CULTURA

L'intelligenza artificiale e la scrittura di un libro

Chema Alonso ha 45 anni, i capelli lunghi fino alle spalle e indossa sempre un cappellino di lana a righe calato quasi fino agli occhi. È il Chief Digital Consumer Officer di Telefónica, la più importante compagnia spagnola del settore, nonché il capo del «Team Idee Folli» dell’azienda. Qualche mese fa, ha avuto una di queste idee folli: addestrare un’Intelligenza Artificiale a copiare lo stile di uno scrittore. Così, Chema Alonso ha chiamato Arturo Pérez-Reverte e gli ha chiesto il permesso per allenare un’IA a riprodurre l’originalissima scrittura dei romanzi del Capitano Alatriste, una saga di enorme successo ambientata nel Siglo de Oro spagnolo. Pérez-Reverte si è prima soltanto divertito all’idea, ma poi, pensandoci, si è scoperto anche molto interessato: «Non tanto per le possibilità attuali, che non sono granché, ma per quelle future, per le porte che potrebbero aprirsi». 

È nato così il Progetto Maquet (Auguste Maquet era lo scrittore, il «negro», che aveva collaborato con Dumas padre per scrivere I tre moschettieri). Alonso e il suo Team hanno sottoposto alla macchina i testi di Pérez-Reverte, più qualcun altro come il Chisciotte, hanno scritto un testo di partenza e l’IA lo ha «revertizzato», segnalando tutte le possibili scelte e correzioni perché quel testo assomigliasse quanto più possibile a un originale dell’autore spagnolo. Il risultato? Una scena di racconto in cui si sente «l’aroma» dello stile di Arturo Pérez-Reverte, e poco di più, perfino con qualche esagerazione e qualche abuso da parte della macchina, senza troppe preoccupazioni di composizione, di ritmo, di struttura.

«Ripeto» dice Pérez-Reverte: «L’importante sono le possibilità future. Quando questo strumento ancora balbuziente, esitante, sarà un po’ più perfezionato, potrà aiutare un autore mediocre a migliorare il suo stile, per esempio “passando” il suo testo attraverso un Conrad, un Balzac… Certo, non potrà mai sostituire la creatività e le imperfezioni, fondamentali, di un autore in carne e ossa. Ma avrà applicazioni importanti soprattutto nel campo della didattica, della formazione dei giovani».

L’IA potrà, forse, aiutarci a scoprire chi è davvero l’autore del famoso Chisciotte apocrifo, o svelare il mistero di chi sia Elena Ferrante. Magari in futuro potrà scrivere autonomamente qualche racconto, dice Chema Alonso, ma non è detto che sarà anche un buon racconto. E tuttavia, le domande che esperimenti come questo ci spingono a porci sono tante. Alonso ne mette in campo qualcuna: «Cosa succederà se gli scrittori si “drogheranno” con questo tipo di strumento per rendere più fiorita, più bella la loro scrittura? Potrà uno scrittore conservare le sue peculiarità e il suo stile di fronte alla valanga dell’IA che sta riempiendo le nostre vite? Come prenderà il grande pubblico il fatto che qualcuno userà strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale per scrivere i suoi romanzi?» Eccetera, eccetera.

Del resto, l’idea del Progetto Maquet aveva un assunto di partenza: l’Autore non può essere sostituito. Differenziandosi, perciò, da molti progetti di scrittura automatica da parte delle macchine su cui lavorano attualmente migliaia di ricercatori. Ma l’obbiettivo di un IA in grado di usare il linguaggio esattamente alla nostra maniera, come ha sottolineato qualche tempo fa Nicola Nosengo su queste stesse pagine, è ancora lontano, lontanissimo. Per fortuna, sostiene qualcuno…

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