SCIENZA E RICERCA

L'editoriale. Le evoluzioni della popolazione

Immerso nel contesto matematico della collezione del dipartimento di Matematica “Tullio Levi Civita” dell’università di Padova, riprendo, con altri dati, il World Population Prospect dell’Onu sull’andamento demografico della popolazione.

Tra i punti interessanti, si parla di come una quota crescente di popolazione in età lavorativa può aiutare molto la crescita economica dei Paesi. Si tratta del dividendo demografico, cioè la crescita economica che deriva dall’aumento della quota di popolazione in età lavorativa.

C’è poi il tema dell’invecchiamento: aumenta sia in termini di numero sia di percentuale. La popolazione al di sopra dei 65 anni arriverà, dall’attuale 10%, al 16% del 2050: due volte tanto il numero dei bambini al di sotto dei 5 anni e alla pari degli abitanti al di sotto dei 12 anni. Sempre più anziani con i conseguenti problemi per il mantenimento della qualità della vita di queste persone e per la sostenibilità economica in termini di assistenza sociale e sistemi pensionistici.

In apparente contraddizione, in molti Paesi del mondo sussiste un declino della popolazione. Diminuisce la fertilità (l’Italia è uno di questi paesi) con due terzi della popolazione mondiale che vive in nazioni dove la media dei nati per ogni donna è pari a due, cioè al limite della decrescita. E in 61 Paesi questa media scenderà ulteriormente da qui al 2050.

Il punto sulle migrazioni è quello più interessante: tra il 2000 e il 2020 più di 80 milioni di persone sono passate da Paesi più poveri ai più ricchi. Questo fenomeno aumenterà ancora e sarà il fattore principale di riequilibrio demografico. L’Onu ricorda come bisogna imparare a capire che si deve costruire un mondo in cui la migrazione non sia demonizzata ma sia garantita, ordinata, sicura, regolare e responsabile.

Infine, il documento delle Nazioni Unite si occupa della pandemia da Covid-19 e su quanto abbia inciso sulla riduzione dell’aspettativa di vita, scesa a 71 anni nel 2021, rispetto ai 72,8 anni del 2019.

In sintesi, il risultato di questa complessa analisi e che vivremo in un mondo sempre più anziano e le migrazioni sono un fenomeno strutturale a cui aggiungere i migranti ambientali, cioè coloro che scapperanno dalle loro terre non più ospitali a causa dei cambiamenti climatici.

Ai nostri figli spetterà un mondo più instabile, in evoluzione e più difficile da gestire. Un posto in cui ricette semplicistiche non funzioneranno: si dovrà imparare a gestire questa evoluzione, anche della popolazione umana.

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