Il rendering della fase finale di arrivo di Perseverance su Marte. Foto: Nasa
Alzi la mano chi, volgendo gli occhi al cielo, riesce a riconoscere e a indicare il pianeta Marte. Probabilmente non in tantissimi. Meno “brillante” di Venere, più piccolo dell’imponente Giove, Marte rimane più in disparte, spesso basso sull’orizzonte e in posizione defilata. Ciononostante, da molti anni a questa parte, il pianeta rosso è entrato nella vita di tutti noi e in quella di astronomi, esobiologi, ingegneri aerospaziali, fisici.
Per guardare la Luna, ci basta - di nuovo - alzare gli occhi al cielo e vederla lì – abituati alla sua presenza e con le immagini, ancora nitide, pur dopo oltre 50 anni, delle missioni Apollo e della sua esplorazione da parte dell’uomo.
Per osservare Marte, abbiamo sonde in orbita che ci regalano immagini spettacolari e ormai anche molta tecnologia umana sul suolo, che non si limita solo a fare fotografie.
La colonizzazione delle macchine – umane – in attesa, forse in un futuro non troppo remoto, che ci arrivi anche l’uomo – è ormai cosa certa. Marte ha tolto la Luna dall’immaginario collettivo di cosa significhi una missione spaziale e lo ha fatto grazie a imprese come quella che potremo osservare oggi, se tutto filerà liscio: l’ammartaggio di Perseverance, il nuovo rover marziano progettato dalla Nasa e pronto ad affrontare la parte più corta – e allo stesso tempo più pericolosa – del suo viaggio: i sette minuti che lo separano dall’ingresso in atmosfera al suo poggiarsi al suolo.
Marte inizia a essere affollato: in orbita ci sono sonde cinesi, americane ed europee, degli Emirati Arabi Uniti (gli ultimi a esserci arrivati, in ordine di tempo). A terra ci sono i quattro predecessori di Perseverance (e di Ingenuity, in realtà: il piccolo elicottero che proverà a sollevarsi dalla superficie marziana): Sojourner, Spirit, Opportunity e Curiosity. Quattro rover, ognuno con una missione diversa e tutti fondamentali per il successo delle spedizioni successive.
Sono 24 gli anni che separano Perseverance dal suo primo “antenato”: Sojourner arrivò, infatti, su Marte il 4 luglio del 1997. Faceva parte della missione Mars Pathfinder e una volta giunto al suolo, il suo compito fu di scattare fotografie ed effettuare rilevazioni con lo spettrometro per determinare la composizione del suolo.
Ma la storia delle esplorazioni marziane è iniziata molto prima, addirittura negli stessi anni in cui il mondo sembrava occuparsi quasi esclusivamente della corsa spaziale più celebre, quella verso la luna. La timeline qui sotto racconta alcuni dei momenti principali di questa lunga avventura.
Nel 2004 fu la volta dei due rover “gemelli”: Spirit e Opportunity furono lanciati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e si poggiarono su Marte su due coordinate diverse. Lo scopo della missione era sempre di tipo geologico. I due rover segnarono un passo in avanti notevole non solo dal punto di vista scientifico, ma anche da quello di engagement del pubblico: progettati per non superare un certo numero di anni di operatività, entrambi si mostrarono piuttosto longevi. Spirit smise di lavorare nel 2010 mentre Opportunity continuò a inviare dati e a muoversi fino al 2018, quando una tormenta di sabbia ne pregiudicò il funzionamento. La saga dei due mezzi marziani fece riavvicinare il pubblico alle missioni di esplorazione spaziale, anche grazie ai famosi selfie che le due sonde inviavano dalla superficie marziana.
L’ultimo arrivato, nel 2012, almeno fino a quando Perseverance non toccherà il suolo (il touchdown è previsto per le 21.55 ora italiana) è Curiosity. Il rover è stato di fondamentale importanza per dare agli scienziati numerose informazioni in più sulla presenza – in passato – di acqua su Marte.
Like sands through the hourglass, so are the sols of our lives. Can you believe I've been here for 3,000 Martian days?
— Curiosity Rover (@MarsCuriosity) January 13, 2021
Here's a recent panorama marked by curved rock terraces, or benches. These formations aren't just scenic; they tell of ancient Mars. https://t.co/oGFwQzz0A5 pic.twitter.com/iwK5Ir6jGX
E non solo. Curiosity è diventato un vero e proprio personaggio pubblico. Dotato perfino di un proprio account Twitter (@MarsCuriosity) il rover parla con gli appassionati - oltre 4 milioni di followers - raccontando loro frammenti della sua avventura e condividendo immagini marziane che fanno sognare molti di noi. Di poter davvero, in un giorno non molto lontano, toccare concretamente la superficie del pianeta rosso e di non doverlo solo ammirare di notte da molto molto lontano. Da stasera Curiosity potrebbe avere dunque un altro alleato nell'esplorazione e nell'impresa scientifica marziana.
MediaInaf, il notiziario online dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, fornisce diverse informazioni su come seguire l'evento, oltre a spiegare, nel video qui sopra, come avverrà l'atterraggio su Marte
Per vedere l'originale, basta attendere qualche ora.