CULTURA

Premio Galileo 2023: La malattia da 10 centesimi

Oggi, almeno alle nostre latitudini, la poliomelite è una malattia dimenticata. Purtroppo le cose non stanno così nel resto del mondo, e anche in Occidente per anni è stata un flagello che ha perseguitato molte famiglie, e che non guardava in faccia nessuno, perché non faceva differenze di genere o classe sociale. Nei paesi industrializzati la malattia è stata debellata grazie al vaccino, ma non tutti conoscono le difficoltà che sono state affrontate per arrivare a questo risultato. Chi fosse interessato, può scoprire questa storia leggendo il libro La malattia da 10 centesimi. Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società (Codice Edizioni), scritto da Agnese Collino con prefazione di Giovanni Rezza ed entrato nella cinquina del premio Galileo 2023.

Disporre di un vaccino per una qualsiasi malattia, infatti, non è semplice, e richiede grandi investimenti a livello di ricerca. Per prima cosa bisogna riconoscere l'urgenza di svilupparne uno, e questo avviene quando la malattia è molto grave ma soprattutto quando colpisce molte persone. La  poliomelite è una malattia antica, pare che risalga ai tempi dell'Antico Egitto, eppure solo a inizio Novecento si sono verificate le epidemie più serie. Non è però stato (solo) questo a smuovere l'opinione pubblica e, soprattutto, a farle aprire il portafoglio, visto che la creazione di un vaccino implica investimenti ingenti. Tutto è partito da un malato illustre, niente di meno di Franklin Delano Roosevelt, che anni dopo sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti d'America. Roosvelt era stato colpito dalla polio all'inizio degli anni Venti, quando era ancora all'inizio del suo percorso politico. La malattia con lui non era stata tenera e lo aveva lasciato in sedia a rotelle. In quegli anni la disabilità per certi versi era stigmatizzata, e la sua prestigiosa carriera che lo aveva portato alla Casa Bianca aveva stupito molte persone, ma aveva anche dato speranza agli altri malati e ai loro parenti.

Sull'onda dell'elezione si erano quindi accesi l'entusiasmo e la speranza, e fu Roosvelt in prima persona, insieme al suo staff, a rendere la lotta alla polio una priorità per tutti gli americani, facendo leva sul patriottismo per incentivare la generosità nelle donazioni. In un primo tempo la World Springs Foundation da lui creata si occupava soprattutto della riabilitazione dei pazienti, che veniva portata avanti grazie a tecniche come l'idroterapia, ma nel 1932 ci fu una svolta con l'introduzione dei balli di compleanno. Di cosa si trattava? Per celebrare la nascita del presidente in tutti gli Stati Uniti venivano organizzate delle feste da ballo alle quali partecipavano i membri dell'alta società. Lo scopo era proprio quello di raccogliere fondi per la ricerca sulla polio, soprattutto per quanto riguarda il vaccino e una cura (che non è ancora stata trovata).

Così nel 1938 nacque una fondazione ancora più specifica, la National Foundation for Infantile Paralysis, che aveva l'ambizioso obiettivo di risolvere il problema una volta per tutte. Collino nel suo libro ripercorre la storia della ricerca sul vaccino antipolio partendo dalla March of Dimes, la marcia delle monetine, che dà il titolo al volume. Si basava su un messaggio semplicissimo, ma nello stesso tempo molto efficace: la poliomelite era una malattia terribile che poteva colpire chiunque e contro la quale gli americani dovevano lottare uniti e, soprattutto, ogni americano poteva dare il suo contributo per perseguire un obiettivo così ambizioso, anche i bambini: bastavano 10 centesimi di dollaro. La campagna fece centro, tanto che alla Casa Bianca arrivavano davvero monetine da pochi centesimi: il totale fu di 1 milione e 823 mila dollari, l'equivalente di 34 milioni di dollari odierni.

La malattia da 10 centesimi racconta poi come sono stati utilizzati questi soldi, dei due vaccini di Salk e Sabin con, rispettivamente, il virus inattivato e quello attenuato e delle controindicazioni e dei vantaggi di entrambi. In particolare il vaccino di Sabin era più semplice da somministrare, ma poteva essere causa della malattia nei non vaccinati, seppur raramente, perché il virus attenuato poteva comunque diffondersi attraverso le feci con il conseguente rischio di mutazione. Il libro racconta anche di come si stia andando verso l'obiettivo della completa eradicazione della malattia, degli altri tentativi infruttuosi di elaborare un vaccino, delle cure decisamente troppo fantasiose del dottor Asuero, che attraverso una procedura piuttosto invasiva cauterizzava il nervo trigemino e pretendeva che fosse risolutivo per la polio, oltre che per un imprecisato numero di altre malattie (nell'Illinois dell'Ottocento comunque andava peggio: i malati dovevano assumere un intruglio a base di vomito e urina di capra).

Curiosità come queste rendono il libro una lettura gradevole oltre che formativa, ma non basta: alcuni spezzoni ci fanno comprendere come la storia in qualche modo si ripeta: è difficile non collegare quello che è successo nel caso della polio a quello che abbiamo vissuto di recente durante la pandemia (il libro è stato scritto proprio in quel periodo). Tra sforzi benefici, diffidenza nei confronti della scienza e ciarlatani che, al contrario, riuscivano a tenere banco, possiamo concludere che forse, nel tempo, i virus mutano più delle persone.

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