SCIENZA E RICERCA

New data for new challenges. La lunga storia delle disuguaglianze

I dati aiutano a leggere e capire la società umana e a interpretare la sua evoluzione e la sua capacità di affrontare le sfide contemporanee. New data for the new challenges of population and society è un convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova che apre il 22 settembre prossimo, e che fino al 24 ospita incontri, keynotes e tavole rotonde sulle diverse branche, declinazioni e risultati delle ricerche demografiche.

Il Bo Live, che per i dati e il loro uso nella descrizione e racconto delle problematiche e della complessità contemporanea ha una predilezione, ha intervistato alcuni dei relatori che terranno le keynotes di apertura delle diverse sessioni.

Da oggi, per sei puntate, vi proponiamo approfondimenti che raccontano diversi aspetti delle ricerche demografiche, dove la statistica intreccia l’economia e la salute, le politiche sociali e le questioni di disuguaglianza e redistribuzione, gli studi sulla longevità e sulla fertilità così come studi che guardano alle nostre generazioni passate e cercano di ricostruire l’impatto di grandi eventi drammatici, come le pandemie, sulle popolazioni antiche. 

Inauguriamo il ciclo oggi con Guido Alfani, professore di Storia economica all’Università Bocconi, che ci aiuta a delineare i trend della disuguaglianza, che come scopriremo non è un fenomeno recente ma affondale sue radici nella storia e nei secoli. Una disuguaglianza che è in crescita continua, talvolta con un ritmo lento e talvolta con grandi accelerazioni. Una disuguaglianza che può essere modificata, ridotta e rallentata da politiche precise e che in alcuni momenti storici, grazie a una congiuntura di fattori, si è ridotta sensibilmente per poi riprendere il suo trend.

Anche nel guardare al momento presente, pur se è difficile ragionare su fenomeni in piena evoluzione e con dati che sono ancora grezzi e raccolti da molte fonti diverse e necessitano di armonizzazione e di normalizzazione, la storia e i dati del passato aiutano a intravvedere alcune tendenze. Per cui sappiamo, dallo studio delle epidemie ad esempio, che solo grazie a politiche attive, come dovrebbero essere quelle contenute nei PNRR di cui discutiamo da mesi, e a precise scelte da parte delle istituzioni e delle classi dirigenti, sarà possibile frenare la disuguaglianza ed evitare il rischio che a pagare i costi più alti, sia economici che sociali, della pandemia siano le componenti più fragili della popolazione. Quelle con lavori non garantiti, con lavori non compatibili con la transizione digitale, quelle che già vivevano con fatica e con redditi insufficienti, quelle non attrezzate a una conversione rapida ed efficace del proprio lavoro, quelle che vivono in situazioni di emarginazione e di scarso accesso ai mezzi e agli strumenti necessari.

Insomma, i dati del passato, che nel caso della ricerca sulla disuguaglianza riescono a coprire e quindi a informarci addirittura per un periodo di sette secoli, dal XIV in poi, sono uno strumento imprenscindibile per disegnare scenari presenti e futuri realistici e per scegliere come intervenire.

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