SOCIETÀ

Rahaf Mohammed Al Qunun e la sua fuga verso la libertà

Tra poche ore inizierà la finale di Supercoppa italiana, disputata in Arabia Saudita: il paese arabo si trova al centro di diverse polemiche a causa della sua arretratezza in tema di diritti umani. In questo contesto si inserisce anche la storia di Rahaf Mohammed Al Qunun. Dalla barricata in una camera d'albergo a Bangkok a simbolo per i diritti delle donne e dei rifugiati: la ragazza di diciott'anni è riuscita a fuggire dall'Arabia Saudita e diventare rifugiata in Canada. La sua vicenda è stata seguita a livello internazionale, grazie alle sue richieste di aiuto che pubblicava dal suo account Twitter, creato proprio per questo scopo.

Rahaf ha iniziato a twittare quando è stata bloccata all'aeroporto di Bangkok, durante uno scalo del suo viaggio verso l'Australia, dove avrebbe chiesto l'asilo politico. In alcune interviste ha dichiarato che stava progettando la sua fuga da due anni, a causa delle violenze e delle minacce di morte che stava subendo da parte della famiglia: Rahaf, infatti, ha rinunciato all'Islam e in Arabia Saudita non c'è protezione legale per chi non professa questa religione, con il rischio di essere accusati e processati per apostasia.

Scappata dalla famiglia durante una vacanza in Kuwait, Rahaf arriva a Bangkok il 5 gennaio. La cronaca mondiale riporta diverse versioni di ciò che è accaduto dopo il suo arrivo, dalla requisizione del suo passaporto da parte di un diplomatico saudita a problemi burocratici con le autorità thailandesi. Per paura di essere rimpatriata in Arabia Saudita, Rahaf si è barricata in una stanza d'hotel all'interno dell'aeroporto e da lì ha iniziato a chiedere aiuto.

Il caso ovviamente ha attirato l'attenzione dei movimenti per i diritti civili e delle donne: in un suo tweet, infatti, chiede esplicitamente a qualsiasi nazione di accoglierla come rifugiata, in base alla Convezione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati e al Protocollo del 1967. Ad aiutarla nella sua missione, in particolare per risolvere il problema linguistico, c'era Mona Eltahaw, un'attivista per i diritti umani nel mondo arabo e delle donne. Successivamente, per mobilitare anche la stampa internazionale, si è aggiunta la reporter australiana della ABC Sophie McNeill.

Grazie alla volontà di portare Rahaf in una paese sicuro e al tam-tam mediatico che si è sviluppato in meno di una settimana, il paese che ha accettato la sua richiesta è stato il Canada. Il primo ministro, Justin Trudeau, ha dichiarato che il suo paese avrebbe accolto Rahaf come rifugiata per difendere e sostenere i diritti umani e delle donne.

Sabato 12 gennaio Rahaf è arrivata a Toronto, accolta dal giornalista del Toronto Sun Tarek Fatah. Nella giornata del 15 gennaio c'è stata una conferenza stampa in cui la ragazza ha rilasciato una dichiarazione dove motiva la sua scelta di fuggire dall'Arabia Saudita e ringrazia il governo canadese, quello thailandese, l'Unhcr e tutte le persone che l'hanno aiutata. Ha aggiunto, inoltre, che non rilascerà ulteriori interviste, per vivere una vita normale come tanti altri giovani in Canada ma continuando a lottare per la libertà delle donne.

I know that there are unlucky women who disappeared after trying to escape or who could not doing anything to change their reality. I am one of the lucky ones.

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