Siamo sicuri d’avere veramente a cuore il nostro bene comune? È una domanda che potremmo porci spesso, sia pensando in grande che pensando nel più piccolo del nostro territorio. Vale se ragioniamo di come il clima sia già cambiato e come le decisioni politiche, ma non solo, siano in gravissimo ritardo, ma troppo spesso vale anche se ci guardiamo attorno. Tra abusi edilizi, criminalità ambientale, noncuranza del più basilare senso civico, viviamo in luoghi tanto speciali quanto fragili e sembriamo non accorgercene. L’ultima conferma ci arriva dal rapporto Mare Monstrum di Legambiente. Nelle coste italiane nel 2022 sono stati censiti 19.530 reati ambientali, con un incremento del +3,2% rispetto al 2021.
La fotografia dei fenomeni di aggressione al patrimonio naturale delle regioni costiere che esce dal report di Legambiente ci aiuta a capire come il lavoro da fare per salvaguardare un ambiente tanto delicato quanto sfruttato sia ancora molto. La maggior parte dei reati riscontrati riguarda quello che viene definito il ciclo illegale del cemento. Significa banalmente un’occupazione abusiva dello spazio demaniale, o la presenza di cave illegali fino al vero e proprio abusivismo edilizio. Questa tipologia di reato rappresenta da sola il 52,9% del totale. Gli altri reati più presenti sono diversi fenomeni d’illegalità che Legambiente classifica alla voce del “mare inquinato”, che vanno dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti.
I controlli da parte delle forze dell’ordine nel 2022 sono stati oltre un milione con la Capitaneria di porto ed i Carabinieri a dividersi la fetta più grande. Un milione di controlli, o meglio 1.087.802, significano un +31% rispetto al 2021. Controlli che hanno rilevato, una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa. Anche in questo caso il numero è maggiore rispetto ad un anno fa, quando erano state 7,5. Ma parlando di coste è interessante rapportare questo dato all’ampiezza territoriale. Nel 2022 è stato riscontrato un reato ogni 115 metri di costa. La regione che ha il triste primato in questa classifica è la Basilicata con 32,7 reati per ogni km di costa, seguita da Emilia-Romagna, Molise e Abruzzo.
Il 48,7% del totale dei reati è stato accertato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. La Campania è quella che numericamente guida la classifica nazionale con 3.345 reati, cioè il 17,1% del totale nazionale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati). Come si legge nel report la Toscana è in sesta posizione come illeciti penali (1.442) ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (4.192 illeciti e ben 8.712 sanzioni).
Un ultimo dato che viene sottolineato con importanza nel rapporto è quello dell’incidenza dei reati connessi al mare inquinato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. nel 2022 è salito al 52,5% rispetto al 51,8% del 2021. Numeri che sono importanti per provare a tenere alta l’attenzione sul fenomeno dell’ecomafia. Come ha dichiarato lo stesso Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “tredici anni fa veniva ucciso Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica da sempre impegnato contro illegalità e speculazione".
"Il suo sia un esempio a cui guardare - continua Cifani -, perché per combattere le illegalità è importante che anche le realtà territoriali facciano la loro parte insieme alle istituzioni. Allo stesso tempo è fondamentale accelerare il passo sulle attività di controllo e quegli interventi normativi non più rimandabili: dalle demolizioni affidate ai Prefetti delle case abusive agli investimenti sui depuratori fino alla lotta alla pesca illegale”.
Proprio parlando di pesca illegale, vediamo come nel 2022 siano state oltre 400 le tonnellate complessive di prodotti ittici sequestrate. Significa quindi più di una tonnellata al giorno. La Sicilia è la regione in cui ci sono stati più sequestri, con oltre 129 tonnellate, mentre le prime cinque regioni (Sicilia, Puglia, Liguria, Veneto e Toscana) coprono oltre il 76,3% dei sequestri effettuati lo scorso anno. Se invece proviamo a leggere il dato in relazione ai km di costa della regione, in testa troviamo Veneto e Liguria, rispettivamente con oltre 188 e 120 kg per chilometro di costa.