SCIENZA E RICERCA

Meno ansia quando siamo nei boschi? È (anche) l'effetto dei monoterpeni

Quando torniamo con la mente alla sensazione di benessere che abbiamo provato l’ultima volta che ci siamo immersi tra gli alberi di un bosco è probabile che il primo pensiero vada ai suoni e ai colori della foresta o alla tranquillità di un ambiente in cui il traffico della città sembra magnificamente lontano e con esso anche la pressione di tutti i nostri impegni, che siano di studio o di lavoro.

Tutto vero. E non è un caso se il turismo dei cammini o più in generale le vacanze “slow” in chiave sostenibile e integrata con il territorio, sono spesso definiti la nuova frontiera del viaggio, capace di attirare un numero sempre maggiore di persone.

Ma nelle nostre esperienze di immersione nella natura c’è una componente fondamentale di cui non siamo del tutto consapevoli ed è rappresentata dall’aria. Il riferimento, in questo caso, non è (solo) ai minori livelli di inquinamento e alla possibilità di respirare a pieni polmoni ma al ruolo di particolari sostanze - i monoterpeni, emessi da alcune tipologie di alberi - che si sono dimostrate capaci di attenuare in modo significativo i sintomi dell’ansia, portando quindi ad una condizione di maggiore rilassamento.

Ad aver indagato in che modo e in quale misura questi componenti profumati degli oli essenziali emessi dalle piante possono far diminuire lo stato ansioso delle persone che li respirano è stata una ricerca sperimentale condotta dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dal Club alpino italiano, insieme ad altri enti e università italiane.

Lo studio, i cui risultati sono stati di recente pubblicati su International Journal of Environmental Research and Public Health, ha consentito di individuare e isolare l’effetto specifico dell’esposizione ai monoterpeni sulla riduzione della sintomatologia ansiosa, identificando non solo le soglie minime di esposizione, ma anche la correlazione alla quantità di monoterpeni inalati.

La ricerca ha coinvolto oltre 500 partecipanti che sono stati condotti all'interno di 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani accompagnati da psicologi professionisti per delle sessioni standardizzate di immersione in ambiente forestale, della durata di circa tre ore ciascuna.

La somministrazione di questionari sociodemografici e psicometrici combinata unita all'applicazione di tecniche avanzate di statistica ha permesso di "dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica" ha spiegato al riguardo Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca. Un risultato che rafforza quel percorso, che in Italia vede insieme il Cnr, il Cai e il Crea, finalizzato al riconoscimento della terapia forestale quale attività di riabilitazione e prevenzione della salute mentale e fisica e venga valutata la sua inclusione tra le opportunità della pratica clinica da parte del Servizio sanitario nazionale. 

Abbiamo approfondito i risultati dello studio insieme a Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico centrale del Cai, che è entrato anche nel dettaglio delle tipologie di piante che emettono monoterpeni in quantità maggiori. Tra queste figurano in particolare le conifere: la ragione è che il composto associato ai maggiori benefici si è rivelato essere l'α-pinene che deve il suo nome al pino, ma è emesso in quantità rilevanti anche da abeti e larici.

"Il fatto che passeggiare nei boschi faccia bene è abbastanza ovvio, ma lo scopo della nostra ricerca era quello di verificare l’effetto distinto e specifico dei monoterpeni emessi dalle piante sui sintomi di ansia", introduce Meneguzzo, tra gli autori dello studio. Quando ci immergiamo nei boschi sono tante le componenti da cui possiamo ricavare effetti positivi  "ma questo, se ci pensiamo, è il più diretto e facile: possiamo non osservare con attenzione il paesaggio, ma il respiro riguarda tutti".

Francesco Meneguzzo, ricercatore dell'Istituto per la bioeconomia del Cnr e del comitato scientifico centrale del Cai, illustra il ruolo dei monoterpeni nella riduzione dei sintomi dell'ansia. Servizio e montaggio di Barbara Paknazar

Il metodo adottato per condurre la ricerca sperimentale

L'effetto specifico dell’esposizione ai monoterpeni è stato individuato attraverso una sperimentazione condotta nel corso del 2021 e 2022 presso 39 siti (tutti in Italia ad eccezione di una foresta della Carinzia, in Austria). In maggioranza sono state scelte aree montane, ma stati inclusi anche 7 parchi urbani. Durante ogni sessione i partecipanti sono stati accompagnati negli ambienti selezionati a gruppi di circa 15-20 persone e per una durata di circa tre ore: alle sessioni, come spiega Meneguzzo, prendevano parte anche psicologi o psicoterapeuti, quindi personale clinico, seguendo un protocollo interoperabile e schematico che non lasciasse spazio ad interventi personali e che fosse ripetibile. Parallelamente "la concentrazione di monoterpeni nell’aria veniva misurata in diversi momenti della giornata perché varia moltissimo, in quanto dipende della meteorologia locale. Spesso i momenti del giorno più favorevoli sono la prima mattina e il primo pomeriggio", aggiunge il ricercatore del Cnr-Ibe.

I questionari sociodemografici e i test psicometrici

A ogni partecipante in ciascuna sessione è stata fornita una serie di questionari sociodemografici e psicometrici. I primi, compilati in forma anonima, avevano lo scopo di raccogliere una serie di informazioni (come sesso, età, luogo di residenza, lavoro, altezza, peso, malattie croniche, allergie, farmaci utilizzati, abitudine al fumo, attività sportive e qualsiasi precedente esperienza nelle pratiche di meditazione). I secondi, invece, avevano lo scopo di misurare sia l'ansia di tratto sia l'ansia di stato che, osserva Meneguzzo, caratterizza in modo diverso ogni persona e quindi "è tra i fattori confondenti che vanno pareggiati".

I test psicometrici utilizzati sono i questionari State-Trait Anxiety Inventory (STAI) e Profile of Mood States (POMS), "entrambi validati da decenni nella letteratura scientifica e nella pratica clinica. Il primo problema era che tutti compilassero in modo completo e questo è impossibile: abbiamo quindi dovuto selezionare i partecipanti che restituivano i questionari completi. Il secondo ostacolo è stato l’identificazione di un metodo statistico adeguato. Ne abbiamo provati diversi finché si è optato per un metodo statistico clinico, avanzatissimo, messo a punto dai ai colleghi dell’università di Parma e dell’Ausl di Reggio Emilia. E’ un metodo usato solo per le ricerche cliniche e ci ha consentito di eliminare tutti gli altri fattori (il tipo di sito, le propensioni personali, l’età, la massa corporea, il genere, le relazioni personali). In questo modo è stato possibile isolare l’effetto specifico indipendente da tutto il resto determinato dai monoterpeni contenuti in aria", approfondisce Francesco Meneguzzo.

I questionari State-Trait Anxiety Inventory (STAI), in particolare, si basano su due scale: la STAI-S che misura l'ansia di stato, rivelando quindi come si si sente in un determinato momento, e la STAI-T che indica invece l'ansia di tratto e può quindi essere considerata un elemento più stabile della personalità di ciascun individuo.

Il ruolo specifico dei monoterpeni nella riduzione dei sintomi di ansia

Dalla ricerca è emerso l'esposizione a una quantità di monoterpeni superiore a una certa soglia di concentrazione permette di ottenere una riduzione dei sintomi di ansia, ad un livello che è stato quantificato, in media, in 1.28 punti STAI-S. In altre parole, l'immersione in ambienti forestali la cui aria è caratterizzata dalla presenza di monoterpeni porta a una diminuzione dell'ansia di stato e i benefici sono ancora maggiori se si prova a isolare l'effetto del solo α-pinene.

"Il risultato alla fine è semplice: inalando, durante sessioni di 3 ore, una quantità di monoterpeni superiore a una certa soglia di efficacia questi composti sono in grado di ridurre l’ansia in modo statisticamente significativo e anche piuttosto intenso. Ed è stato dimostrato che la sola aria della foresta contribuisce per almeno il 30% alla riduzione complessiva dell’ansia determinata dall’essere immersi nell’ambiente forestale", spiega Francesco Meneguzzo.

Oltre il 30% della riduzione dei sintomi d'ansia che si ottiene in ambienti forestali è dovuta ai monoterpeni contenuti nell'aria. Una cosa inconsapevole, di cui non ci accorgiamo Francesco Meneguzzo

L'immersione in ambiente forestale, spiegano gli autori, è in grado di ridurre i sintomi di ansia a prescindere da tutti gli altri parametri, sia ambientali che individuali. Come detto, è però importante che la quantità di monoterpeni emessi dagli alberi e presenti nell'aria si mantenga superiore a una data soglia di efficacia. Ma quali sono i siti più favorevoli sotto questo profilo? "In tutti i nostri siti in montagna e collina, lontani dalle infrastrutture urbane, abbiamo registrato concentrazioni di monoterpeni mediamente tre volte più alte rispetto a quelle rilevate nei parchi urbani", risponde il ricercatore.

Dato il ruolo dell'alfa-pinene l'indicazione è quella di prediligere i boschi di conifere mentre nella macchia mediterranea il miglior emittitore di monoterpeni è il leccio. 

"Ma vanno benissimo anche conifere mischiate con piante decidue, come il faggio appenninico. Abbiamo trovato che le foreste miste di faggio e abete dell’Appennino settentrionale sono molto ricche di monoterpeni. Alcune tra le aree in cui si è registrata una concentrazione maggiore di questi composti sono l'Appennino reggiano (in particolare la zona di Ligonchio e del monte Cusna) e le foreste casentinesi, nel versante fiorentino", aggiunge Meneguzzo.

Ma quanto dura l'effetto di riduzione dell'ansia?

Per stabilire la durata dell’effetto di riduzione dell’ansia saranno necessarie altre ricerche e l'elemento di difficoltà è che bisogna seguire le persone nel tempo, chiarisce Meneguzzo. Possiamo però prendere come riferimento i dati presenti in letteratura secondo cui "i benefici di 20 minuti in bosco durano un giorno, quelli di un'esposizione di due-tre ore durano una settimana, mentre se la permanenza in ambienti forestali si allunga a due o tre giorni la riduzione dell'ansia si prolunga per un mese"

"La frontiera adesso è stabilire e possibilmente prevedere le concentrazioni di monoterpeni a seconda della stagione, dell’ora del giorno e dalle condizioni meteo", conclude Meneguzzo, ricordando che l'immersione forestale agisce positivamente non solo sugli indici psicologici, ma anche sui parametri cardiovascolari, immunologici, infiammatori, metabolici e ossidativi

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