SOCIETÀ

In Italia la mobilità urbana è ancora lontana dall'essere veramente sostenibile

Quando si parla di mobilità urbana l’obiettivo è quello di andare verso città sempre più sicure, resilienti e sostenibili. È questo proprio il goal 11 degli obiettivi di sviluppo sostenibile, e per fare ciò significa che l’idea stessa della mobilità urbana in questi anni dovrà cambiare radicalmente. Si parla al futuro perché, nonostante i finanziamenti ci siano, il concetto di mobilità per gli italiani per ora non sembra essere affatto mutato.

Pur considerando il 2022 un anno ancora di transizione, la 6° edizione del rapporto Mobilitaria ci consegna comunque uno spaccato del nostro Paese in cui la mobilità urbana è risalita, anche se non ancora a livelli pre-covid. C’è però un comparto che stenta più degli altri ed è proprio quello del trasporto pubblico. La tanto agognata ripresa dalla drastica riduzione dei passeggeri in seguito alle limitazioni sanitarie dovute al covid non sembra ancora essere ultimata.

Gli italiani infatti si spostano in auto, anche se i responsabili del report chiariscono come la mobilità attiva a piedi e in bicicletta sia ancora da verificare, analizzando la sua crescita nei prossimi anni. Il 6° Rapporto Mobilitaria 2023 è stato elaborato, come di consueto, da Kyoto Club insieme al CNR - Istituto sull’Inquinamento Atmosferico e presenta valutazioni e dati relativi al 2022.

Prima di entrare nel dettaglio dei dati del report però, è bene fare una premessa. Sappiamo che il Green deal europeo mira a rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050, cioè a emissioni zero. L’obiettivo poi, sarebbe anche quello di ridurre tali emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. A questo bisogna aggiungere che 100 città europee, fra cui nove italiane, si sono impegnate ad azzerare queste emissioni al 2030.

Questa è una premessa fondamentale da cui bisogna sempre partire per fare qualsiasi ragionamento per quanto riguarda anche gli investimenti pubblici da qui ai prossimi anni. Sappiamo che dal solo PNRR, e il suo conseguente fondo complementare, per la transizione ecologica in Italia sono stati stanziati quasi 70 miliardi di euro e per la mobilità sostenibile altri 25,4. Una cifra ingente che però, secondo il Kyoto club, “non sono sufficienti se davvero si vogliono raggiungere questi obiettivi al 2030. Togliere veicoli inquinanti dalle strade e trasformare il modo in cui ci muoviamo è urgente e necessario se vogliamo risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e fermare la crisi climatica. Per questo bisogna proseguire, nei prossimi anni, con l’incremento dei finanziamenti per la mobilità sostenibile, con gli obiettivi da raggiungere entro il 2030”.

Al taglio delle emissioni quindi, che comporta una drastica rivoluzione del pensiero stesso della mobilità, è necessario affiancare degli investimenti proprio per la mobilità sostenibile. 

Come abbiamo visto, dal PNRR arriveranno in tutto 25,4 miliardi di euro, cioè il 13,26% dell’importo totale del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il rapporto Mobilitaria ha analizzato solamente i fondi arrivati nel 2021-2022 in cui erano stati stanziati 16,5 miliardi di euro a favore della mobilità sostenibile, ai quali si aggiungevano i 3,7 miliardi del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile previsto dalla legge di bilancio 2017 e reso operativo nel 2019 per il rinnovo del parco autobus. 

 

Missione 1: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo


Procediamo però con ordine. La missione 1, cioè quella destinata alla digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo vale 40,9 miliardi di euro. Al suo interno c’è un investimento che riguarda anche la mobilità sostenibile. È l’1.4 o più precisamente l’investimento 1.4.6. Si chiama Mobility as a service for Italy ed ha l’obiettivo di fornire agli utenti un’esperienza di mobilità integrata dalla pianificazione del viaggio alla effettuazione dei pagamenti attraverso la combinazione di più modalità di trasporto (ad esempio autobus, metropolitana, e-bike). L’iniziativa “mira a promuovere la condivisione dei dati, la riutilizzabilità e l’interoperabilità dei sistemi di trasporto a partire dalle grandi città metropolitane dove ci si aspetta che l’implementazione di soluzioni MaaS generi i maggiori benefici. In particolare, sono previste apposite procedure selettive pubbliche finalizzate a selezionare le città metropolitane in cui testare le soluzioni MaaS”. I progetti sono sei e le città capofila sono Milano, Napoli e Roma. La sperimentazione del Maas vale 23,8 milioni di euro ed alla fine di questo trimestre dovrebbe essere stata completata per il 25%.

 

Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica

La seconda missione del PNRR, cioè quella dedicata alla rivoluzione verde e transizione ecologica, ha al suo interno diverse componenti dedicate alla mobilità sostenibile. In particolare la M2C2 ha l’investimento 4.1 interamente dedicato a questo tema. L’obiettivo è sviluppare un trasporto locale più sostenibile. Circa 200 milioni di euro (M2C2 4.1) sono stati investiti per creare 570 km di piste ciclabili. I progetti in questione sono 156 e il Piano nazionale sulle piste ciclabili prevede di sviluppare nuove reti in 40 città, in particolare quelle che ospitano le principali università del Paese, e di connetterle con il sistema ferroviario o di trasporto metropolitano. Le piste nazionali includeranno invece progetti anche nelle aree rurali. Con Decreto ministeriale n. 509 del 15.12.2021 Sono state ripartite le nuove risorse PNRR per le ciclovie urbane, pari a 150 milioni di euro. In coerenza con quanto indicato dal PNRR, la ripartizione delle risorse ha tenuto conto sia della popolazione minima dei Comuni pari a 50.000 abitanti, che della rilevanza della popolazione studentesca iscritta nelle principali sedi universitarie, da collegare a nodi ferroviari o metropolitani. Il 50% delle risorse è stata destinata in favore di Comuni collocati nelle Regioni del Mezzogiorno. I chilometri di piste ciclabili da realizzare con questi fondi sono complessivamente 200 entro il 2023 e complessivamente 565 entro giugno 2026 (184 km nei comuni capoluogo di città metropolitana).

L’investimento 4.2 invece mira a sviluppare il trasporto rapido di massa. Le auto private, come abbiamo visto, sono ancora il mezzo di trasporto più utilizzato in Italia: nel 2019, su 36 milioni di persone over18, almeno 2 persone su 3 hanno usato ogni giorno l’auto. L’utilizzo delle auto private sul totale dei viaggi è di oltre il 60 per cento, mentre l’utilizzo di sistemi pubblici di trasporto è solo del 10 per cento circa, con conseguente congestione e traffico nelle aree urbane oltre a maggiori problemi legati all'inquinamento.

La misura si pone il problema di ridurre le problematiche legate al trasporto su auto tramite sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa che spostino la domanda di mobilità dalle auto private. La misura prevede la realizzazione di 240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km).

Il focus dell’intervento sarà principalmente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane. L’obiettivo è ottenere uno spostamento di almeno il 10 per cento del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico.

Sempre nella missione 2, l’investimento 4.4 prevede il rinnovo delle flotte dei treni e dei bus. Per questi ultimi (4.4.1) l’obiettivo è quello di assicurare il rinnovo della flotta autobus con mezzi a basso impatto ambientale, con l’acquisto entro il 2026 di circa 3.360 bus a basse emissioni. Circa un terzo delle risorse sono destinate alle principali città italiane; 626,7 mln sono destinati a infrastrutture di ricarica e 1.788,3 per acquisto veicoli.

Per quanto riguarda i treni (4.4.2) l'investimento consiste nell'acquisto di almeno 150 mezzi a emissioni zero in sostituzione di vecchie unità elettriche e a diesel. La misura prevede tre interventi, tra cui il rinnovo della flotta treni per trasporto regionale e intercity per ridurre l'età media del parco rotabile regionale tramite l'acquisto di unità a propulsione elettrica e a idrogeno: si prevede l’acquisto di 53 treni per sostituire un numero equivalente di vecchie unità entro il 2026, a cui vanno aggiunte 100 carrozze di nuova concezione sviluppate con materiali riciclabili e rivestite con pannelli fotovoltaici. Gli 800 milioni sono così suddivisi: 652 mln per i treni regionali e 148 mln per il servizio universale. Il nuovo materiale rotabile per il servizio universale sarà destinato alle regioni del Sud in particolare Sicilia, Calabria e Linea Adriatica. Entrambi gli investimenti però, ad oggi, risultano essere in ritardo sulla tabella di marcia.

Come ricorda il rapporto del Kyoto Club, oltre ai fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e contestualmente dal Piano Nazionale Complementare (PNC), per la mobilità urbana, il Governo ha stanziato altre risorse, una parte delle quali derivanti dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell’Unione europea, e le altre dal bilancio statale.

Fondo di Sviluppo e Coesione Europeo 2021-2027 (FSC)

La prima è il Fondo di Sviluppo e Coesione Europeo 2021-2027 (FSC). Con tale fondo si è finanziato il tratto di metropolitana in superficie tra Afragola e Napoli. Il progetto è partito nel dicembre scorso e l’importo economico è di 333.780.000 euro. Analizzandolo nel dettaglio vediamo come il progetto si divida in due parti: la prima è il collegamento tra il centro della Città di Napoli, stazione “Di Vittorio”, l’aeroporto e la stazione AV di Afragola, (12,35 km con 13 Stazioni), il secondo è il prolungamento della linea 6 nella tratta Campegna - Nisida e il prolungamento sempre della linea 6 nella tratta Campegna – Posillipo (intesa però solo la progettazione dell’opera). 

Legge di bilancio 2022

Degli altri fondi per cambiare la mobilità delle nostre città sono poi arrivati con la legge di bilancio del 2022. Sono stati stanziati più di 4,7 miliardi di euro con l’obiettivo di sviluppare il trasporto pubblico di massa. Come ripartire tali finanziamenti è scritto nel decreto interministeriale 97 del 20 aprile 2022. Le città coinvolte sono Torino, Roma, Napoli, Milano e Genova.

Fondo per la strategia di mobilità sostenibile

C’è poi anche il decreto firmato lo scorso 6 ottobre dal Ministro Giovannini. Tale decreto stabilisce criteri e percentuali di riparto del nuovo Fondo per la mobilità sostenibile che è di circa due miliardi di euro per il periodo 2023-2034. Questi finanziamenti sono destinati a sostenere la transizione ecologica del settore dei trasporti, cercando di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti nel pacchetto della Commissione europea ‘Fit for 55’. I soldi serviranno quindi al rinnovo degli autobus, all’acquisto di treni a idrogeno, alla realizzazione di nuove piste ciclabili e altri interventi in materia. Un miliardo di euro poi è destinato a migliorare la sostenibilità della mobilità urbana e ridurre le emissioni inquinanti in 44 Comuni e aree metropolitane con più di 100.000 abitanti.

Piano Strategico Nazionale Mobilità Sostenibile

Con la legge di bilancio del 2017 era stato poi istituito il Piano Strategico Nazionale Mobilità Sostenibile. Proposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MiMS), anche questo di fatto ha degli obiettivi del tutto similari al fondo visto precedentemente. Il Piano vuole il rinnovo del parco mezzi su gomma attraverso la sostituzione di quelli maggiormente  inquinanti; il miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione delle emissioni climalteranti e del particolato. Il decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 30 aprile 2019 ha poi stabilito che i fondi siano assegnati agli enti locali per l’acquisto di autobus elettrici/idrogeno o a metano. Successivamente sono stati adottati i decreti ministeriali di ripartizione delle risorse complessivamente previste per 3miliardi e 700 milioni di euro (fra il 2019 ed il 2033).

Degli altri fondi, sempre stanziati con la legge di bilancio del 2022, sono arrivati per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento atmosferico. Tutto nasce dal “Programma Nazionale di Controllo dell’Inquinamento Atmosferico” (PNCIA), approvato nel 2021 con il DPCM del 23 dicembre. Come si legge nel report del Kyoto Club “il programma prevede una serie di misure di interesse per i settori energetico, elettrico, termico, residenziale, terziario, trasporti, agricoltura. Da aggiornare almeno ogni quattro anni dalla data della sua adozione”.

Il tema della mobilità urbana è e sarà sempre di più al centro del dibattito. Anche le modifiche al codice della strada entrano di diritto su questo argomento e una visione lungimirante sarebbe quella di provare a proporre cambiamenti che vadano verso una direzione di mobilità sostenibile. I temi della crisi climatica, degli obiettivi di sviluppo sostenibile, di un adattamento ad un clima che è già mutato e ci farà vivere eventi estremi in modo più presente, sono tutti interconnessi tra loro. Questo oramai lo sappiamo da anni e l’adattamento per forza di cose deve avvenire anche nella normale mobilità urbana.

I finanziamenti, come abbiamo visto, ci sono, ma non bastano, servono sempre di più anche azioni che facciano cambiare sia la percezione stessa della mobilità nelle abitudini degli italiani. Detta in modo ancora più chiaro, ben vengano i cambiamenti delle flotte dei mezzi inquinanti, questa è un’azione importante ed inevitabile, ma allo stesso tempo bisogna cercare di usare meno la macchina privata per gli spostamenti. Utilizzare i mezzi pubblici, andare a piedi o in bici in città sono azioni che in molti luoghi molte persone possono già fare, con un piccolo sforzo personale che viene ripagato dal miglioramento della salute fisica, psicologia e un po’ anche di quella della qualità dell’aria, senza considerare che spesso all’interno della città gli spostamenti in automobile sono più dispendiosi in termini economici e di tempo rispetto a quelli in bici. 

Dal rapporto Mobilitaria, che analizza 14 diverse città italiane, emerge chiaramente che, in termini di emissioni di gas serra, il contributo dei trasporti è significativo. Milano, ad esempio, risulta essere la più vicina al target europeo sul fronte della mobilità condivisa, ripartizione modale e trasporto pubblico, ma è ancora distante se prendiamo in esame la motorizzazione privata e la mobilità attiva. Lo stesso vale per Firenze, Torino, Venezia, Bologna, Roma e Napoli, che stanno nella prima metà della classifica e si avvicinano all’obiettivo sul fronte della ripartizione modale, ma sono ben distanti in genere ancora per il trasporto pubblico, mobilità attiva e mobilità condivisa. Cagliari, Genova, Messina, Bari, Palermo e Reggio Calabria sono tutte nella parte bassa della classifica e sono agli ultimi posti soprattutto per trasporto pubblico, mobilità condivisa e mobilità attiva, ovviamente ciascuna con le proprie specificità e punti di debolezza. Catania infine, risulta essere all’ultimo posto sul fronte della mobilità condivisa (-99%) e mobilità attiva (-98%), oltre che -77% relativamente al trasporto pubblico e -57% sulla ripartizione modale.

Sappiamo che l’inquinamento atmosferico ha ripercussioni anche sulla nostra salute e allo stesso tempo sappiamo che, rispetto al 2021, in quasi tutte le città sono aumentate le concentrazioni di biossido di azoto (NO2). Le polveri sottili PM10 poi scendono al Sud ma sono in salita al Nord. Il rapporto Mobilitaria 2030 del CNR e Kyoto Club traccia uno spaccato che ci fa dire con chiarezza che il lavoro da fare è ancora molto. Ci sono dei piccoli miglioramenti ma non bastano, per cercare d’avere tutti un futuro desiderabile è arrivata l’ora di non avere moti di giubilo per i piccoli passi, perché sappiamo che questi devono essere ben più grandi.

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