SCIENZA E RICERCA

Premio Galileo 2023: “In alto mare” di Danilo Zagaria

Secondo l’oceanografo statunitense Curtis Ebbesmeyer “è incredibile quello che può insegnarti una paperella”. Era il 10 gennaio 1992 quando la nave portacontainer Ever Laurel fu colpita da una tempesta sull’oceano Pacifico, perdendo in mare 28.800 giocattoli tra castorini, rane, tartarughe e, appunto, paperelle gialle, di quelle con cui tutti abbiamo fatto il bagno mentre mamma tentava di insaponarci la testa. A distanza di tre decenni questi Friendly Floatees di fabbricazione cinese continuano a essere trovati in tutto il mondo, arrivando attraverso le correnti marine fino alle spiagge della Normandia e della Cornovaglia e divenendo nel frattempo protagonisti di libri, documentari e persino canzoni. Un simbolo – in apparenza simpatico, in realtà inquietante – dell’indistruttibilità della plastica e dell’impatto dell’uomo sugli ecosistemi.

Parte da qui il giornalista scientifico Danilo Zagaria, zoologo di formazione, per tracciare lo stato di salute dell’“Infinito vivente”, “l’immenso deserto – per dirla con Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari – dove l’uomo non è mai solo, poiché sente la vita fremere accanto a lui”. O almeno così era un tempo. In alto mare. Paperelle, ecologia, Antropocene (add editore, 2022), selezionato quest’anno nella cinquina finalista del Premio Galileo, è un libro agile ma non leggero: il quadro che se ne ricava è infatti tutt’altro che tranquillizzante. A partire proprio dalla plastica, sempre più presente e pervasiva attraverso le microparticelle che si accumulano nei tessuti, dalla base alla cima della catena alimentare: sono state ritrovate addirittura nelle placente umane. Questo mentre nei mari si formano enormi Garbage Patches, “chiazze di spazzatura” grandi come Stati, al punto da spingere lo storico dell’ambiente Marco Armiero a coniare il termine Wasteocene, sulla base dell’assunto che “gli scarti e i processi che li producono sono la cifra che caratterizza il nostro presente e, drammaticamente, anche il nostro futuro”.

Il viaggio prosegue esaminando gli effetti di una pesca sempre più intensiva e meno selettiva, con gigantesche flotte di pescherecci, che spesso integrano anche grandi navi-fabbriche che confezionano e congelano al momento il pescato, che come orde percorrono le vie del mare saccheggiando superfici e fondali, comprese quelli di paradisi naturali come le Isole Galápagos, che nelle loro acque ospitano molte specie a rischio di estinzione. A rischiare di scomparire del resto non sono più soltanto animali rari e con una nicchia ecologica molto specifica: persino diverse specie della famiglia degli squali, che popolano il mare da oltre 400 milioni di anni, oggi non riescono più a reintegrare le loro popolazioni a causa della pesca selvaggia.

Il mare insomma sta cambiando, non soltanto a causa della spazzatura o della predazione delle sue risorse. I cambiamenti climatici – ovviamente molto presenti nelle cinquine del Galileo negli ultimi anni – mettono ad esempio in pericolo la stessa permanenza delle calotte glaciali ai poli, mentre l’innalzamento del livello delle acque e l’erosione minacciano decine di milioni di persone che vivono oggi sulle coste. Questo mentre la progressiva acidificazione dei mari, dovuta all’assorbimento di quantità crescenti di anidride carbonica, rischia di trasformare il loro ruolo da quello tradizionale di mitigatore del clima a quello di acceleratore del riscaldamento dell’atmosfera.

Nel rapporto fra uno dei maggiori scarti del genere umano, la plastica, e gli ecosistemi marini passerà molto del futuro dell’uomo

A questo punto però non si pensi a In alto mare come a un libro fatto che abbia l’unico obiettivo di stigmatizzare l’impatto e l’opera dell’uomo. Il volume di Zagaria è innanzitutto una dichiarazione e un canto d’amore per il mare e la sua bellezza, così tremendamente intatta nonostante le vicissitudini descritte. Ancora oggi l’ambiente marino e continua a colpire per la varietà, la generatività e e la capacità di adattamento che ha saputo instillare nelle forme di vita che lo hanno colonizzato, per il fascino che sa ancora esercitare su chi lo osserva. L’obiettivo dell’autore è piuttosto quello di spingerci a ripensare il nostro rapporto con esso, puntando sull’ottimismo della volontà piuttosto che su fatalismo e catastrofismo. Considerare le sostenibilità delle nostre azioni, comprese quelle più piccole e quotidiane, non è solo possibile ma doveroso e, in un futuro sempre più prossimo, sarà anche obbligatorio: dal nostro rapporto con gli ecosistemi marini dipende infatti buona parte del futuro dell’uomo. Completa il libro, volutamente senza note, una ricca e interessante bibliografia ragionata e commentata di saggi e romanzi e documentari dedicati al mare, ai suoi abitanti e ai problemi ecologici del nostro presente.

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Premio Galileo 2023

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