Il femminicidio rappresenta una costante della società contemporanea, come è stato discusso durante l’incontro Ogni donna conta, organizzato dal dipartimento di Scienze statistiche dell’università di Padova e dal Centro Veneto Progetti Donna. Il professor Gianpiero Dalla Zuanna e la dott.ssa Alessandra Minello (università di Firenze) hanno esposto i dati relativi al lavoro di analisi sugli omicidi di genere, con un focus sulla situazione italiana: “I numeri permettono di avere solo un’idea del fenomeno: attraverso i numeri è possibile fare confronti temporali ma anche tra paesi e regioni. Il rischio è di farsi prendere solo dall’impressione o dall’emozione, la conoscenza approfondita è importante per poter analizzare il fenomeno”.
Prima di osservare la situazione dal punto di vista statistico, è utile esaminare il fenomeno dal punto di vista legislativo. Seguendo le direttive della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979), il Consiglio d’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per promuovere la protezione delle donne vittime di violenza: l’apice, a livello legislativo, è arrivato nel 2011 con l’approvazione della Convenzione di Istanbul.
Questo atto rappresenta lo strumento internazionale, giuridicamente vincolante per gli stati, in cui per la prima volta si riconosce la violenza sulle donne come una forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione, includendo una serie di definizioni e obblighi che hanno portato all’adozione, nei diversi paesi europei, di differenti disposizioni e norme.
In Italia, l’applicazione delledirettive dell’Unione europea si è materializzata con il decreto legge 93 del 2013, convertito poi nella legge 119/2013, in cui si prendono in considerazione maltrattamenti, violenze sessuali, atti persecutori, modifiche al codice penale, misure di prevenzione relative alla violenza domestica e azioni a favore dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Tra questi si inserisce anche il protocollo EVA, Esame Violenze Agite, della Polizia di Stato: è una modalità operativa per il primo intervento in cui, attraverso una banca dati aggiornata, si cerca di anticipare e limitare le esplosioni di violenza.
Alla luce di questi interventi legislativi, il fenomeno dei femminicidi rappresenta, come dimostrato nel grafico proposto dall’Istat, una tendenza che non cenna a diminuire, a differenza degli omicidi volontari in cui le vittime sono uomini.
Fonte Istat
La caratteristica principale dei femminicidi è la maturazione in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali, che pone risalto alla posizione o al ruolo dell’autore (marito, compagno, ex o familiare). Nel dossier del Viminale del 1 agosto 2018 vengono esposti i dati sui femminicidi avvenuti tra il 1 agosto 2017 e il 31 luglio 2018: su 134 delitti commessi, 92 sono donne e nella maggior parte dei casi, gli autori sono partner oppure familiari.
A livello europeo, le statistiche dell’Eurostat dimostrano che il numero di omicidi commessi da partner è maggiore rispetto a quelli in cui l’autore è un familiare o parente.
In un’altra analisi condotta dall’Istat, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, dove si prendono in considerazione le sentenze di femminicidio in Italia emesse tra il 2012 e il 2016 e i dati raccolti tra il 2010 e il 2015, viene evidenziato come questo fenomeno rappresenti l’85% dei casi.
Nel documento vengono rilevati anche i dati relativi alle armi utilizzate: nella maggior parte dei casi si rispecchia la natura “primitiva” del gesto. La percentuale maggiore è riservata alle armi da taglio, comunemente presenti nell’ambito domestico; a seguire ci sono lo strangolamento e gli oggetti contundenti, dimostrando come le colluttazioni corpo-a-corpo rappresentino la modalità più utilizzata per ostenatare la forza brutale dell’uomo nei confronti della donna.
Dati dell'Istat, Inchiesta con analisi statistica sul femminicidio in Italia - a cura di Fabio Bartolomeo
Gli aggiornamenti sulla situazione italiana sono disponibile nella pagina dedicata nel sito Istat e nel portale della Polizia di Stato.