SCIENZA E RICERCA

Inquinamento dell'aria in Africa: conseguenze sulla salute e sull'economia

L’inquinamento atmosferico è attualmente la seconda causa di morte in Africa. Provoca più decessi del tabacco, dell’alcol, dell’abuso di droghe e degli incidenti stradali e costituisce una minaccia per la salute, il capitale umano e lo sviluppo economico. Solo l’Aids produce un numero superiore di decessi. Sono questi i dati messi in evidenza da uno studio pubblicato recentemente su The Lancet Planetary Health: nel 2019, stimano i ricercatori, 1,1 milioni di decessi sono attribuibili all’inquinamento dell’aria, di cui 697.000 sono da inquinamento indoor, 383.000 da inquinamento ambientale da PM2,5 (polveri fini del diametro inferiore a 2,5 micrometri) e 11.300 da inquinamento ambientale da ozono.  

L’Africa sta andando incontro a importanti cambiamenti socio-economici, sottolineano gli scienziati. Le economie crescono e le città si espandono, al punto che entro il 2100 si prevede che il continente possa contare 13 megalopoli. La popolazione - attualmente la più giovane a livello mondiale con un’età mediana di circa 20 anni - è destinata a triplicare nel corso del secolo, da 1,3 a 4,3 miliardi di persone. L’aspettativa di vita è quasi raddoppiata, passando dai 36,5 anni nel 1950 ai 64,1 di oggi, e nel contempo è diminuita la mortalità infantile di circa il 70%, passando da 187 morti su 1000 nati vivi nel 1950 a 51 su 1000 nel 2019. Nonostante Aids, malaria e tubercolosi continuino ad avere un peso significativo, i decessi causati da malattie trasmissibili sono diminuiti da 5,2 milioni nel 1990 a 4,5 milioni nel 2019, mentre negli stessi periodi le morti per malattie non trasmissibili sono aumentate da 2,1 milioni a 3,8 milioni. 

Partendo da queste premesse, i ricercatori hanno quantificato gli impatti dell’inquinamento atmosferico (domestico e ambientale) sulla salute, sul capitale umano e sull'economia in Africa. Sono stati esaminati i dati dell’intero continente, prestando tuttavia particolare attenzione a tre Paesi sub-sahariani in rapida crescita, Ruanda, Ghana ed Etiopia. 

I ricercatori hanno rilevato innanzitutto che l’inquinamento atmosferico in Africa è stato responsabile nel 2019 del 16,3% di tutti i decessi (1,1 milioni di morti in tutto il continente, come anticipato). Le morti sono dovute a infezioni alle vie respiratorie inferiori (336.460 morti), a malattie cardiache ischemiche (223.930), a disturbi neonatali (186.541), a malattie polmonari ostruttive croniche (70.479), e a ictus (193.936).

Hanno poi osservato che l’inquinamento indoor e le malattie ad esso associate hanno iniziato a diminuire, ma l’inquinamento dell’aria nell’ambiente esterno, con tutte le patologie ad esso correlate, sono in aumento. L’inquinamento indoor - con l’impiego di carbone e kerosene usati per esempio per le stufe -  continua a rappresentare ancora la forma prevalente di inquinamento nella maggior parte dell’Africa, e rappresenta il 60% di tutte le morti legate all’inquinamento dell’aria. Il trend tuttavia è in diminuzione, sebbene in modo lento e non uniforme, grazie ad interventi sostenuti da governi, organizzazioni non governative e organizzazioni delle Nazioni Unite. 

Sull’altro fronte, l’inquinamento dell’aria nell’ambiente esterno sta aumentando principalmente a causa delle emissioni industriali, degli scarichi dei veicoli, della produzione di elettricità e della combustione di colture. Gli autori del paper sottolineano che molti Paesi in Africa hanno concentrazioni medie annuali di inquinamento da PM2,5 che superano i limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della Sanità di 10 microgrammi al metro cubo di aria ambiente: nel 2019 la concentrazione media annuale nell’Africa sub-sahariana era di 45 microgrammi al metro cubo e nei tre Stati considerati dai ricercatori, Ghana, Etiopia e Ruanda, superava considerevolmente il limite stabilito dall’Oms. 

Con l’aumento dell’inquinamento outdoor stanno crescendo anche i decessi ad esso correlati: si è passati infatti da 26 morti su 100.000 abitanti nel 1990 a 29 nel 2019. Si tratta di una tendenza particolarmente evidente in Ghana che, dei tre Paesi considerati, è quello economicamente più avanzato. 

La situazione rilevata in Africa non è priva di conseguenze sul piano economico, che potrebbero peraltro aggravarsi senza gli opportuni interventi. Tra gli impatti negativi correlati all’inquinamento atmosferico in generale, i ricercatori pongono la riduzione del capitale umano, la compromissione di quelle capacità individuali e sociali che permettono a un Paese di prosperare. E ciò è dovuto proprio a quelle malattie, disabilità e decessi che l’inquinamento dell’aria può causare, togliendo le persone economicamente più produttive dalla forza lavoro. 

Gli scienziati hanno stimato che la perdita di produzione per malattie legate all’inquinamento dell’aria (indoor e ambientale) è stata di circa 318 milioni di dollari (in dollari internazionali del 2019) in Etiopia, di 249 milioni di dollari in Ghana e di 41 milioni di dollari in Ruanda nel 2019, che corrisponde rispettivamente allo 0,12%, allo 0,15%, e allo 0,14% del Pil dei tre Stati. Le morti premature (sempre correlate all’inquinamento) hanno causato invece una perdita di produzione di 2,71 miliardi di dollari in Etiopia, di 1,38 miliardi di dollari in Ghana e di 308 milioni di dollari in Ruanda (rispettivamente lo 1,04%, l’0,80%, e l’1,05% del Pil).

I ricercatori osservano inoltre che l’inquinamento dell’aria può causare danni cerebrali nei bambini che vedono diminuite le loro funzioni cognitive e ridotto il proprio quoziente intellettivo. E questo si ripercuote, a sua volta, sulla formazione di nuovo capitale umano.

L'aumento dell'inquinamento dell'aria nell’ambiente esterno che si rileva oggi in Africa - concludono i ricercatori - potrebbe essere l'inizio di un problema incombente. In assenza di una leadership lungimirante e di opportuni interventi, potrebbe causare malattie e morte prematura in modo molto più significativo rispetto ad ora e potrebbe rappresentare una grave minaccia allo sviluppo economico”. Secondo gli autori del paper, tuttavia, i Paesi africani sono ancora in tempo per un’inversione di rotta, dato che gran parte sono ancora nella fase iniziale del loro sviluppo economico. “Con poche eccezioni, in particolare la Nigeria, i Paesi africani non sono ancora interessati in modo importante da implementazioni infrastrutturali basate sui combustibili fossili. Hanno quindi un'opportunità unica di far progredire le loro società investendo su energie rinnovabili e tecnologie non inquinanti e di superare la pesante dipendenza dal petrolio e dal gas naturale. Con scelte sagge, i Paesi africani possono ambire a uno sviluppo sostenibile e raggiungere la prosperità, evitando l'inquinamento atmosferico ambientale e le relative malattie e morti che hanno afflitto finora lo sviluppo nei Paesi che si sono affidati al carbone, al petrolio e al gas per alimentare la loro crescita economica”. 

I ricercatori sottolineano, infine, l’importanza di stanziare finanziamenti per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento dell’aria (indoor e outdoor), identificandone e quantificandone le fonti più significative attraverso opportuni sistemi di monitoraggio, e raccomandano altresì la necessità di promuovere la ricerca nel settore. 

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