SCIENZA E RICERCA

Primavera silenziosa, il manifesto antesignano del movimento ambientalista

È il 27 settembre 1962, quando, sessant’anni fa, la biologa Rachel Carson pubblica Silent Spring: “Primavera silenziosa”. Un libro che è diventato il manifesto antesignano del movimento ambientalista, un saggio ben documentato sugli effetti nefasti del DDT, e dei pesticidi in generale, sull’ambiente. In particolare sugli uccelli. Con un libro, la Carson inizia una rivoluzione silenziosa: quelle pagine diventano presto un bestseller, smuovono le coscienze e la pubblica opinione, arrivano ai piani alti della politica internazionale. Senza questa pietra miliare, probabilmente, il DDT non sarebbe stato messo al bando o comunque non sarebbe stato messo al bando così presto.

Ma per capire la Carson e la sua rivoluzione silenziosa, dobbiamo comprendere il contesto. Nel 1962 Rachel Carson ha 55 anni, è una biologa marina del Bureau of Fisheries degli Stati Uniti, e Silent Spring non è il suo primo libro. Undici anni prima aveva visto la luce The Sea Around Us, diventato presto un bestseller: rimasto nella classifica del New York Times per 86 settimane e diventato anche un documentario premiato con un Oscar. Poi era uscito The Edge of the Sea, e la versione ristampata del suo primo libro mai pubblicato: Under the Sea Wind. Insomma la Carson è una penna felice, uno di quei rari casi in cui uno scienziato riesce a mantenere il rigore e a parlare allo stesso tempo alla pancia di un pubblico amplissimo, con metafore potenti.

Nel 1962 gli orrori del secondo conflitto mondiale sono da tempo alle spalle, ma siamo in piena guerra fredda e nel bel mezzo della corsa allo spazio. Mentre proprio pochi giorni prima della pubblicazione di Silent Spring, il presidente John F. Kennedy pronuncia il suo celebre discorso alla Rice University, in cui annuncia che l’uomo avrebbe messo piede sulla Luna entro la fine del decennio. "We choose to go to the Moon". Nello stesso anno i Beatles pubblicano il loro primo singolo, e Marilyn Monroe viene trovata morta. In questo clima si fa spazio una nuova consapevolezza tra i cittadini: l’importanza della scienza e della tecnologia per il progresso, ma anche la necessità di vivere in un ambiente sano, e per farlo serve proteggere la natura. Non a caso, appena un anno prima, nel 1961, era nato il WWF e la questione ambientale inizia a farsi strada in larga parte della società. Silent Spring, dunque, trova terreno fertile su cui attecchire.

Ma come nasce l’idea di un libro del genere? Uno dei campanelli d’allarme, che spinse la Carson a studiare gli effetti del DDT, fu una lettera della sua amica Olga Owens Huckins: le descriveva la morte di svariati uccelli intorno alla sua proprietà a Duxbury, in Massachusetts, dopo l’irrorazione con il DDT. A quei tempi il DDT veniva utilizzato principalmente per uccidere le zanzare e debellare la malaria. Ma anche per combattere molti altri insetti nocivi per le coltivazioni: dalle formiche del fuoco, una specie aliena di origini brasiliane, alla Lymantria dispar, un piccolo lepidottero che nelle fasi larvali è un vorace divoratore di foglie di alberi da frutto, oltre che essere ricoperto di peli urticanti. Insomma, il DDT sembrava essere la soluzione a ogni male. Ma presto la sua nomea si sarebbe ribaltata definitivamente.

Fu proprio la Huckins, dunque, a chiedere alla Carson di avviare un’indagine sull’uso dei fitofarmaci. E dopo varie peripezie, l’indagine prese la forma di un libro. La Carson si era già interessata a diversi pesticidi che contaminavano le acque, come biologa marina, e più tardi arriverà a scrivere: «più cose imparo sull’uso dei pesticidi, più divento preoccupata”. Sarà proprio questa preoccupazione genuina a guidare la scrittura di Primavera Silenziosa

Come biologa e saggista scientifica, la Carson chiede aiuto a biologi, chimici, medici, entomologi e patologi: le servono documenti, studi, prove degli effetti dei pesticidi. Bisogna capire quqli composti sono tossici, in che modo agiscono, se bioaccumulano: cioè se si accumulano all’interno di un organismo, magari per ingestione, in concentrazioni superiori rispetto all’ambiente. E, cosa ancora più preoccupante, se queste sostante biomagnificano: cioè se risalgono la catena alimentare, con concentrazioni sempre maggiori fino ai predatori all’apice della rete trofica.

I risultati di queste indagini mettono il DDT sul banco degli imputati e lo dichiarano colpevole. Nonostante il biocida sia utilizzato per eliminare solo alcuni organismi, infatti, i suoi effetti si ripercuoto su tutta la catena alimentare, e quello che doveva avvelenare qualche insetto, finisce con l’avvelenare un intero ecosistema. Uomo compreso.

Grazie a Wilhelm Hueper, ricercatore del National Cancer Institute, direttore e fondatore della sezione sul cancro ambientale dell’NCI, la Carson scopre per esempio che molti pesticidi sono stati classificati da Hueper come cancerogeni: scoperte che però all’epoca restavano nella cerchia degli addetti ai lavori.  La Carson ha il merito di squarciare il velo, di portare all’attenzione di tutti gli effetti del DDT, ma anche del dieldrin, del toxafene e dell’eptacloro.

Per la prima volta la Carson fa luce sugli effetti del DDT: questo insetticida dava luogo a evidenti fenomeni di bioaccumulo e di biomagnificazione, con conseguenze disastrose sugli animali all’apice della catena alimentare. Sparivano gli insetti e le loro larve, ma anche i loro predatori: il DDT spazzava via da campi coltivati e giardini privati anche i tordi americani e altri piccoli passeriformi. E persino le maestose aquile di mare testa bianca avevano seri problemi. Negli uccelli, infatti, il DDT interferiva con il metabolismo del calcio. E così le uova degli uccelli cominciarono ad avere gusci talmente sottili e fragili da non sopportare il peso del genitore in cova. Insomma, gli uccelli e la loro improvvisa moria erano solo la punta dell’iceberg degli effetti dell’uso indiscriminato del DDT. E nel 1952, Rachel Carson lo mette nero su bianco in una lettera pubblicata sul Washington Post: il recente calo delle popolazioni di uccelli è da attribuire all’uso eccessivo di pesticidi.

È qui, in questa lettera, che la Carson comincia a mettere a fuoco una metafora potentissima, che diventa prima il titolo del capitolo sugli uccelli e poi il titolo dell’intero saggio: Primavera silenziosa. In due parole condensa anni di studi sugli effetti dei pesticidi sull’ambiente e riesce a colpire perfettamente il lettore. Cosa sarebbe la primavera, senza il canto degli uccelli? Senza il ronzio degli insetti? Una primavera senza gioia, senza rinascita. Una primavera morta.

Intanto però la biologa e saggista si ammala di cancro al seno, subisce una mastectomia e la pubblicazione del libro viene rimandata fino al 1962 per via dei suoi problemi di salute. La Carson e il suo saggio, però, ancora prima della pubblicazione, si sono guadagnati una strenua opposizione: Rachel Carson viene assalita con minacce, viene derisa e riceve insulti sessisti. Viene definita una semplice “birdwatcher”, altri la definiscono una “donna isterica”, che se non ha trovato marito (nonostante il bell’aspetto, sottolineavano) deve avere qualcosa fuori posto. Altri ancora vanno più a fondo: cosa può saperne una biologa marina di biochimica? Ad attaccarla era tutta l’industria chimica, la Monsanto, Vesicol, American Cynamid, supportata dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti.

Una risposta così dura dal comparto industriale era prevedibile, sebbene la Carson non chiedeva di smettere di utilizzare i fitofarmaci. Chiedeva solo di utilizzarli in maniera consapevole, il meno possibile, entro dei livelli di sicurezza che andavano stabiliti. Eppure quella che fino al 1962 era stata una “crociata” per la Carson, attaccata da ogni lato, si rivelò un successo straordinario. Dopo la pubblicazione di Primavera Silenziosa il DDT diventa un sorvegliato speciale, poi un imputato e infine un condannato: nel 1972 viene messo al bando negli Stati Uniti, e negli anni a venire viene fatto lo stesso anche in altri paesi europei e non.

Rachel Carson non è vissuta abbastanza a lungo per vedere cos’ha scatenato il suo libro, muore infatti il 14 aprile 1964 all’età di 56 anni. Ma la sua rivoluzione silenziosa continua ancora oggi: se abbiamo degli enti che sorvegliano sull’uso dei pesticidi, sulla qualità delle acque, sulla quantità di residui di fitofarmaci sull’ortofrutta, e sulla tossicità di ogni fitofarmaco messo in commercio è anche grazie a Rachel Carson.

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