SCIENZA E RICERCA

Exomars dedica il prossimo rover a Rosalind Franklin, la scienziata che scoprì il DNA

L'Esa, l'agenzia spaziale europea, ha annunciato a inizio febbraio il nome del rover che sarà il protagonista della missione Exomars nel 2020: dopo l'omaggio a Giovanni Schiaparelli, astronomo noto per i suoi studi su Marte, ora è il turno di Rosalind Franklin, la scienziata inglese che fotografò per la prima volta, attraverso i raggi X, la struttura del DNA.

La storia di Rosalind, tuttavia, rappresenta un esempio di come il mondo scientifico negli anni non abbia saputo valorizzare e dare il giusto merito ai propri talenti femminili. Nel 1962 Francis Crick, Maurice Wilkins e James Watson ricevono il premio Nobel per la medicina per la scoperta della struttura a doppia elica del DNA: tutto ciò non sarebbe successo se Rosalind non avesse scattato la famosa Photograph 51.

Rosalind Franklin nasce a Londra nel 1920; determinata fin da subito a seguire la sua passione per le scienze naturali, nel 1941 si laurea in fisica e chimica all'università di Cambridge. Durante gli anni universitari, entra in contatto con la diffrazione a raggi X per analizzare le molecole di grandi dimensioni; successivamente perfeziona questa tecnica a Parigi nel Laboratoire Central des Services Chimiques de L'Etat, pubblicando nel 1950 l'articolo Interpretazione dei diagrammi diffusi a raggi X del carbonio su «Acta Crystallografica», la più importante rivista del settore.

Nel 1951 ritorna a Londra, più precisamente al King's College grazie a una borsa di studio stanziata dalle Imperial Chimical Industries: il direttore del dipartimento di fisica e biofisica, John Randall, vuole affiancare la ricercatrice al gruppo di lavoro di Wilkins che si sta occupando di studiare la struttura del DNA, argomento di interesse mondiale in quel periodo storico. Il rapporto tra Wilkins e Franklin, tuttavia, non è tra i più collaborativi, a causa delle divergenze di carattere e del diffuso maschilismo che aleggia all'interno dell'ambiente del King's: infatti, in un primo momento, Wilkins pensa che la ricercatrice sia stata assunta come sua assistente.

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Dark lady: questo è il soprannome che Watson, Crick e Wilkins danno a Rosalind, quasi a voler rimarcare quel suo lato determinato e forte che in un ambiente come quello del King's College risulta inevitabilmente negativo. Nonostante gli attriti, la ricercatrice prosegue con la sua ricerca, con l'obiettivo di migliorare l'applicazione della diffrazione a raggi X per scoprire la struttura del DNA: nel maggio del 1951 Rosalind riesce a fotografare la doppia elica, dopo circa 100 ore di esposizione.

"Photograph 51" di  Rosalind Franklin e Raymond G. Gosling, maggio 1952, conservata tra i documenti di Linus Pauling (Fonte: Oregon State University Special Collections & Archive Research Center)

Rosalind e l'effetto Matilda

La Photograph 51 è passata alla storia come icona delle ricerche legate al DNA. Anche se la foto è stata scatta un anno prima, il 1953 rappresenta il punto di svolta: il 25 aprile James Watson e Francis Crick, che lavorano al laboratorio dell'università di Cambridge, pubblicano su Nature un articolo che convalida la doppia elica. Questa conclusione, tuttavia, è stata possibile solamente grazie al lavoro di Rosalind Franklin a cui i due ricercatori non hanno mai fatto menzione: senza la conoscenza e il permesso dell'autrice, nel gennaio 1953 Wilkins mostrò ai due ricercatori di Cambridge la Photograph 51, determinante per concludere la ricerca.

Nell'aprile dello stesso anno, Rosalind si trasferisce al Birckbeck College, presumibilmente a causa dell'ambiente ostile del King's. Lì continua la sua attività di ricerca, interessandosi alla struttura di alcuni virus. Il 16 aprile 1958 muore di tumore alle ovaie, dovuto probabilmente all'eccessiva esposizione ai raggi X.

Rosalind Franklin rappresenta un esempio lampante dell'effetto Matilda: descritto per la prima volta dalla storica Margaret Rossiter nel 1993, questo fenomeno è legato alla negazione o alla minimizzazione dei risultati scientifici conseguiti dalle donne, spesso attribuiti ai colleghi uomini non per scarsa qualità ma per motivi di genere.

Il premio Nobel rappresenta probabilmente l'apice del disinteresse verso il lavoro di Rosalind, aggravato ancora di più dalla pubblicazione del libro La doppia elica di James Watson nel 1968: nelle pagine la scienziata britannica viene tratteggiata irascibile, poco femminile e incapace di comprendere fino in fondo la diffrazione e le leggi fisiche, quindi non abbastanza intelligente per comprendere la struttura del DNA.

Un'eroina oppure una vittima dei pregiudizi? Rosalind non si considerava superiore agli uomini ma alla pari e per questo è stata sempre poco compresa dai colleghi. Tenace, sicura di sé e dedita al lavoro: se Rosalind fosse vissuta più a lungo, forse si sarebbe battuta per avere il giusto riconoscimento.

Ma la scienza e la vita di tutti i giorni non possono e non debbono essere separati. Per me la scienza fornisce una parziale spiegazione della vita. Essa è sempre stata basata su fatti, esperienze ed esperimenti Dalle lettere che Rosalind Franklin scambiò con il padre nel 1940

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