SOCIETÀ

Heisenberg e Disney: la determinazione che fa i conti con la storia

L'era dei social ci richiede, più o meno direttamente, di farci un'opinione su tutto, di schierarci, possibilmente ai lati più estremi di un'ideologia, altrimenti si rischia di diventare traditori. Potrebbe sembrare una tendenza contemporanea, ma è sempre esistita, anche se con toni meno esasperati. Del resto è comprensibile: ognuno di noi vive in un determinato contesto storico, ed è difficile credere che non si interessi di ciò che gli accade intorno. Eppure a volte capita. Il 5 dicembre 1901 è una data che forse a molti di noi non dice niente, ma 120 anni fa nascevano, a più di 7000 chilometri di distanza, il fisico Werner Heisenberg e Walt Disney. Sono due personaggi impegnati in campi profondamente diversi e che sembrano non avere nulla in comune, invece condividono il destino delle grandi personalità vissute in un'epoca in cui, più o meno a posteriori, una schiera di persone piuttosto nutrita si prendeva la briga di individuare una "parte giusta". Heisenberg e Disney, infatti, sono stati più volte incasellati in ideologie che molto probabilmente non gli appartenevano fino in fondo: il fisico di Würzburg fu inizialmente tacciato di filo semitismo nella Germania nazista, per poi essere collocato dall'altra parte quando si cominciò a ragionare sulla bomba atomica, mentre Disney fu sospettato di essere un fervente ammiratore del Führer prima della guerra e addirittura un informatore dell'FBI dopo.

Su di lui le voci cominciarono molto presto, più o meno a partire da quando ricevette privatamente Leni Riefenstahl, regista della propaganda hitleriana che comunque non si era fatta troppi problemi a mostrare Jesse Owens che batteva gli atleti tedeschi durante le Olimpiadi del '36, proprio nel film Olympia che stava presentando in America a quell'epoca. Sicuramente Riefenstahl e Disney avevano una passione in comune, ma forse aveva più a che fare con le pellicole che con il nazismo: in ogni caso Walt Disney disse di non sapere che cosa rappresentava Leni Riefenstahl per il Reich, mentre lei, dal canto suo, disse di non credere a una parola quando le riferirono della Notte dei Cristalli.

Per inquadrare meglio il contesto storico in cui sono vissuti questi personaggi abbiamo intervistato Marco Cattaneo direttore de Le Scienze e autore del libro Heisenberg e la rivoluzione quantistica.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Barbara Paknazar

Le accuse di filo semitismo che furono rivolte ad Heisenberg nel periodo nazista non hanno fondamento: derivano da un articolo di Johannes Stark uscito sul giornale delle SS che portava il titolo Weisse Juden in der Wissenschaft (Ebrei bianchi nella scienza). "Stark - spiega Cattaneo - era un convinto sostenitore del primato della fisica tedesca, una parte della quale si era schierata a servizio della politica. Eisenberg è stato accusato per il semplice fatto che continuava a insegnare la fisica di Einstein all'università, ma lui non insegna la relatività perché era filo semita, ma perché sapeva che costituiva un grandissimo passo avanti della fisica". Insegnare quello che si reputa importante, ciò che ha cambiato i destini di una materia: sembra logico, eppure a quei tempi non lo era, e buona parte dell'ambiente accademico si era rassegnata a seguire le linee guida del Partito Socialdemocratico. Alla fine Heisenberg era riuscito a salvarsi da un processo che lo avrebbe rovinato, perlomeno accademicamente, solo in virtù dei rapporti di amicizia che legavano sua madre alla famiglia di Himmler, personalità molto influente nel partito.

Più dibattuta è invece la questione della simpatia di Heisenberg per il nazismo, per non parlare del suo ruolo nella (mancata) costruzione della bomba atomica: probabilmente ci dobbiamo rassegnare al fatto che non sarà mai completamente chiarito. Heisenberg era a capo di un gruppo di scienziati incaricati dal Reich di costruire un'arma molto potente partendo dalla scoperta della fissione nucleare. C'era stato poi il famoso colloquio avuto a Copenhagen con Niels Bohr, dopo il quale il rapporto tra i due si era interrotto bruscamente: Heisenberg sostenne di aver condiviso le sue scoperte con il collega per uno scrupolo di coscienza, ma non esistono prove in questo senso. Di fatto, però, Heisenberg era un fisico teorico, non interessato alla fisica sperimentale, in cui tra l'altro non eccelleva, e i suoi calcoli risultarono sbagliati. Quando gli Americani entrarono in Germania, ci fu una missione per prelevare tutti gli scienziati che avevano partecipato alle ricerche atomiche e portarli in Inghilterra, rinchiudendoli a Farm Hall. Erano tutti intercettati, e quando poi fu sganciata l'atomica questi scienziati manifestarono un intenso raccapriccio, non ci è dato sapere se per l'empatia verso i giapponesi per le conseguenze anche a lungo termine o per il rimpianto di non essere riusciti a crearla loro. "Di certo sappiamo - precisa Cattaneo - che Heisenberg si chiude nella sua stanza, fa di nuovo i calcoli sulla quantità di uranio arricchito necessario per costruire una bomba atomica e li sbaglia per l'ennesima volta: credeva che ne servissero tonnellate, mentre ne bastava qualche decina di chilogrammi. La sensazione è che i tedeschi avessero preso un vicolo cieco, poi nessuno può dire se questo fosse l'intento di Heisenberg o meno, anche se lui ha dichiarato di averlo fatto volutamente; probabilmente si sono solo sbagliati, e poi genuinamente hanno ringraziato di aver fatto questo errore".

Per quanto riguarda il pensiero politico, anche secondo Cattaneo, Heisenberg era piuttosto indifferente ai destini della Germania.: "Il suo unico interesse era quello della meccanica quantistica e della salute della sua cerchia ristretta. In gioventù aveva fatto quelle camminate sulle Alpi che caratterizzavano la gioventù tedesca propensa alla celebrazione della razza, ma non credo che quelle partecipazioni fossero una questione identitaria politica, quanto piuttosto la concretizzazione dell'amore per la montagna e un apprezzamento per la compagnia di colleghi e studenti che avevano i suoi stessi interessi in campo scientifico. Poteva al massimo essere stato un blando sostenitore del nazismo agli esordi per i suoi aspetti riaggreganti: quando Hitler andò al potere, Heisenberg era un giovane che a 32 anni aveva già preso un premio Nobel e a tutto il resto probabilmente non era interessato".

Passando a Disney, prima della guerra il sentimento antisemita era molto diffuso nella popolazione americana. Naturalmente questo non vuol dire che sia in qualche modo giustificabile, ma di fatto è lecito supporre che Disney non fosse più antisemita  della maggior parte dei suoi connazionali, e che le critiche siano la naturale conseguenza della sua esposizione mediatica. La mentalità americana, inoltre, è sempre stata concentrata sul profitto (l'IBM forniva a Hitler macchine di calcolo per i campi di concentramento, per dirne una) e la sensibilità di allora era molto diversa da quella attuale: alcune esternazioni poco inclusive da parte di Disney nei confronti delle donne, per esempio, erano ampiamente condivise in ogni ambiente aziendale, e lo stesso valeva per alcuni ragionamenti razziali stereotipati (vedi i siamesi di Lilli e il Vagabondo, dotati di fattezze orientali con coerente musica di accompagnamento).

La fantasia di alcuni, poi, prende il galoppo: da sostenitore del Führer Disney diventa un presunto infiltrato dell'FBI, anche a causa del suo legame di amicizia con Wernher Von Braun, ex collaborazionista del regime nazista che si consegnò agli americani, diventando il capo della Nasa e assumendo un ruolo importante nella missione lunare. Ovviamente su questo non c'è alcuna prova, ma si può riflettere su quanto Disney, Heisenberg e Von Braun fossero spiriti affini: tutti e tre concentrati sui nuovi mondi che stavano contribuendo a creare e troppo concentrati su se stessi per farsi domande su tutto ciò che esulava dai loro interessi specifici. Questo atteggiamento può salvare o portare alla distruzione, ma in ogni caso prima di giudicarli con gli occhi dei posteri forse dovremmo chiederci se, senza di loro, il mondo sarebbe stato un posto migliore.

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