saccarosio, sono state portate a 55 gradi: una temperatura sufficientemente alta da indurre le api a considerare di andarsene, ma non così alta da causare lesioni. Le mangiatoie sulle piastre rosa, invece, sono rimaste fredde. Spiega Matilda Rose Gibbons, tra gli autori dello studio: "Per un'ape, atterrare su un cuscinetto giallo caldo è come toccare un piatto caldo, ma le api in grado di sopportare il dolore ottengono più zucchero".

Scottarsi per godere del piatto ricco o scegliere la soluzione meno aggressiva e accontentarsi ottenendo un po' di zucchero in meno? I bombi scelgono la prima soluzione: mangiatoie calde e ricche di zucchero. La ricompensa li motiva, li convince a sopportare il dolore (che comunque non produce lesioni) dell'alta temperatura, e tutto questo senza che nessuno li costringa a farlo. Per trovare conferma a questa teoria e comprendere pienamente il comportamento di questi insetti, serve un ulteriore passaggio: di fronte a mangiatoie calde e fredde riempite in egual misura con soluzioni ad alto contenuto di zucchero, i bombi evitano quelle sulle piastre calde, dimostrando così di usare la memoria associativa per poter evitare il dolore. Si tratta della dimostrazione diretta che anche gli artropodi possono scendere a compromessi: gli insetti, dunque, non sarebbero solo in grado di provare dolore ma anche di sopportarlo, se fortemente motivati. Ora, non siamo di fronte a una vera e propria “prova formale” della capacità delle api di percepire il dolore (anche se esiste uno studio precedente che introduce il tema del dolore cronico nei moscerini della frutta), ma questa ricerca risulta in ogni caso interessante e stimola ulteriori riflessioni anche dal punto di vista etico, in relazione al benessere degli animali e, perché no, al modo in cui noi esseri umani li trattiamo. “Date le potenziali implicazioni etiche della nostra ricerca - spiegano gli autori dello studio -, il principio di precauzione impone che la possibilità di provare dolore e sofferenza da parte degli insetti dovrebbe essere presa sul serio nei laboratori di ricerca e nella tutela e conservazione degli insetti stessi”.

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