SOCIETÀ

Tra Franco FCA e post-colonialismo: la verità sulle migrazioni africane

È stato detto, anche da rappresentanti di governo, che il grande problema dell’immigrazione in Europa dipende da un gruppo di paesi sub-sahariani che hanno come moneta unica il Franc de la Comunauté français d'Afrique (FCA), legata alla Banca Centrale di Francia. Non entriamo nella vicenda finanziaria e neppure in quella più generale socio economica del problema. Non discutiamo se questa moneta rappresenti o meno una forma di neocolonialismo e se per i paesi che l’adottano il Franc de la Comunauté français d'Afrique (FCA) rappresenti un ostacolo allo sviluppo.

Limitiamoci solo e unicamente al rapporto che ci sarebbe tra la moneta, i paesi che l’adottano e l’emigrazione dall’Africa verso l’Europa. Prendiamo in considerazione, dunque, i 14 paesi che adottano la moneta FCA e che rappresentano la Comunauté français d'Afrique.

Si tratta di paesi dell’Africa sub-sahariana con una popolazione complessiva di oltre 151 milioni di abitanti, pari al 12,9% della popolazione complessiva dell’intero continente. Ma quel è il loro contributo all’emigrazione verso l’Europa?

Abbiamo alcuni punti di riferimento. Il primo riguarda il numero di migranti complessivi dai paesi africani nell’anno 2017. Qui intendiamo persone che hanno cambiato paese e non i migranti interni. Secondo gli esperti della Population Division of Department of Economic and Social Affairs, Nazioni Unite in quell’anno erano in totale 20.309.000, pari all’1,7% dell’intera popolazione del continente. Molti. Ma non moltissimi. A puro titolo di esempio, a quella data gli italiani emigrati all’estero secondo la medesima fonte delle Nazioni Uniti risultavano oltre 3,4 milioni pari al 5,6% dell’intera popolazione italiana. Il che significa che gli  italiani hanno una propensione a migrare più di tre volte superiore a quella media degli africani.

Gli  italiani hanno una propensione a migrare più di tre volte superiore a quella media degli africani

Consideriamo ora quanti sono i migranti dai paesi della Comunauté français d'Afrique: in totale sono 3,7 milioni. Più o meno quanto gli italiani. Ma con un tasso di migrazione (in percentuale sulla popolazione totale) del 2,4%. Più alta della media africana, ma più bassa della media italiana. In ogni caso, quelli provenienti dai paesi che hanno la moneta FCA sono il 18,2% del totale dei migranti africani. Da soli non possono rappresentare, dunque, l’intero “problema migranti dall’Africa”, ammesso ovviamente che questo ennesimo out of Africa rappresenti un problema.

Lo dimostra il fatto che tra i primi dieci paesi africani per numero di migranti, solo due (il Burkina Faso e il Mali) appartengono alla Comunauté français d'Afrique.

Inoltre anche l’analisi comparata con altre aree del Continente Nero mostra che la spinta più forte a emigrare non appartiene alla Comunauté français d'Afrique. È altrettanto forte nei paesi che stanno sopra il Sahara, per esempio, che con una popolazione analoga contano 4,3 milioni di emigranti, registrano un tasso d’espatrio del 2,2% della popolazione totale: non molto diversa dal 2,4% dei paesi FCA.

STATO

MIGRANTI

Marocco

1588218

Egitto

1321128

Algeria

906030

Tunisia

453933

Libia

76071

Allo stesso modo possiamo fare una comparazione con i paesi ex colonie italiane: Etiopia, Eritrea, Somalia, Libia. In questo caso la popolazione complessiva (125 milioni di persone) è minore, ma resta comparabile con quella dei paesi FCA. Mentre dal punto di vista economico e culturale, i rapporti di questi paesi con l’ex potenza colonizzatrice non sono stretti come quelli che ha la Francia con i 14 della Comunauté français d'Afrique.

STATO

MIGRANTI

Libia

76071

Eritrea

170167

Etiopia

1687517

Somalia

846967

In totale i migranti da quest’area sono 2,8 milioni pari al 2,2% della popolazione. Anche in questo caso, dunque, la spinta a migrare risulta indipendente dal tipo di moneta utilizzata.

D’altra parte c’è una forte variabilità anche tra gli stessi paese FCA. In Burkina Faso il tasso di migrazione è di 59 ogni 1.000 abitanti; in Niger o in Camerun il tasso è di 6 migranti ogni 1.000 abitanti. Quasi dieci volte inferiore.

STATO

MIGRANTI PER 100 ABITANTI

Burkina Faso

59

Mali

39

Costa d'Avorio

19

Senegal

22

Ciad

30

Benin

26

Togo

32

Niger

6

Camerun

6

Congo

18

Guinea Bissau

37

Centro Africana R.

8

Guinea eq.

29

Gabon

11

È evidente che le cause delle migrazioni anche all’interno dell’Africa sono diversificate perché multifattoriali. Concorrono le guerre, concorre l’economia, concorre il tasso di disuguaglianza sociale, concorrono i cambiamenti ambientali. Già concorrono sempre più i cambiamenti ambientali. È in qualche modo paradossale: il continente che ha meno contribuito ad accelerare il climate change è anche quello che ne subisce gli effetti maggiori. Tra questi effetti c’è la necessità di lasciare le proprie case. La necessità di migrare.

Ma, dicevamo, l’Africa non è un sistema omogeneo. È interessante notare la mappa del tasso di migrazione per ogni singolo paese africano, da cui traspare questa diversità.

Se si eccettuano i piccoli stati, ci sono tassi di emigrazione molti diversi. In Liberia emigrano 129 abitanti ogni 1.000 abitanti, in altri paesi come il Mozambico e la Somalia oltre 80, mentre un paese che in termini assoluti ha un gran numero di migranti, la Nigeria, fa registrare un basso tasso di migrazione: appena 2 ogni 1.000 abitanti.

Tanti numeri per dire che l’Africa, anche quella Sub-Sahariana presenta grandi e significative diversità. Non può essere considerata come un tutt’uno informe.

Va inoltre rilevati che la gran parte dei migranti provenienti dall’Africa Sub-Sahariana si è spostata dal proprio a un altro paese del medesimo continente. Tanto che, sostiene il Pew Research Center degli Stati Uniti, tra i 20 milioni di africani migranti solo un milione (il 5% del totale) ha lasciato l’Africa per venire in Europa tra il 2010 e il 2017. Pochi sono venuti dall’area FCA. I tre paesi di provenienza maggiori sono infatti Nigeria, Ghana e Kenya. Allo stesso modo la maggioranza (51%) dei migranti negli USA provenienti dall’Africa Sub-Sahariana hanno lasciato paesi che non appartengono all’area FCA: Nigeria, Etiopia, Ghana e Kenya.

Non solo. Negli ultimi tempi la tendenza a migrare è decisamente aumentata in due paesi – Somalia ed Eritrea – che non appartengono alla Comunauté français d'Afrique. Al contrario, appartengono all’area colonizzata prima della seconda guerra mondiale dall’Italia.

Questi numeri sembrerebbero dimostrare che c’è un tasso di correlazione tra le migrazioni e l’abbandono da parte delle ex potenze coloniali (non solo l’Italia, ma anche il Belgio, per esempio). Forse questa correlazione è addirittura maggiore rispetto a quella che lega le migrazioni e la presenza attiva, monetaria e non, delle ex potenze coloniali. Ma questo discorso dovrebbe prendere atto di un fatto nuovo. La presenza sempre maggiore della Cina in Africa. Nessuno, finora, ha realizzato studi approfonditi tra migrazioni e intraprendenza (qualcuno lo chiama neocolonialismo) del Dragone. Ma questa è un’altra storia.

La verità (provvisoria) è che le migrazioni in generale e quelle africane in particolare non possono essere trattate con eccessive semplificazioni e slogan a effetto.

 

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