SCIENZA E RICERCA
L'editoriale. Estinzioni negli oceani: cattive notizie e una speranza
Numeri e fatti preoccupanti, di questo dobbiamo parlare oggi. Un articolo uscito su Science, firmato da Justin Penn e Curtis Deutsch sta facendo discutere la comunità scientifica. Si intitola Come evitare l’estinzione di massa della biodiversità negli oceani dovuta al riscaldamento climatico. È un lavoro di modelli, in cui sono stati immaginati degli scenari sul cambiamento climatico del futuro, sulla base dell’analisi dei limiti eco fisiologici in cui possono vivere le specie e confrontato rispetto al “record fossile”, cioè a quello accaduto nel passato in caso di grandi estinzioni già avvenute. Il risultato si capisce: se andiamo avanti su questa strada, quello che ci dobbiamo aspettare è una estinzione di massa paragonabile alle cinque grandi già successe nel passato. Si tratta di una conferma del modello della sesta estinzione di massa, questa volta dovuta alle attività umane.
C’è però un terzo messaggio degli scienziati, con un po’ di speranza: dicono che si iniziasse davvero a rallentare il cambiamento climatico, potremmo evitare il 70% delle future estinzioni. Non sarebbe, insomma, “ancora troppo tardi”. I dati sono preoccupanti e il processo sta accelerando e a rischio di irreversibilità, ma se si rispettassero le indicazioni dell’IPCC, diminuendo lo sfruttamento della pesca e l’inquinamento marino, potremmo fare davvero la differenza. Il problema è che questi scenari prevedevano la riduzione drastica a partire dal 2020 e al 2022 non li abbiamo rispettati.
Qualcuno è critico su questi modelli: sono troppo catastrofisti e imprecisi, forse si sottovaluta la resistenza degli organismi al climate warming. Secondo me questi modelli sono, invece, importanti: non sostituiscono gli specialismi, cioè i modelli più di approfondimento. E parlarne è un dovere nei confronti delle future generazioni. Usare, cioè, la scienza per capire che ci può dire quello che potrebbe succedere. Se arriverà il peggio, non potremo dire “non lo sapevamo”. Era scritto molto chiaro.