CULTURA

La fotografia poetica e politica di Letizia Battaglia

Attraversa le sale della Casa dei Tre Oci per vedere, per la prima volta, le sue opere in mostra e, di fronte a uno scatto che ferma lo sguardo di una bambina, riflette ad alta voce riconsiderando la tanta strada fatta per arrivare fin qui: “Ne ho avuta di vita”, dice, e sembra sorprendersi di fronte al proprio talento, alle esperienze, ai tanti incontri, al ricco archivio delle sue foto ora offerto al pubblico in una grande antologica. Letizia Battaglia, palermitana, classe 1935, tra le prime donne fotoreporter del nostro Paese, una delle protagoniste più significative della fotografia italiana, arriva a Venezia per ripercorrere la sua lunga carriera attraverso 300 scatti selezionati e bellissimi, molti dei quali inediti, pezzi di vita vera che sembra cinema per tutto il carico di emozione che porta con sé. Ci sono voluti due anni per realizzare questa mostra, ma Battaglia non ha mai voluto vedere nulla, non ha seguito il percorso, si è fidata della curatrice Francesca Alfano Miglietti e ha atteso fino ad oggi, fino al giorno dell’inaugurazione della mostra che la celebra, per ammirare l'allestimento. “Ora che vedo tutte le mie foto insieme, mi accorgo di aver lavorato tanto”. E aggiunge: “Sono grata a Venezia e io amo sentirmi grata, perché la gratitudine mi riempie la vita e mi fa venire voglia di fotografare ancora”.

La fotografia l’ho vissuta come salvezza e come verità

Fino al 18 agosto i tre piani della Casa dei Tre Oci a Venezia ospitano Letizia Battaglia. Fotografia come scelta di vita ed è davvero una buona notizia, un’occasione per (ri)scoprire l’intera carriera di una fotografa poetica e politica, di emozione e cronaca (che in lei riescono a convivere), conosciuta per aver denunciato gli orrori della mafia attraverso i suoi scatti, per aver fotografato Pier Paolo Pasolini, Enrico Berlinguer, Franca Rame, Edoardo Sanguineti, per aver raccontato le città (la sua Palermo, tra tutte, dove nel 2017 ha aperto il Centro internazionale di fotografia ai Cantieri culturali della Zisa), la povertà, i comizi nelle piazze, le tradizioni di paese, gli sguardi degli uomini ma soprattutto quelli dei bambini e delle donne, visti come simbolo di speranza e futuro. Una professionista appassionata, una intellettuale controcorrente e, prima di tutto, “una persona” curiosa, aperta, empatica, come lei stessa ama definirsi (“Non sono una fotografa, sono una persona che fotografa”), Letizia Battaglia è custode di verità, di una fotografia autentica senza filtri e clamore: “Ho sempre fotografato per emozione, empatia, bisogno di scambio”.

Mafia, mafia, mafia… basta parlare di mafia. Non ne posso più. Parliamo di riscatto, di bellezza, di futuro

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