SOCIETÀ

L'inaspettata resilienza del mercato del lavoro

Quando si analizzano degli indicatori socio economici degli ultimi anni, il timore di incontrare dei segni negativi è più che mai fondato. La pandemia prima, la guerra russa in Ucraina poi ed ora il massacro israeliano a Gaza, ci stanno facendo vivere una situazione di estrema incertezza ed instabilità, sia geopolitica che economica. In un contesto del genere però, il mercato del lavoro a livello globale sembra avere avuto una sorta di resilienza inaspettata. È ciò che emerge dal Rapporto “World employment and social outlook: Trends 2024” dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), rilasciato lo scorso 10 gennaio.

Consapevoli che delle analisi a livello globale sono sempre molto parziali, vediamo come la parola che l’organizzazione utilizza sia stata proprio “resilienza”. Questo perché, nonostante un’economia mondiale instabile, sia il tasso di disoccupazione che il divario occupazionale sono scesi al di sotto dei valori pre-pandemici. Il tasso di disoccupazione globale nel 2023 infatti è stato del 5,1%, con un modesto miglioramento rispetto al 2022. Anche i tassi di partecipazione al mercato del lavoro sembrano essersi in gran parte ripresi rispetto ai minimi registrati durante la pandemia. Questo è accaduto in particolare nei paesi a reddito medio-basso e alto, sebbene con notevoli differenze tra i gruppi del mercato del lavoro.

L’andamento dell’economia

Ma partiamo vedendo com’è andata l’economia mondiale negli ultimi anni. Innanzitutto bisogna considerare che nel 2021 e 2022 c’è stato un aumento dei prezzi a seguito dello stimolo fiscale da parte dei governi durante la pandemia di COVID-19 e a quelle che il report chiama “pressioni sulla catena di approvvigionamento”, che sono state di fatto causate dalla guerra russa in Ucraina. Nonostante quindi tutte le regioni ed economie abbiano visto aumentare l'inflazione dal 2020, le economie avanzate hanno registrato livelli inferiori rispetto alle economie emergenti e in via di sviluppo. Questo anche nel 2023 quando, nonostante l'inflazione sia scesa rispetto al picco del 2022, questa è rimasta al di sopra degli obiettivi fissati dalle banche centrali con una media del 4,6% nelle economie avanzate e dell'8,5% nelle economie in via di sviluppo. Chiaramente questo fatto ha avuto anche importanti conseguenze negative sulla crescita reale dei salari.

Mentre per i salari la situazione è quella appena descritta, per il PIL dei vari Paesi c’è stata una grande eterogeneità tra i vari gruppi. Il prodotto interno lordo nel 2023 è cresciuto in maniera più evidente tra i paesi a reddito medio-basso e medio-alto mentre le economie ad alto reddito hanno registrato un significativo rallentamento della crescita del proprio PIL nel 2023, rispetto al 2022. La stessa situazione l’hanno vissuta anche i paesi a basso reddito.  

Le previsioni inoltre ci dicono che il PIL rimarrà stabile nel 2024 a livello globale, rispetto al 2023, consapevoli che l’attuale instabilità soprattutto geopolitica potrà cambiare la situazione.

Il lavoro

Abbiamo visto come la crescita economica nel 2023 sia stata, a livello globale, più marcata del previsto e questo ha permesso ai tassi di partecipazione complessivi alla forza lavoro di salire al di sopra di quella che sembrava essere la loro tendenza a lungo termine. Lo scorso anno infatti, sono aumentati in particolare nei paesi ad alto reddito (di 0,3 punti percentuali) e nei paesi a reddito medio-basso (di 1,5 punti percentuali). Nei paesi a basso reddito e a reddito medio-alto invece, i tassi di partecipazione alla forza lavoro sono lievemente diminuiti (rispettivamente di 0,1 e 0,3 punti percentuali). Nonostante queste piccole buone notizie però, il report dell’Oil mette in evidenza che donne, giovani e immigrati continuano a registrare tassi di partecipazione al lavoro ancora relativamente bassi.

A livello globale però possiamo affermare che l'occupazione è cresciuta del 2,2% nel 2023, rispetto al 2,8% dell'anno precedente. Tuttavia, sono le ore medie lavorate che devono ancora riprendersi completamente dalla pandemia. C’è anche un altro dato che è bene analizzare, che è quello dei salari. Nonostante la bassa disoccupazione e una crescita occupazionale infatti, nei paesi con dati disponibili i salari reali sono in diminuzione. Nella maggioranza dei paesi del G20 si è riscontrato un calo dei salari reali nel 2023, che significa che gli aumenti salariali non sono riusciti a tenere il passo con l'inflazione. Solamente in Cina, Russia e Messico c’è stata una crescita dei salari reali nel 2023. Particolare la situazione russa, dove la crescita della produttività del lavoro è stata tra le più alte nei paesi del G20 nel 2023.Un segno positivo si nota anche in India e in Turchia ma gli ultimi dati disponibili si riferiscono al 2022 rispetto al 2021. Gli altri paesi del G20 hanno registrato un calo dei salari reali con Brasile (6,9%), Italia (5%) e Indonesia (3,5%) che hanno avuto i cali maggiori.

Le previsioni

Nonostante la situazione che abbiamo delineato fino ad ora, a livello globale, abbia evidenziato delle notizie positive, per il 2024 le previsioni sembrano smorzare gli entusiasmi sul nascere. Il report prevede infatti che i tassi di partecipazione al lavoro diminuiranno nei prossimi anni. “Gli aumenti recenti nei tassi di partecipazione al mercato del lavoro sono probabilmente stati sostenuti da un mercato del lavoro più forte del previsto - si legge -. Tuttavia, nel 2024 e nel 2025, ci si aspetta che i tassi di partecipazione diminuiscano in tutti i gruppi di reddito (tranne che nei paesi a basso reddito, dove si prevede che rimangano stabili nel 2024 con una diminuzione nel 2025) e sia per gli uomini che, più marcatamente, per le donne”. Le proiezioni inoltre mostrano che i tassi di disoccupazione dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili nei prossimi due anni. 

È bene però fare un piccolo passo indietro per capire questa sostanziale differenza. Il tasso di partecipazione al lavoro è la proporzione di persone attive nella popolazione di riferimento. Quindi di fatto considera quindi sia gli occupati sia le persone che cercano lavoro. Il tasso di disoccupazione invece è il rapporto, in percentuale, tra il numero degli occupati e il totale della popolazione

Compreso ciò vediamo come le proiezioni dicono che, con la diminuzione dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro e il rallentamento della crescita dell'occupazione, ci si aspetta che il tasso di disoccupazione globale rimanga vicino ai livelli attuali, salendo dal 5,1 per cento nel 2023 al 5,2 per cento nel 2024 e rimanendo invariato nel 2025. Questo aumento è dovuto principalmente all'aumento dei tassi di disoccupazione attesi nei paesi ad alto reddito. 

Il gender-gap

Ciò che invece si prevede che persisterà sarà la differenza di genere. Sulla persistenza del gender gap avevamo già fatto un’analisi, ma vediamo come a livello globale il rapporto dell’Oil preveda che il divario di genere nei tassi di partecipazione aumenterà, seppur di poco. Nel 2025, i tassi di partecipazione globali degli uomini supereranno quelli delle donne di 25 punti percentuali, con chiaramente alcune marcate differenze regionali che, in un rapporto globale, devono essere sempre inserite come premessa e postilla ad ogni discorso.


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I giovani

Guardando invece alle fasce d’età più giovani, vediamo che i tassi di disoccupazione giovanile sono quasi 3,5 volte superiori a quelli degli adulti. A livello globale, nel 2023, il tasso di disoccupazione giovanile è stato del 13,3%, contro il 3,9% degli adulti con i paesi a reddito medio-alto che mostravano un tasso di disoccupazione giovanile del 15,5% nel 2023.

Tutti i dati che abbiamo visto fino ad ora rappresentano analisi del mercato del lavoro a livello globale. Un’analisi che non può essere certo esaustiva ma che offre una panoramica di un mercato che si è dimostrato più resiliente del previsto. Mercato che però è per forza di cose influenzato dall’instabilità attuale.

 

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