Se oramai è chiaro come il mercato degli affitti delle case sia in continua crescita in tutta Europa, quello che non è così certo è il motivo per cui questo accade. Abbiamo provato a spiegarlo prendendo ad esempio alcune delle grandi città europee, ma ora vogliamo concentrarci sul nostro Paese. Sappiamo che anche in Italia il prezzo delle locazioni è aumentato in modo non indifferente negli ultimi anni. Ce lo dice l’Istat che con i suoi dati mette in evidenza un +12% della spesa per la casa in affitto negli ultimi 12 anni.
Ma ce lo dicono anche altre analisi del mercato immobiliare. Esplicativa è quella del sito immobiliare.it, che mensilmente analizza i prezzi delle abitazioni in vendita e in affitto in Italia. Quando parliamo di locazioni sappiamo che la volubilità dei prezzi può essere dovuta a diversi fattori, sia nazionali che locali. L’andamento dei costi può variare secondo innumerevoli cause che vanno dall’instabilità sociale, al tasso di interesse dei mutui, dalla classica domanda e offerta, ma anche naturalmente dai fattori più intrinsechi dell’immobile come la sua posizione, lo stato, la grandezza e, in modo più generico, la sua qualità. Non ce ne vogliano gli economisti più puri, questa non vuol essere un’analisi dettagliata del mercato immobiliare, che necessiterebbe un approfondimento più puntiglioso e meno generico di quanto detto fino ad ora, ma quello che vogliamo vedere è se anche nel nostro Paese c’è un “problema” negli affitti. Lo facciamo sempre guardando ai dati, che ci dicono come il prezzo medio per l’affitto di un immobile in Italia sia di 12,74 euro al metro quadro. Una cifra che di fatto significa un incremento del quasi 40% dal gennaio 2016 ad oggi. Il prezzo al metro quadro oscilla ogni mese, ma la tendenza negli ultimi sette anni è di continua crescita.
A questo poi bisogna aggiungere che manca proprio l’offerta. Anche qui, un’analisi media del nostro Paese ci offre una fotografia completa, ma sappiamo che ogni singola realtà ha le sue particolarità e le sue problematiche. All’interno della stessa città ci sono zone dove il prezzo al metro quadro è completamente diverso rispetto ad altre, ma quello che vogliamo fare è vedere come mediamente la situazione italiana non sia così diversa da quella di altri Paesi.
È bene considerare poi, che i dati che abbiamo visto nella cartina sono riferiti a luglio 2023. Questo è un mese in cui le località balneari più conosciute hanno dei prezzi per l’affitto maggiori. Un ragionamento più ampio però, possiamo farlo per le grandi città. Prendiamo ad esempio Milano: oggi nel capoluogo lombardo acquistare casa costa mediamente il 40% in più rispetto a quanto sarebbe costata nel 2015. Se siete arrivati fin qui capite che non è una novità, ma in mezzo in questi anni c’è stata una grande trasformazione della città stessa. Il 2015 poi, è stato l’anno in cui Milano ha ospitato l’Expo. Non va meglio per gli affitti dove ad oggi il prezzo medio è di 22,23 euro al metro quadro, cioè 7€ in più al metro quadro rispetto a metà 2015.
“ Venezia perde mediamente 2,23 abitanti al giorno
Cercare le cause intrinseche di questo aumento significa scandagliare la storia recente di Milano. Innanzitutto è aumentata la domanda di case, in una città che è motore lavorativo e non solo dell’intero Paese. Crescendo la domanda però crescono anche gli investitori, cioè coloro che acquistano l’abitazione a scopo di lucro, non per viverci ma per rivenderla o affittarla. Un mercato in continua ascesa per quanto riguarda i costi, come abbiamo visto, fa ancora più gola a chi vuole investire. A tutto ciò però dobbiamo fare una premessa. Come abbiamo analizzato guardando l’andamento del prezzo degli affitti in tutta Europa, è vero che a Milano i prezzi sono cresciuti, ma tendenzialmente meno che nel resto delle grandi città europee. A Oslo gli affitti siano aumentati di quasi il 17% dal terzo trimestre del 2021 ad oggi, a Dublino rispetto a dieci anni fa l’affitto costa quasi il doppio, a Lisbona gli affitti sono aumentati del 29,4% da un anno all’altro. E ancora, a L'Aia si è notato un + 28,6%, a Berlino 22,6%.
E quando si parla di affitti non possiamo non menzionare un’anomalia del nostro Paese. C’è una città infatti che ha più posti letto per i turisti che per i residenti. Era il 2021 quando scrivevamo che “il rapporto tra Venezia e il turismo è da anni intricato e complesso”. In questi due anni si è parlato molto, si sono fatte diverse proposte per limitare gli affitti brevi, è stata anche approvata una norma dal Parlamento, su proposta dell’ex parlamentare Nicola Pellicani, per dare al Comune la possibilità di limitare il numero degli immobili destinati all’uso turistico, ma di fatto la situazione veneziana ha continuato a peggiore.
Azioni concrete da parte del Comune non ne sono arrivate, ma ciò che è arrivato è il fatidico sorpasso. Come si nota chiaramente dal grafico sottostante, dal 2000 in poi c’è stata una continua decrescita della popolazione residente a Venezia centro storico. Si è passati dai 76 mila abitanti del 2000 agli attuali 56.700 circa. Contestualmente ad aumentare, sono stati i posti letto per gli affitti brevi. Come segnala OCIO, cioè l’Osservatorio CIvicO sulla casa e la residenza “da aprile a oggi, in soli 5 mesi, il contatore dei posti letto ha registrato un +1.097, quello dei residenti un -61”.
Insomma Venezia centro storico perde mediamente 2,23 abitanti al giorno. Una città che perde i propri abitanti equivale ad una città che perde la sua stessa identità. Questo è un collasso che sembra inarrestabile da molti anni, e che solo la politica, se fosse lungimirante e concreta, potrebbe provare ad arrestare.