SOCIETÀ

Quelle strane luci al di là del cielo. Il fenomeno ufologico tra folclore, scienza e fantascienza

Nell'estate del 1947 l'aviatore statunitense Kenneth Arnold dichiarò di aver avvistato degli insoliti oggetti volanti nei pressi del Monte Rainier, nello stato di Washington, e questo evento aprì una stagione particolarmente intensa di segnalazioni di questo tipo, a cominciare da quella del celebre incidente di Roswell, poco più di una settimana dopo.
Furono in quegli anni del Dopoguerra, insomma, che nacque l'ufologia moderna.

Insieme a Giuseppe Stilo, membro del CISU, il Centro italiano studi ufologici, e del CICAP, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, cerchiamo di ricostruire alcune tappe della storia dei presunti avvistamenti ufo dagli anni Cinquanta ad oggi tra folclore, scienza e fantascienza.

“Il 1947 è l'anno in cui nasce quel fenomeno che a suo tempo venne chiamato dei dischi volanti, poi chiamati ufo”, racconta Stilo. “In quel momento gli ufo erano il frutto di un immaginario generalizzato della cultura occidentale fondato su una serie di elementi: i nuovi sviluppi della tecnologia aeronautica e missilistica durante la seconda guerra mondiale, che era appena terminata, e il timore diffuso che scoppiasse un nuovo conflitto, quello tra il blocco democratico occidentale e quello sovietico comunista in via di formazione. Tutto questo alimentava la paura per le armi segrete e faceva temere per la sicurezza dei centri urbani. La principale minaccia percepita era quella del bombardamento aereo strategico.

Arnold, che come molti americani a quel tempo era il proprietario di un piccolo aeroplano, un giorno osservò nel cielo una formazione di nove strani oggetti, che poco tempo dopo vennero chiamati flying saurces (letteralmente: “piattini volanti”) e “dischi volanti” in Italia.
Questo evento diede inizio a una colossale prima ondata di avvistamenti che in poche settimane si diffusero in tutto il mondo attraverso i quotidiani.

L'aeronautica militare statunitense non prese certo la cosa sottogamba. Al contrario, temeva che quegli strani oggetti potessero essere velivoli stranieri che minacciavano la sicurezza del loro spazio aereo. La loro preoccupazione, quindi, era molto concreta.
Sullo sfondo di questa inquietudine dovuta all'attenzione per la sicurezza aerea, al timore della rottura della pace e alla paura dei nuovi sviluppi della scienza e della tecnica si innestarono credenze precedenti di tipo occultistico, derivanti soprattutto dalla teosofia, dottrina mistico-filosofica che nacque alla fine del XX secolo, e dalla fantascienza popolare di massa che allora era nella sua fase di massima espansione.
Furono tutti questi elementi a innescare la “tempesta perfetta” che portò alla nascita di uno dei fenomeni di massa più caratterizzanti della seconda metà del XX secolo”.

L'intervista completa a Giuseppe Stilo. Montaggio di Barbara Paknazar

“Come tutti i fenomeni che hanno natura psicosociale, anche quello degli avvistamenti ufo si è presentato a ondate negli ultimi 75 anni, con dei picchi di interesse mediatico e collettivo spesso accompagnati da una crescita nel numero degli avvistamenti diffusi dai mezzi di comunicazione di massa e in seguito anche dalla rete”, continua Stilo.
“Oggi sappiamo che le persone, soprattutto gli ufologi di orientamento razionale, sono in grado di spiegare con grande facilità la stragrande maggioranza di queste segnalazioni, le quali sono dovute, di solito, a cause molto banali. Si tratta infatti quasi sempre di avvistamenti di palloni sonda, aerei, droni, bolidi, meteore, aerei ad alta quota o lanterne cinesi: oggetti comuni percepiti in modo distorto, la cui segnalazione viene amplificata dai mezzi di comunicazione.

Questo non vuole dire che non siano esistiti anche avvistamenti più complicati da spiegare. Stiamo parlando dei cosiddetti “classici” dell'ufologia. Si tratta soprattutto delle segnalazioni pervenute dai piloti civili e militari, e ce ne sono di ogni genere.
Nel gennaio 1948, a un pilota americano di grande esperienza chiamato Thomas Mantell, che si trovava ai comandi di un caccia a turboelica molto avanzato per i tempi, venne segnalato uno strano oggetto luminoso apparso di giorno. Egli venne inviato a vedere di cosa si trattasse e tempo dopo lo si ritrovò schiantato al suolo con il suo aereo. Questo fu uno dei casi che aprirono la leggenda dei dischi volanti e che a suo tempo impressionarono molto la gente.

È ormai pressoché certo che Mantell sia morto inseguendo un pallone stratosferico americano che volava ad altissime quote e la cui natura doveva restare in parte segreta, perché faceva parte di un programma di palloni pensati ufficialmente per lo studio dei raggi cosmici ma che erano utilizzati anche per effettuare ricognizioni fotografiche dall'alto sul suolo sovietico. Quello dei palloni stratosferici, infatti, sarebbe stato uno dei sistemi attraverso i quali, a partire dall'autunno del 1949, si scoprì che i sovietici avevano fatto esplodere la prima bomba nucleare in Siberia. Stiamo parlando di tecnologie oggi superatissime, ma che allora erano di punta.
Mantell, quindi, era precipitato dopo essere andato in ipossia probabilmente a causa di problemi di pressurizzazione del velivolo che guidava, ma la notizia non venne diffusa anche perché era necessario tenere riservate quelle attività militari.

La storia, quindi, è spesso complessa, ma gli avvistamenti classici sono di questo tipo: non sono sciocchezze palesi o avvenimenti incredibili, ma storie credibili con testimoni ritenuti socialmente rilevanti. Queste sono le premesse su cui si forma la base di un fenomeno ufo solido. Le segnalazioni pervenute da parte dei piloti militari e civili erano considerate intoccabili dal punto di vista della credibilità, così come quelle dei religiosi o degli astronomi.
L'idea di autorità che c'era allora era tale da aver informato di sé anche la stessa ufologia. Questo ci dice molto anche sul contesto sociale e della fiducia che c'era allora nei confronti di certe figure e di categorie: se un evento veniva denunciato dal governo, allora doveva essere vero”.

L'attenzione del governo americano nei confronti delle segnalazioni ufo fu tale da finanziare poi alcuni progetti che avevano lo scopo di analizzare con metodo scientifico le informazioni tratte da questi numerosi avvistamenti.

“Tutto nacque in ambito militare”, racconta Stilo. “La scienza ha avuto fin dall'inizio un rapporto controverso con questo fenomeno, anche perché era largamente ritenuto frutto di dinamiche psicologiche e collettive. L'ambito di ricerca in cui c'era un maggiore interesse a comprenderne le caratteristiche era quello militare.
I modesti progetti di ricerca portati avanti dall'aeronautica militare americana dalla fine degli anni Quaranta alla seconda metà degli anni Sessanta avevano principalmente lo scopo di valutare se questi fenomeni costruissero una minaccia per lo spazio aereo degli Stati Uniti.

Quando, comprensibilmente, ci si rese conto del limite di questo approccio, e anche in seguito alla pressione da parte di alcuni membri del congresso, nel 1966 viene creata una commissione di studio guidata dal fisico Edward Condon, che venne poi collocata nell'ambito dell'università del Colorado.
I risultati di questo studio, che vennero pubblicati alla fine del 1968, delusero profondamente gli ufologi. Per la prima volta, infatti, un gruppo di scienziati si pronunciava sulla questione, ma non affermava l'esistenza di alcunché. C'era infatti una certa quantità di avvistamenti che non si era riusciti a spiegare, ma questi non bastavano a formulare ipotesi a conferma di alcuna teoria ufologica.
Gli avvistamenti, infatti, anche se segnalati da persone autorevoli e in possesso di titoli di ogni genere, in sé stessi non costituiscono in alcun modo evidenze scientifiche.
Il plurale di “aneddoti” non è “dati”. Questo significa che mettere insieme una lunga serie di aneddoti, per quanto interessanti questi possano essere, non basta a ottenere un dato scientifico. Ecco perché l'ufologia, anche nelle sue migliori espressioni, non è mai riuscita ad andare oltre il primissimo livello della costruzione dell'evidenza scientifica, ovvero quello dell'analisi dei case studies.

Le conclusioni della commissione coordinata da Condon fecero però adirare gli ufologi, tra i quali si diffuse la convinzione dell'esistenza di una congiura del silenzio nei confronti degli ufo. Questo atteggiamento ha condotto in seguito alla deriva complottista che oggi ha travolto il mondo e ha portato anche a una complessiva riduzione dell'ufologia a una branca del pensiero cospirazionista”.

Spostandoci invece dalla scienza alla fantascienza, genere letterario e cinematografico particolarmente fortunato nella seconda metà del secolo scorso, viene spontaneo chiedersi in che misura le migliori narrazioni fantascientifiche siano state ispirate dalle notizie di cronaca sulle segnalazioni ufo e anche se, allo stesso tempo, possano aver influenzato il modo in cui le persone pensano, immaginano oppure addirittura credono di vedere gli extraterrestri.

“Si tratta di un rapporto biunivoco che non nasce dal nulla”, sottolinea Giuseppe Stilo. “Esistono una cinema e una letteratura anche fumettistica di fantascienza molto precedenti al 1947 che informeranno di sé anche le testimonianze ufologiche.
Un tipo di narrazione che diventerà molto popolare in una seconda fase della storia dell'ufologia, ad esempio, fu quella dei rapimenti da parte degli alieni. Si tratta di un fenomeno che è testimoniato da migliaia di persone in tutto il mondo e che deriva in molte forme dal timore antropologico generalizzato di essere rapiti da entità soprannaturali semi-divine le quali, attraverso il processo di secolarizzazione della cultura occidentale a partire dal Settecento, nel XX secolo, grazie all'influenza della letteratura di fantascienza, si trasformano in extraterrestri.
Ecco allora che l'immaginario collettivo viene popolato da marziani, venusiani o saturniani in grado di entrare nelle nostre case di notte e farci loro succubi. Questo è uno degli elementi fondamentali di tutta la mitologia ufologica, che nasce proprio dalla letteratura di fantascienza”.

Un altro topos comune alle narrazioni fantascientifiche e alle segnalazioni ufo riguarda le insolite interferenze elettromagnetiche causate dall'incontro con queste entità misteriose. “Fin dall'inizio, la presenza degli ufo è stata accreditata dal verificarsi di una serie di presunti effetti elettromagnetici, come lo spegnimento improvviso delle radio o dei motori di auto e aerei”, spiega Stilo. “In realtà, questa è un'idea anch'essa molto complessa che deriva dalla percezione di massa della scienza e della tecnica a partire dalla fine del XIX secolo e che entra nel tema fantascientifico del “raggio della morte”. Si tratta di uno dei grandi miti popolari della prima metà del XX secolo che prevedeva l'esistenza di una potenza nemica in grado di fermare, tramite l'attivazione di un raggio elettromagnetico, i motori dei velivoli degli avversari e di farli precipitare.
Un attacco di questo tipo possiamo vederlo anche nel primissimo vero film di fantascienza dedicato agli ufo, cioè Ultimatum alla terra, del 1951”.

I dischi volanti sono un prodotto della cultura di massa americana”, sottolinea Stilo. “Non dimentichiamo che gli Stati Uniti nel 1947 avevano da poco vinto la II guerra mondiale e dominavano culturalmente il mondo. Se c'era un paese in cui doveva nascere il fenomeno ufologico, questo non poteva essere che l'America.
La produzione americana fantascientifica che poi si riflette nell'immaginario sugli ufo ha una biforcazione. Da un certo punto di vista è ottimista: ci dice che tutto è possibile, che gli esseri umani possono andare a scoprire altri mondi e gli extraterrestri venirci a trovare. Allo stesso tempo, però, la fantascienza a tema ufo ci parla spesso di una minaccia potenziale. C'è infatti una profonda paura complessiva della catastrofe.
Anche il cinema catastrofista non avrebbe potuto avere inizio in un paese diverso da quello americano, con una cultura potente, creativa e in quegli anni molto diversa da quella europea”.

“Il fenomeno ufologico è estremamente complesso dal punto di vista antropologico, sociologico e psicologico”, ci tiene a specificare Giuseppe Stilo. “Non si dovrebbe mai ridere dei testimoni. Rispettare chi ha delle convinzioni insolite di questo genere è di assoluta importanza anche per noi scettici”.

Infine, Stilo dedica a Il Bo Live uno dei molti bizzarri aneddoti che compongono la storia dell'ufologia. Si tratta della storia di Buck Nelson, un uomo del Missouri che negli anni Cinquanta affermava di aver più volte incontrato gli extraterrestri. “Nelson disse che furono proprio gli alieni a regalargli un cane del pianeta Saturno”, racconta Stilo. “Purtroppo però, durante il viaggio di ritorno sulla Terra, l'animale aveva perso la peluria a causa dei raggi cosmici. L'uomo però aveva provveduto a raccogliere i peli caduti in un sacchetto e una volta tornato sul nostro pianeta si mise a venderli alle persone. Indovinate come si chiamava questo cane saturniano? Il suo nome era Bo”.

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