CULTURA

Pagine di cinema. Dal richiamo dell'ombra ai film che pensano

L'estate e il cinema: concluso il festival di Cannes, ora si attende Venezia. Lanciati i primi nomi e titoli, tra cui il film di apertura Madres paralelas di Pedro Almodóvar e la prima mondiale di Dune di Denis Villeneuve (rispettivamente in concorso e fuori concorso), il 26 luglio la Mostra internazionale d'arte cinematografica annuncerà il programma completo della sua 78esima edizione (1-11 settembre). Ora, qui, per prepararci al festival del Lido, ci occupiamo di film e libri, del cinema raccontato dalle penne di storici, critici, filosofi, registi, proponendo una selezione di titoli di recente pubblicazione da leggere e consigliare a studiosi, cinefili, amanti delle immagini e delle storie. Letture perfette per esploratori di territori di confine abitati da discipline in costante e proficuo dialogo: dal cinema alla letteratura, passando per l'arte. Nel 2021 sono arrivate in libreria pagine dense e rivelatrici dell'instancabile lavoro di studio e ricerca dei rispettivi autori. Gian Piero Brunetta, tra i nomi segnalati in questa "mappa", ne Il cinema che ho visto scrive: "La storia del cinema è storia di storie. È una e politopica, è un mezzo duttile dalle molte funzioni e, pensando all'attualità della lezione di Fernand Braudel, ritengo che sia anche una misura del mondo, oggi più che mai capace d'aiutarci a esplorarne strati diversi e di differente profondità, materiali e immateriali, e a riconoscere come questa storia si sia intrecciata con la vita del XX secolo e ne possa costituire una fonte primaria di conoscenza, un documento/monumento".

Il mistero del cinema

"Mio padre ha sempre guardato con interesse alle mie prove poetiche e cinematografiche e io mi sono accorto solo molto tempo dopo che ad ogni mio film reagiva come se l’avesse fatto lui. Non credo volesse sottrarmi i miei film, né che volesse reclamare meriti su ciò che facevo, semplicemente vi entrava in un modo molto particolare e continuava a viverli come se fossero opera sua, li amava incondizionatamente come se fossero non di suo figlio, ma suoi figli!".

Il mistero del cinema di Bernardo Bertolucci (1941-2018) è costellato di passaggi e ricordi come questo, tracce della vita di un premio Oscar e, prima ancora, di un ragazzo della provincia emiliana, nelle valli di Casarola. Il rapporto con il padre poeta Attilio, i primi esperimenti, la vicinanza con Pasolini e Moravia, la scoperta di Godard: la storia di un regista straordinario raccontata da lui stesso. Vita e cinema attraversano opere come Ultimo tango a Parigi, NovecentoL'ultimo imperatore. Il testo inedito, risultato di una registrazione realizzata in occasione della laurea honoris causa ricevuta all’università di Parma nel 2014, è diventato un piccolo e prezioso libro di memorie inaspettate, pubblicato da La nave di Teseo nella collana Le Onde. Il mistero del cinema di Bernardo Bertolucci (La nave di Teseo)

Il richiamo dell'ombra. Tra teoria e storia delle immagini

Già docente all'università di Bologna (Dams), Trieste e Venezia (Iuav), Antonio Costa è storico del cinema e saggista instancabile, appassionato, sempre sorprendente, capace di incrociare mirabilmente percorsi, pensieri, discipline. Il suo recente libro, pubblicato da Einaudi, accompagna il lettore nel regno delle ombre nel cinema, nelle arti visive e nella letteratura. Il richiamo dell'ombra ci invita all'esplorazione degli angoli bui, permettendoci di incrociare, in tal senso, le prove di registi come Hitchcock, Ozu, Antonioni, Bertolucci, Lars von Trier.

"Di cosa si parla quando si parla di ombre nel cinema? E che cosa significa dedicare un libro a tale argomento?" si chiede l'autore, stimolando i suoi lettori. "Il direttore della fotografia di un film viene spesso definito tecnico delle luci. Non capita mai che si parli di lui come tecnico delle ombre. Ed è comprensibile. Le ombre si fanno con le luci, opportunamente orientate e regolate. In realtà, luce e ombra sono inscindibili e complementari. Tanto in pittura quanto nel cinema, sono le luci a produrre le ombre, che a loro volta imprimono forza e splendore alla luce. Così la luce manifesta il suo potere: esibendo la propria assenza". Il richiamo dell'ombra. Tra teoria e storia delle immagini di Antonio Costa (Einaudi). Di Antonio Costa, Il Mulino ha recentemente pubblicato Il cinema italiano. Generi, figure e film dalle origini alle piattaforme streaming

Il cinema che ho visto. Frammenti di un'autobiografia

A un certo punto, a poche pagine dall'inizio del libro, Gian Piero Brunetta, professore emerito di Storia e critica del cinema dell’università di Padova, si rivolge "a tutti coloro che intendono avventurarsi a esplorare vecchi e nuovi territori della civiltà dell'uomo cinematografico", e gia così, in qualche modo, ci fa sentire parte di un discorso, parla a noi lettori, giovani studiosi o semplici appassionati. Perché, pur riferendosi all'avventura del cinema, fa risuonare le sue parole come eco universale, invito di un maestro all'esplorazione, all'approfondimento da adattare a ogni disciplina studiata e vissuta con passione vera e desiderio di conoscenza. "Auguro [loro, ndr] di scoprire sempre nuovi reperti e inedite possibilità connettive. E di riuscire a scomporre e ricomporre la materia in insiemi diversi, a districarsi nella complessità, attribuendo a ognuno la giusta collocazione e illuminazione all'interno di mappe conosciute e attrezzandosi per affrontare nuove forme di dialogo scientifico e culturale ancora assai utili alla crescita e agli sviluppi possibili della disciplina".

Ripercorrendo le tracce della propria esperienza cinematografica, definendosi scherzosamente "cittadino del cinema italiano", Brunetta propone un viaggio in nove itinerari, dal pre-cinema alle nuove modalità di visione, ritrovando film visti, rivisti, non visti e riscoperti: "Uno slalom che ha toccato diversi piani di un territorio in cui ho vissuto una parte della mia vita". Il cinema che ho visto di Gian Piero Brunetta (Carocci)

Film che pensano 

“Ho potuto scrivere sul cinema quando dei problemi filosofici mi hanno spinto a cercare delle risposte nel cinema, anche se queste risposte rimettevano sul tappeto altri problemi". Umberto Curi cita Gilles Deleuze in apertura del libro in cui mette in relazione la sua materia, la filosofia appunto, ai film. Si tratta di un saggio ricco e complesso che parte da una domanda: "Per quali ragioni, almeno in Italia, è ancora tenacemente presente la convinzione che [...] cinema e filosofia restino due ambiti irrevocabilmente distinti?". Per Curi il "cinema è filosofia" e per superare i pregiudizi che vorrebbero tenere separati questi universi, ci invita a entrare concretamente nella questione non occupandosi di cinema ma di film (quelli di Hitchcock, Wilder, Fellini, Wenders, Iñárritu, Truffaut, Piccioni, Taviani, Scorsese, Eastwood, Moretti, Lyne, Moretti, Garrone) "impegnandosi a far emergere il pensiero che è per così dire depositato in ogni opera cinematografica”. Nell'ultima parte del volume Curi offre al lettore i suoi memorabilia: quarantaquattro letture d'approfondimento per altrettanti film “pensanti”, da La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (1954) a Nella valle di Elah di Paul Haggis (2007).

Professore emerito di Storia della filosofia, Curi ha da sempre favorito l'incontro tra filosofia e cinema: a Padova, da anni, anima la rassegna Un filosofo al cinema, al Multisala Piox, e ha pubblicato con Bompiani il libro omonimo. La casa editrice Mimesis, che al cinema dedica una ricca collana (l'ultimo volume, in ordine di tempo, è firmato da Roberto Lasagna ed è dedicato a Nanni Moretti), ha pubblicato anche Parola ai film, libro in cui l'opera cinematografica viene valutata come opera d'arte, prodotto culturale, forma di narrazione da analizzare e valutare nella sua autonomia. Gli autori sono Umberto Curi e Bartolo Ayroldi Sagarriga. Film che pensano di Umberto Curi (Mimesis). Parola ai film di Bartolo Ayroldi Sagarriga e Umberto Curi (Mimesis)

François Truffaut. Il bambino che amava il cinema 

In coda, un libro "fuori concorso". Pubblicato nel 2020 ma vincitore del Premio Andersen 2021 come miglior albo illustrato, François Truffaut. Il bambino che amava il cinema è una biografia illustrata del regista francese (I 400 colpi, Jules e Jim, Il ragazzo selvaggio, Gli anni in tasca) e maestro della Nouvelle Vague, che diceva: “Un uomo si forma tra i sette e i sedici anni. Poi vivrà di tutto ciò che ha assimilato tra queste due età”. François Truffaut. Il bambino che amava il cinema di Luca Tortolini, illustrato da Victoria Semykina (Kite)


Altre letture

Suonala ancora, Sam. Le più belle battute del grande cinema di Roberto Casalini (Bompiani) 

L'ultima spiaggia. Rive e derive del cinema italiano di Christian Uva (Marsilio) 

L'Italia di Fellini. Immagini, paesaggi, forme di vita di Marco Bertozzi (Marsilio)

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