Capitello corinzio, particolare. Foto: Gianni Berengo Gardin/Contrasto
Continua il viaggio de La natura e noi, la serie ideata da Il Bo Live, in collaborazione con l'Orto botanico di Padova, per indagare la relazione tra le piante e alcuni ambiti di studio e ricerca, dalla medicina all'arte, passando per la storia economica, l'architettura, la fisica.
Protagonista di questo quarto episodio è Alessandra Pattanaro, docente di Storia dell'arte moderna e di Iconografia e iconologia all'Università di Padova. A lei è affidato un racconto che attraversa i territori dell'arte, della natura e del mito, partendo dall'iconologia, "una disciplina che mira a guardare dal di dentro un'opera d'arte, a interpretarla, a differenza dell'iconografia che è più descrittiva, più oggettiva".
"La presenza di piante in dipinti e sculture non è mai casuale soprattutto se l'artista ha voluto renderle riconoscibili. In un'opera le piante generiche, come le fronde, senza specificità, possono essere considerate elemento compositivo, mentre una pianta resa riconoscibile assume un significato diverso - spiega Alessandra Pattanaro -. Nel passato gli artisti erano molto rispettosi dei desideri della committenza e, di conseguenza, nel tempo, la storia dell'arte ha cercato di acquisire una disciplina con regole proprie per interpretare i soggetti".
La palma, l'alloro, il fico, il gelso, il ginepro, il cipresso, solo per citarne alcuni, nelle opere di Caravaggio, Bernini, Giorgione, Tiziano, Leonardo da Vinci.
"Alle piante sono stati attribuiti dei significati: per esempio, una pianta può essere un importante attributo per definire una categoria di persone, come i santi, sempre accompagnati dalla palma che rappresenta il loro martirio". Nel Martirio di San Matteo di Caravaggio, conservato nella chiesa di San Luigi dei francesi a Roma, un angelo consegna un ramo al santo poco prima che si consumi il martirio, dando così all'azione una forte valenza drammatica.
E ancora, ecco l'alloro, pianta della bella poesia, cara ad Apollo, citata anche in un trattatello di Boccaccio, dedicato alla fama di Dante, proprio per le sue virtù: è un sempreverde, non viene colpito dal fulmine e mantiene a lungo il suo profumo. Proprio come la poesia.
Il cipresso è legato al mito del cacciatore Ciparisso, raccontato da Ovidio nel decimo libro delle Metamorfosi. Il fico, albero caro ad Atena nell'antica Grecia, è una pianta vitale, rigogliosa e nutriente, destinata alle gioie della vita, citata anche come pianta alternativa al melo di Adamo ed Eva e come albero dell'elezione. Sotto il fico Tiziano colloca Venezia nella Pala Gozzi, conservata nella Pinacoteca civica Francesco Podesti di Ancona, a ricordare la supremazia della città sull'Adriatico.
Il gelso è il grande protagonista della Sala delle Asse al Castello Sforzesco di Milano, una decorazione realizzata da Leonardo da Vinci per Ludovico il Moro. E sempre Leonardo da Vinci è autore del bel ritratto di Ginevra de' Benci, conservato alla National Gallery of Art di Washington, in cui la dama appare in posa davanti a un cespuglio di ginepro. Il mirto è la pianta della femminilità, legata a Venere e al mito della ninfa vittoriosa Myrsine.
Ginevra de' Benci, Leonardo da Vinci, c. 1474/1478 olio su tavola - Fondo Ailsa Mellon Bruce (dettaglio) - National Gallery of Art, Washington
Riprese e montaggio: Elisa Speronello
Responsabile produzione: Francesca Boccaletto
Consulenza per i contenuti: Lidia D'Angelo
Location: Orto botanico di Padova