SOCIETÀ

Il meccanismo di scioglimento dei ghiacci della Groenlandia

Quest'anno la Groenlandia ha perso 329 miliardi di tonnellate di ghiaccio. È un valore 6 volte superiore alla quantità che si scioglieva negli anni '80, quando all'oceano venivano cedute 51 miliardi di tonnellate l'anno. I ghiacci dell'isola danese stanno contribuendo a far crescere il livello globale dei mari di quasi 1,5 centimetri, il 25% dell'innalzamento globale e il doppio di quanto sta facendo l'Antartico. Il ritmo con cui i ghiacci della Groenlandia si stanno sciogliendo è accelerato negli ultimi 15 anni. Si stima che entro il 2100 contribuiranno con l'aumento di altri 25 centimetri, che diventeranno 1,5 metri tra 200 anni. E se da qui a 1000 anni tutto il ghiaccio sostenuto dall'isola verde dovesse scivolare nelle acque oceaniche, queste si alzerebbero di 7 metri.

I risultati che oggi abbiamo a disposizione sono frutto di simulazioni, che a loro volta si basano sui dati che abbiamo raccolto nel tempo e sul campo. Una via per affinare i nostri modelli è studiare i processi fisici che portano alla riduzione della massa di ghiaccio.

Fiamma Straneo, fisica e oceanografa dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego in California, da anni studia il rapporto tra i ghiacciai della Groenlandia e le acque oceaniche. Scripps Oceanography

Nel 2008, Fiamma Straneo, fisica e oceanografa italiana dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego in California, ha trascorso un'intera stagione sulla costa sud orientale della Groenlandia, nel fiordo di Sermilik, un canale lungo 90 km dove le acque oceaniche atlantiche incontrano la massa glaciale. È qui che il ghiacciaio di Helheim (nome del dio norreno della morte) immerge la sua enorme massa sotto il pelo dell'acqua. Da questa lingua di ghiaccio che si dipana dalla calotta principale viene perso il 4% di tutta la massa di ghiaccio della Groenlandia. Negli ultimi 20 anni il ghiacciaio si è assottigliato di oltre 100 metri, ritirandosi di 7 km.

In quella spedizione, Fiamma Straneo aveva calato in acqua sensori per la salinità e la temperatura per raccogliere dati su quello che succede sotto la superficie. Gli scienziati si aspettavano di trovare prevalentemente acqua fredda proveniente dall'Artico. Furono rilevate invece due correnti diverse: una più calda, che correva in profondità e che risaliva verso le pareti dell'Helheim; e una più fredda, più superficiale e meno salata che dal ghiacciaio si allontanava verso il mare aperto. La prima era una corrente Atlantica spinta dai venti estivi che lambiva il ghiacciaio e gli cedeva calore; la seconda era acqua prodotta dallo scioglimento che correva in canali sotterranei, finiva in mare e qui restava in superficie, in quanto la bassa salinità la rendeva più leggera.

Può capitare che queste acque più leggere risalgano i canali che si formano al di sotto del ghiacciaio fino a sgorgare dalla superficie come se qualcuno avesse tolto un tappo. Solitamente l'acqua zampilla per qualche giorno al massimo. Quest'estate un'ondata di calore eccezionale è arrivata dall'Europa facendo durare il fenomeno per settimane: le acque calde dell'Atlantico hanno risalito il fiordo per 100 km arrivando a lambire le pareti del ghiacciaio e risalendo dai suoi canali sotterranei, fino in superficie.

Secondo Straneo proprio questo meccanismo potrebbe essere causa di ulteriori fratture del ghiacciaio e dunque di un'ulteriore accelerazione del suo scioglimento. Quasi due terzi del ghiaccio della Groenlandia viene infatti perduto sotto forma di pezzi che si staccano dalla massa principale.

Per testare la sua ipotesi, Straneo ha a disposizione, per 4 anni, un finanziamento di 6 milioni di dollari della Heising-Simons Foundation di Los Altos in California. Oltre ai sensori per la salinità e la temperatura, piazzati proprio nelle aperture di superficie del ghiaccio da cui sgorga l'acqua, sta sfruttando un sistema di laser, installato nel 2012 da David Finnegan del US Army's Cold Regions Research and Engineering Laboratory di Hanover in New Hampshire, per mappare il fondo del ghiacciaio e il suo fronte di avanzamento.

I dati raccolti finora sono moltissimi, ma estrapolare un solo meccanismo di azione da generalizzare da qui ai prossimi anni si è rivelata un'impresa tutt'altro che facile, come spiega Paul Voosen in un articolo pubblicato su Science. Il suo team sta lavorando a un modello che tenga insieme i dati sulla salinità, la temperatura, gli spostamenti del ghiacciaio e la variazione della sua massa con le oscillazioni sismiche, le correnti, le fratture, le precipitazioni e la formazione di pozze d'acqua in superficie.

Se ne verrà fuori un buon modello che riproduce il comportamento dell'Helheim si potrà utilizzarlo per descrivere quello che succede nei più di 300 ghiacciai della Groenlandia, arrivando a predire come e quanto in fretta gli iceberg si staccheranno, per andare alla deriva e scomparire lentamente sotto le scure acque dell'oceano.

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