I dati presentati dall’Associazione Italiana Editori sull’andamento del mercato del libro del 2019 sono confortanti. Dall’anno scorso gli indici sono saliti, superando a volte anche risultati raggiunti una decina di anni fa. Nella fattispecie gli incassi sono aumentati del 4,9% rispetto al 2018 (da 1,493 miliardi di euro rispetto ai 1,423 dell’anno precedente) e le copie vendute sono state il 3,4% in più del 2018 (a riprova che i libri sono anche mediamente aumentati un po’ di prezzo). Un dato che ci vede primeggiare (proporzionalmente) su Francia (che incrementa solo del 2%), Germania (1,4%) e soprattutto sugli Stati Uniti che invece vedono un’inversione di tendenza (-1,3%). Volendo dettagliare maggiormente si osserva che i settori che sono cresciuti di più sono la narrativa italiana e la non fiction (cioè la saggistica e la manualistica) e i nomi che hanno trainato le vendite sono stati, nel primo caso, abbastanza “i soliti noti”: Manzini, Camilleri, Carofiglio, evidentemente Antonio Scurati che ha vinto lo Strega con M. Il figlio del secolo e – c’era da aspettarselo – Stefania Auci con I leoni di Sicilia. Nella saggistica invece la fa da padrone Recalcati con ben tre titoli (evidentemente fare un bel programma televisivo aiuta), ma anche Vito Mancuso, Matteo Renzi, Baricco con The game, Rampini, Saviano, Greta Thumberg – ovviamente, visti i fatti di cronaca –, Carlo Rovelli, ma anche Mario Calabresi, Jonathan Safran Foer con Possiamo salvare il mondo prima di cena e altri.
È interessante osservare come i canali di acquisto siano poi cambiati nel tempo: se nel 2007 si compravano libri prevalentemente in libreria (79%) e al supermercato (17,5%) e solo per il 3,5% online, oggi quasi un terzo dei libri sono comprati sugli store (26,7%), la libreria fisica regge con il 66,2% ma ne risente e i supermercati più che dimezzano (7,1%). La legge Levi (discussa e passata in Parlamento nelle scorse settimane), lo ricordiamo, vorrebbe agire proprio in difesa delle librerie sugli store, che oltre a offrire consegne con tempi da record (Amazon Prime) offrono sconti importanti che le librerie non possono permettersi.
E infatti chiudono. Recentemente sui giornali ha fatto scalpore la notizia della chiusura della storica libreria Paravia di Torino, ma il fenomeno è molto diffuso: tra il 2012 e il 2017 sono stati 245 gli esercizi che hanno gettato la spugna (il 6,9%), prevalentemente distribuiti al centro (dove hanno chiuso il 13,3% delle librerie).
A influire su questo fenomeno è anche la pirateria (effettuata prevalentemente in ambito universitario e professionale: le fantomatiche “fotocopie”) per una perdita di 247 milioni di euro nel mercato delle librerie, che permetterebbero a 120 esercizi di esistere e di impiegare 300 librai. Una perdita analoga si stima anche per gli store online.
Andamento percentuale delle vendite per canali di acquisto
Ma chi sono e quanti sono i lettori in Italia? La valutazione è stata fatta sulla base di sondaggi fatti a persone di età compresa tra i 15 e i 75 anni, cui è stato chiesto di rispondere alla domanda: “Pensando agli ultimi 12 mesi le è capitato di leggere, anche solo in parte, un libro di qualsiasi genere non solo di narrativa (come un romanzo, un giallo, fantasy, un graphic novel, ecc.), ma anche un saggio, un manuale, una guida di viaggio o di cucina, sulla salute, ecc.su carta o in formato digitale o audiolibro? E se sì, più o meno quanti?”.
È emerso che il 64,5% degli italiani legge, prevalentemente libri cartacei (62%), poi ebook (25%), il resto sono audiolibri e altre fonti. La percentuale di non lettori è altissima: il 35% della popolazione; tra i lettori poi c’è uno zoccolo duro del 38% della popolazione che resta fedele al libro di carta, profumato e da sfogliare, da portare in borsa, nello zaino, nella ventiquattrore, mentre il 26% usa tutti i diversi supporti, anche quelli digitali.
Queste valutazioni sono state fatte su chi legge almeno un libro. Di quest’insieme di lettori il 55% legge fino a 3 libri all’anno, il 25% da 4 a 6 libri, l’11% da 7 a 11 libri e solo il 9% dei lettori sono lettori forti, cioè leggono almeno un libro al mese, mediamente. Solo questi ultimi generano il 40% del mercato.
E da notare è il fatto che sono più i giovani, tra i 6 e i 19 anni, a leggere almeno un libro per piacere (cioè non per motivi di studio o di lavoro), e mediamente si osserva che sono di più a leggere quei bambini che vedono i genitori leggere (il 74, 9%).
Alla domanda: “Legge almeno un’ora continuativa in un giorno medio della settimana?” a rispondere sì sono solo il 9% degli intervistati e la maggior parte hanno tra i 18 e il 24 anni. Solo il 3% degli ultracinquantenni ha risposto sì. Sono dati che fanno una certa impressione. Tuttavia è necessario tener conto del tipo di vita che conduciamo e della moltitudine di stimoli cui siamo sottoposti.
Viene confermata anche la relazione, già osservata, tra il PIL pro capite e la predisposizione alla lettura: si legge di più al Nord, dove il reddito è più alto e di meno al Sud dove è più basso.
Questa disamina dell’AIE aiuta a comprendere, forse, perché l’editoria è un settore notoriamente sulla linea del galleggiamento, per non dire che talvolta finisce con naso e bocca sott’acqua. Ne abbiamo parlato con Alessandro Venier e Mauro Daltin di Bottega Errante Edizioni, casa editrice indipendente che porta in Italia molte voci importanti dell’Est Europa.
Come è andato l’ultimo anno (il 2019) rispetto al precedente per voi?
Molto meglio, ma semplicemente perché abbiamo fatto dei cambiamenti nella distribuzione e adesso abbiamo una diffusione più ampia. Bisogna poi tenere in conto che siamo una casa editrice giovane (il primo nostro libro è del 2015) ed è quindi naturale per noi vedere un trend di crescita di anno in anno: aumentiamo i titoli, il marchio gira, partecipiamo a più fiere. Il 2020 è iniziato ancora meglio di come non sia finito il 2019. Siamo in attivo, che non è scontato (anche se accanto all’attività editoriale facciamo anche organizzazione di eventi di ambito affine, come La notte dei lettori a Udine o il Festival del Coraggio a Cervignano del Friuli).
I dati di crescita individuati dall’AIE secondo voi sono i segnali di un’inversione di tendenza nel mercato librario o continueremo ad assistere al “crollo” della lettura?
Dal nostro punto di vista è impossibile non un ulteriore crollo: sotto queste soglie non si scende, sono già scarsissime. Il problema vero sta nella chiusura delle librerie: per un piccolo editore la diminuzione dei punti vendita è un vero danno, perché vendere un libro in una libreria fisica porta con sé un indotto. Se al libraio piacciono i nostri libri, li consiglierà sempre più spesso, penserà di organizzare presentazioni con i nostri autori, insomma insieme creiamo una sinergia. Su Amazon il libro viaggia da solo.
Come si potrebbe pensare di fare per rilanciare questo settore e/o coinvolgere maggiormente gli italiani e appassionarli alla lettura?
Tutti gli attori del mondo editoriale stanno provando da almeno trent’anni a trovare una soluzione! Il decreto che è appena stato approvato può di sicuro aiutare, soprattutto perché non prevede misure solo contingenti ma un piano triennale, quindi di gittata più ampia. Agevolazioni a famiglie disagiate; bonus cultura; calmieramento dello sconto perché tutti giochino la stessa partita: tutto serve. Resta però che questa scarsa affezione alla lettura è un problema culturale del Paese. Non si capisce come la Spagna, che per molti versi è un Paese affine al nostro, abbia un tasso di lettura del 20% più alto. Dobbiamo darci tempo ma migliorare, facendo tutto quanto è possibile.
Perché crescendo smettiamo di leggere o diminuiamo così tanto?
La “dispersione” del lettore è uno dei problemi più grossi. L’editoria per ragazzi è un settore in forte crescita, perché i bambini e i ragazzi leggono molto. La disaffezione coincide con lo scontro con i ritmi lavorativi, intorno ai 25 anni. “Perché non leggi?” “Non ho tempo” è il leitmotiv più sentito. Ma chi ha la passione il tempo lo trova: leggere è un piacere e non un dovere ed è questo il messaggio che deve essere comunicato, a partire dalla scuola. I libri ci fanno bene.
Voi, come editori, come “combattete la vostra battaglia”?
Cercando di conquistare lettore per lettore. Parlando con le persone nelle fiere. Costruendo un catalogo coerente e riconoscibile. Cercando una nicchia di lettori che sia uno zoccolo duro e cercando, anche grazie al loro passaparola, di allargarla. Combattiamo insieme alle librerie: ci spostiamo spesso e lì incontriamo i lettori. Serve tempo e impegno ma a noi spaventa. Ci crediamo.
Per inciso, ogni uscita la facciamo anche in ebook, perché abbiamo visto che per noi ha un senso: i due bacini si alimentano e non li vediamo alternativi.