CULTURA

M49: la fuga verso la libertà e la convivenza con l'uomo

M49, l'orso bruno di tre anni che lo scorso 14 luglio era scappato dal centro faunistico del Castellar (a sud di Trento) continua a far parlare di sé. Il plantigrado, noto anche come Papillon per l'affinità col protagonista del film La grande fuga, inizialmente era stato catturato a seguito dell'ordinanza firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ne aveva autorizzato la captivazione permanente.

Secondo un comunicato stampa rilasciato dalla Provincia a fine giugno, M49 è il responsabile dell'80% dei danni provocati dai grandi carnivori in Trentino nel 2019: l'orso avrebbe compiuto attacchi ai danni del bestiame e si sarebbe spinto, nonostante le misure di prevenzione e dissuasione adottate, fino a una stalla  di malga Arnò, nel comune di Sella Giudicarie destando preoccupazione nel settore della zootecnica.

Il ministro dell'ambiente Sergio Costa si era dimostrato contrario alla decisione presa dalla Provincia autonoma di Trento, che, nella persona di Fugatti, paventava anche un potenziale pericolo per l'uomo. In proposito, il ministro si era espresso dichiarando la necessità del parere tecnico dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per definire la pericolosità dell'animale e supportare la delibera della Giunta. L'ordinanza, a seguito dell'acquisizione del parere dell'Ispra, è stata quindi firmata il 1 luglio.

Papillon, catturato e rinchiuso in una gabbia elettrificata nel centro faunistico è riuscito a fuggire nel giro di poche ore. Da quando si è dato alla macchia è stato avvistato diverse volte e persino fotografato: si sarebbe spostato dal Trentino alla zona di Passo Oclini-Passo Lavazè, sconfinando in Alto Adige. Per questo motivo il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha firmato l'ordinanza di cattura per M49, come già fatto precedentemente da Trento, secondo quanto previsto dal Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace). L'orso rischia l'abbattimento, qualora si dimostrasse pericoloso per l'uomo, sempre in riferimento a quanto stabilito dal piano.

Il ministro Costa, contro l'uccisione dell'animale, ha rinnovato l'invito alla cautela e le associazioni animaliste fin dall'inizio della vicenda ricordano che l'orso bruno è una specie protetta in tutta l'Unione Europea. Il quadro normativo comunitario, europeo e nazionale impone allo Stato italiano la responsabilità di assicurare un soddisfacente stato di conservazione alle popolazioni di orso bruno presenti sul territorio nazionale e, di conseguenza, impegna le Regioni ad attuare provvedimenti di tutela, gestione e monitoraggio delle stesse.

Durante la fuga Papillon sarebbe stato accusato di essere il responsabile anche di altre scorribande a danni del bestiame, anche se, non avendo più il radio-collare per la sua localizzazione, non si può essere completamente certi che sia lui il colpevole. Ma di quale colpevolezza parliamo? Questa vicenda ci mette ancora una volta davanti al fatto che gli animali si comportino come tali e che l'incontro tra le necessità dell'uomo e la natura si svolga in uno scenario dall'equilibrio sempre più delicato. L'anno scorso ci eravamo già trovati di fronte a questo dilemma parlando di lupi, orsi e cinghiali ed Enrico Alleva, docente di etologia alla Sapienza di Roma, aveva spiegato che: “Il cittadino odierno che si rapporta con gli animali selvatici non può più contare su quella cultura tradizionale della realtà rurale, parte del patrimonio delle conoscenze comuni, che consentiva la gestione della fauna selvatica”.

Bisogna ricordare che, nonostante la sua fama, l'Ursus arctos Linnaeus si nutre principalmente di piante erbacee e insetti, tuttavia non disdegna di predare, all’occorrenza, animali selvatici o domestici. Non è una novità che gli animali selvatici si spingano sempre più verso le abitazioni e gli insediamenti dell'uomo, spesso alla ricerca di cibo. Questo è dovuto a una serie di problematiche di tipo ambientale (ne abbiamo precedentemente parlato nell'articolo Lo zoo in città) e di una gestione scorretta dei rapporti uomo-animale. Quello che si auspica è che M49 non veda il termine della propria avventura alla conquista della libertà nel modo più cruento e che si possano migliorare e incrementare le conoscenze per permettere all'uomo e all'animale una convivenza più serena.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012