SCIENZA E RICERCA
Non solo delfini e balene: tutti i suoni acquatici in una libreria online
“Gli ambienti acquatici comprendono gli habitat più estesi del mondo, ricchi di suoni prodotti da una varietà di animali. Il monitoraggio acustico passivo è una tecnologia di telerilevamento sempre più accessibile che utilizza idrofoni per ascoltare il mondo subacqueo e rappresenta un metodo senza precedenti e non invasivo per monitorare gli ambienti sottomarini. Queste informazioni possono aiutare a delineare aree biologicamente importanti attraverso il rilevamento di specie che producono suoni o la caratterizzazione del tipo di ecosistema e delle sue condizioni, dedotte dalle proprietà acustiche del paesaggio sonoro locale. In un momento in cui la biodiversità mondiale è in declino significativo e i paesaggi sonori sottomarini vengono alterati a causa degli impatti antropogenici, c’è la necessità di documentare, quantificare e comprendere le fonti sonore biotiche, potenzialmente prima che scompaiano”.
Alla luce di queste osservazioni, 17 ricercatori provenienti da nove Paesi propongono – in un articolo pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution dal titolo Sounding the Call for a Global Library of Underwater Biological Sounds – lo sviluppo di una piattaforma web ad accesso aperto con una “libreria” di suoni biologici acquatici conosciuti e sconosciuti, integrando ed espandendo quelle già esistenti in tutto il mondo. Nelle intenzioni degli scienziati il portale includerà, inoltre, mappe che tracceranno la distribuzione (non solo geografica ma anche temporale) delle specie in base alle registrazioni sonore, una piattaforma di “addestramento” per algoritmi di intelligenza artificiale per il rilevamento e la classificazione automatica dei segnali e applicazioni di citizen science che permettano alle persone di caricare e identificare i suoni che raccolgono autonomamente.
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L’obiettivo del progetto dunque è quello di catalogare, studiare e mappare i suoni prodotti da ogni creatura subacquea, in considerazione del fatto che esistono ben 126 specie di mammiferi marini, circa 35.000 specie conosciute di pesci e quasi 250.000 specie documentate di invertebrati marini nel mondo, e il numero di specie note che producono attivamente suoni sott’acqua è in costante aumento.
La discussione sull’argomento è sorta in seno al Working Group on Acoustic Measurement of Ocean Biodiversity Hotspots dell'International Quiet Ocean Experiment, un programma internazionale di ricerca istituito per caratterizzare e comprendere meglio i campi sonori oceanici e gli effetti del suono sulla vita marina. Questa collaborazione ha poi incluso altri autori coinvolti nello sviluppo e nella conservazione degli archivi di bioacustica subacquea esistenti. “Noi non siamo i primi a suggerire (lo sviluppo di una biblioteca di suoni biologici acquatici ndr) – sottolinea in un’intervista a Science Miles Parsons, biologo marino dell’Australian Institute of Marine Science e primo autore dello studio –, è qualcosa a cui hanno pensato molti ricercatori, e alcune altre biblioteche esistono già per la fauna marina. Ma tendono ad essere focalizzate a livello regionale o solo su alcuni gruppi di animali. La biodiversità sta diminuendo o cambiando rapidamente in alcuni luoghi, e la fauna marina sta modificando la sua distribuzione e i suoi comportamenti in risposta alle pressioni ambientali e umane. Questo strumento ci permetterebbe di documentare e comprendere le fonti del suono subacqueo, alla luce di queste esigenze”.
Contattata da Il Bo Live Lucia Di Iorio, ricercatrice in ecoacustica che lavora in Francia all’Université de Perpignan e coordina il gruppo di scienziati, approfondisce la genesi e gli scopi del progetto descritto su Frontiers in Ecology and Evolution:
Montaggio di Barbara Paknazar
“È un’iniziativa molto importante quella di avere questa disponibilità di suoni subacquei, sia per chi fa ricerca, ma anche per il grande pubblico – sottolinea Carlotta Mazzoldi, professoressa di biologia marina all’università di Padova che in più di un’occasione ha avuto modo di collaborare con Lucia Di Iorio –. La componente sonora è un mezzo per trasferire informazioni di rilievo nell’ambito della conservazione anche al grande pubblico, perché il suono è qualcosa che si percepisce subito ed è molto facile da veicolare”. Le immagini dicono molto e i suoni possono fare altrettanto. Anche per questo, per esempio, al museo di Zoologia Adriatica “Giuseppe Olivi”, che fa capo alla sede di Chioggia del dipartimento di Biologia dell’ateneo padovano, una sala è dedicata ai suoni prodotti dagli animali marini registrati proprio dal gruppo di Di Iorio.
“Si tratta di un progetto chiave” – aggiunge Elena Desiderà che attualmente lavora alla Stazione zoologica Anton Dohrn, con sede al Genova Marine Centre –. Spesso negli articoli scientifici, soprattutto in passato dato che adesso in realtà si rende disponibile anche una registrazione, i suoni di specie particolari venivano descritti in modo generico, usando onomatopee. Quella offerta non era, dunque, un’informazione altamente dettagliata. Ora invece avere la possibilità di reperire suoni specifici all’interno di una libreria online è estremamente utile, perché consente di avere un’idea del suono di cui si sta parlando in un determinato lavoro scientifico in termini oggettivi. E permette una maggiore condivisione nell’ambiente scientifico, che è fondamentale per l’avanzamento delle conoscenze”.
Nelle foreste di gorgonie i suoni dei delfini . Foto Lorenzo Bramanti, suoni delfini Lucia Di Iorio
Anche l’idea di creare una biblioteca accessibile a tutti è di particolare rilievo, perché ad oggi sono ancora poche le persone consapevoli del fatto che i suoni a livello sottomarino vengono prodotti non solo da delfini e balene, ma anche da altri animali: “Il grande pubblico, dunque, può consultare questa libreria di suoni resi disponibili dai ricercatori, ma al tempo stesso può contribuire in modo attivo registrando suoni dell’ambiente acquatico e caricandoli nella piattaforma, tra quelli non ancora noti o tra quelli conosciuti a seconda del caso. In questo modo si aumenta la disponibilità di suoni biologici marini per determinate aree in cui magari è più difficile arrivare”. Lo scopo è rendere il cittadino partecipe dell’attività scientifica, creando anche maggiore consapevolezza in termini di biodiversità.
Secondo Elena Desiderà, un altro vantaggio che deriva dal progetto è dato dalla possibilità di caricare sulla piattaforma web, nella libreria, anche eventuali suoni biologici sottomarini sconosciuti con i relativi dati, come l’indicazione dell’ora e del luogo di registrazione, perché ciò permetterebbe anche ad altri gruppi di ricerca di formulare ipotesi, con un conseguente avanzamento delle conoscenze a disposizione. “Vedo una grande potenzialità in termini di collaborazione e di integrazione multidisciplinare tra ricercatori che lavorano non solo nel campo della bioacustica ma anche dell’ecologia più in generale”.
Una piattaforma del genere a livello globale rappresenta uno sforzo importante da parte di molte persone, secondo Elena Desiderà, perché mantenere un database di questa scala richiede un impegno notevole. “Impegno che tuttavia è essenziale dal mio punto di vista, perché lavorando in questa direzione sarà possibile delineare gli andamenti nella produzione sonora a livello globale e sentirci parte dello stesso pianeta. Cosa che a volte ci sfugge. Alcune specie possono cambiare aree di distribuzione, possono spostarsi e dunque è cruciale raccogliere informazioni su larga scala”.