SCIENZA E RICERCA

Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo

Sul contenuto di questo libro, sulla sua attendibilità e sul suo aggiornamento, garantisce la firma dell’autore: Pier Paolo Di Fiore è uno dei nostri scienziati più citati al mondo, professore di patologia generale all’Università di Milano, dirige il programma di Novel Diagnostic all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha fondato l’IFOM, centro di ricerca internazionale dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori, e ne è stato il primo direttore scientifico dal 2001 al 2008, ha firmato decine, o centinaia, di articoli sulle riviste scientifiche, e ha un curriculum lungo così. Ma sulla forma?

La forma ve lo diciamo noi: sorprendentemente originale, tanto che un tema così respingente come il cancro diventa il soggetto appassionante di una riflessione quasi esistenziale.

Qual è il “prezzo dell’immortalità”? Basta un’unica cellula impazzita per farlo pagare a tutte le altre, e quindi alla fine anche a se stessa. Perché il prezzo dell’immortalità è un paradosso: la ricerca dell’immortalità produce un tumore che può portare alla morte di tutto l’organismo, quindi il suo prezzo è la vita intera.

Qui a parlare è (anche) lei: la cellula impazzita. Dietro il suo impazzimento c’è un impulso evolutivo ancestrale, come è magistralmente spiegato nelle pagine introduttive scritte da Telmo Pievani. Cioè c’è l’impulso alla mutazione, al cambiamento, insieme motore dell’intera evoluzione e rischioso azzardo per il singolo che se la porta addosso. Per questo la “battaglia” contro il cancro deve essere depurata di ingenuità come la possibilità di una definitiva scomparsa della malattia dalla Terra (è poi una sola malattia?) e deve essere affrontata con uno sguardo generale sulla biologia tutta.

Però poi ci siamo noi. E allora ecco che il libro ci parla di prevenzione, di diagnosi, di terapia e di prospettive della ricerca, ma anche di umanità, di chi il cancro lo affronta da malato, da familiare, da medico, da ricercatore. Pier Paolo Di Fiore comincia così con il raccontarci la storia di una donna nella Tac. Spuntano solo i suoi piedi, e gli uomini intorno a lei la chiamano con due nomi: qualcuno la chiama “paziente”, lui la chiama “madre”. Il cancro fa paura e fa paura anche a lui, che è prima di tutto figlio, e fa paura nonostante tutta la sua scienza. Per questo, spiega, oggi ne scrive. Per raccontarci la complessità del cancro, per dirci che cosa sappiamo, che cosa non sappiamo e che cosa sapremo.

Dopodiché la parola passa a lei: alla cellula cancerosa, da un certo punto anche chiamata “la Regina Nera”. Non una cellula aliena, si badi bene: una parte di noi.

Che cos’è l’immortalità, per lei? Dividersi in eterno. E non solo quando serve all’organismo, come quando dobbiamo guarire da una ferita e quindi sostituire le cellule morte con nuove cellule. No: lei è egoista e vuole riprodursi sempre, senza freni, disattivando il meccanismo interno che la porterebbe, dopo un po’, all’autodistruzione. Man mano che si replica accumula danni, lo sa ma non può farci niente. E continua, formando una massa neoplastica. Del resto è così che è nata la vita sulla Terra: da cellule solitarie di fatto “macchinette per il moto perpetuo”. La Regina Nera, alla fine, non fa che ripetere quell’impulso primordiale.

Il racconto della cellula cancerosa è alternato a parti più divulgative in senso classico, in cui l’autore riveste il camice e ci spiega dall’inizio e per bene tutto quanto serva a capire le pagine appena scorse. Una spiegazione che parla di genoma, di cellule staminali, di durata della vita (più a lungo viviamo e più è probabile che ci ammaliamo di cancro), di epigenetica, e di tantissimo altro. Il tutto, intrecciato alla storia della ricerca sul cancro, che comincia negli anni ottanta e che quindi è ancora molto recente, ma che ci ha già permesso di ridurre moltissimo la mortalità: negli ultimi vent’anni, un calo superiore al 20%.

Il libro racconta molto onestamente anche i punti ancora oscuri, quelli su cui la ricerca deve ancora lavorare a fondo. Per prime, le metastasi, che si possono formare anche presto nella storia del tumore, restare dormienti per anni, e poi risvegliarsi, e che sono tuttora il vero grande scoglio della terapia. La stessa onestà è necessaria anche nel raccontare i numeri del cancro, quelli veri, che parlano di aumento delle diagnosi, soprattutto nei paesi occidentali, in una popolazione sempre più vecchia che dovrà sempre di più abituarsi a fronteggiare questa malattia, consapevoli che però già oggi più della metà dei malati guarisce (o muore, ma per altre cause). Così come è necessaria per smontare alcune bufale che continuano a circolare.

Per concludere: eliminando il fumo si eliminerebbe il 40% dei tumori della Terra. In generale, l’80% dei tumori potrebbe essere evitato (infezioni, alcol, obesità, ma anche ormoni, radiazioni – cioè il sole – ed esposizioni ambientali e professionali). I maggiori risultati scientifici che abbiamo avuto contro il cancro sono legati alla prevenzione. Ma questo non risolve, ovviamente, né il problema scientifico né quello medico. Né quello economico e politico, per cui parlare di cancro torna a essere una faccenda terribilmente umana, che interessa tutta la collettività e di cui tutti dobbiamo essere chiamati a discutere. Tanto più, visto che il cancro è il prezzo che paghiamo all’esistenza della vita stessa, una specie di effetto collaterale del meccanismo di continuo rimescolamento genetico che ci ha portati tutti qua. Parola di Regina Nera.

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