SCIENZA E RICERCA

Alle origini del bipedismo nell’evoluzione umana

Le origini del bipedismo umano restano materia ampiamente dibattuta all’interno della comunità dei paleontologi.

Bonobo e scimpanzé (Pan), i nostri parenti più stretti, così pure come i gorilla, trascorrono la maggior parte del loro tempo a terra e adottano una locomozione particolare, che sfrutta le nocche degli arti anteriori. Poco più in là nell’albero evolutivo degli Hominoidea si trovano gli oranghi (Pongo) e i gibboni (Ilobatidi), specie invece più arboricole che vivono tra le fronde degli alberi e utilizzano la brachiazione come principale forma di spostamento da un ramo all’altro.

Ma l’antenato da cui discendiamo ha iniziato a camminare alzandosi in piedi da un ramo oppure dal suolo?

Per rispondere a questa domanda occorre guardare non solo alle specie di primati ominoidei che abitano le foreste oggi, ma anche a quelle, estinte, che le hanno vissute nel Miocene, l’epoca geologica che va dai 23 ai 5 milioni di anni fa.

Un lavoro pubblicato pochi giorni fa su Nature ha svelato un nuovo esemplare fossile vissuto 11,6 milioni di anni fa in Europa (il ritrovamento è avvenuto nella regione dell’Algovia, al confine tra Baviera, Svevia e Austria). Danuvius guggenmosi, questo il nome tassonomico assegnatogli, appartiene al gruppo tassonomico delle scimmie antropomorfe dryopitecine, vissute in Europa fino al tardo Miocene e che secondo alcuni potrebbero essere le antenate delle scimmie antropomorfe africane. Gli autori, un gruppo internazionale delle università di Tubinga e Monaco (Germania), Sofia (Bulgaria), Toronto (Canada) e Indianapolis (Usa), hanno mostrato che Danuvius guggenmosi presenta una combinazione inedita di capacità locomotorie (definite di “arrampicamento con arti estesi” - extended limb clambering) che consistono in bipedismo associato a brachiazione in sospensione dai rami.

Le ossa dello scheletro rinvenute (un ulna e una tibia complete, parte di un femore, di una mano e di un piede) si sono conservate in buone condizioni. L’individuo era probabilmente un maschio delle dimensioni di un babbuino. I resti suggeriscono che le braccia erano lunghe rispetto alle gambe, come nei bonobo. La conformazione della mano è invece quella di una scimmia antropomorfa che vive sugli alberi, dotata di una presa forte. Gli arti inferiori sono invece molto più simili a quelli umani, rispetto a quelli scimmieschi, e suggeriscono la frequente adozione di una posizione eretta, capace di sostenere l’intero peso del corpo. Il piede è dotato infatti di un primo dito capace di afferrare un ramo e suggerisce la capacità dell’individuo di muoversi su due arti tra gli alberi, mentre è meno chiaro se potesse farlo anche a terra.

Un simile assortimento di tratti secondo i ricercatori è una buona approssimazione di quale debba essere stato il sistema locomotorio dell’antenato comune a noi e scimpanzé.

Oggi sappiamo anche che un genere fossile vissuto circa 15 milioni di anni fa (Nacholapithecus) presentava un torso simile a quello di una scimmia, ma arti anteriori insolitamente grandi e lunghi alluci (più simili a pollici), tratti questi ultimi tipici delle scimmie antropomorfe. Il Sivapithecus invece, un genere vissuto in Asia tra i 12,5 e gli 8,5 milioni di anni fa, presentava un volto simile a quello di un orango, le articolazioni delle spalle erano invece più simili a quelle di scimpanzé e gorilla, mentre quelle del gomito e del bacino più vicine a scimmie non antromomorfe.

Questi bizzarri mosaici di tratti devono essere stati la norma anziché l’eccezione anche in individui dell’albero evolutivo degli Hominini, quegli individui vissuti sul nostro ramo evolutivo dopo la separazione dalla linea che ha condotto a scimpanzé e bonobo.

Indizi di una locomozione parzialmente bipede emergono dalle analisi morfometriche del complesso biomeccanico anca-femore compiute sui resti fossili di Orrorin turgenensis, vissuto 6 milioni di anni fa.

Generi come Ardipithecus e Astralopithecus mantennero probabilmente una promiscuità tra andatura eretta e abitudini arboricole, mentre fu nel genere Homo, comparso in Africa circa 2,5 milioni di anni fa, che il bipedismo si affermò come tratto distintivo.

Come di frequente accade nel regno vivente, le novità impiegano molto tempo a essere assorbite e con ogni probabilità l’evoluzione del bipedismo è stata lenta e graduale. Magari è comparso più volte nel percorso evolutivo dei primati, è stato sperimentato da diverse popolazioni, solo poche delle quali hanno avuto la fortuna di trasmettere la propria discendenza alle generazioni successive. Molti di questi esperimenti , la maggioranza, sono probabilmente finiti in un vicolo cieco dell’evoluzione e dunque perduti per sempre.

Le specie che giungono fino a noi sono sempre il risultato di un percorso evolutivo unico, fatto di adattamenti equivalenti, ma diversi, a quelli che caratterizzano la nostra di specie. I fossili di Ardipithecus ramidus, una specie vissuta circa 4,4 milioni di anni fa in Africa, differiscono in maniera sostanziale dall’anatomia delle scimmie antropomorfe odierne, suggerendo che il percorso evolutivo di queste ultime sia andato incontro a notevoli e per niente banali specializzazioni.

Nel libro della paleoantropologia la maggior parte delle pagine sono state strappate dal tempo e gli scienziati devono convivere con questa ineluttabile scarsità di evidenze. È pertanto necessario incrociare dati di diversa natura per testare le ipotesi evolutive. Sappiamo ad esempio che gli anni precedenti alla comparsa del genere Homo sono stati caratterizzati da forti oscillazioni climatiche che hanno progressivamente ridotto le foreste, rimpiazzandole con la savana. Anche queste cause ecologiche di forza maggiore hanno quasi certamente contribuito a far scendere i nostri antenati dagli alberi.

Oggi siamo in possesso di circa una trentina di generi di scimmie antropomorfe fossili vissute nel Miocene africano ed euroasiatico e ciascuno presenta combinazioni uniche di tratti anatomici. Da uno di questi, o forse da uno che ancora non è stato trovato, è iniziato il nostro lungo cammino.

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